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Rimborso IVA: chi può chiederlo? La Cassazione chiarisce

Una società ha richiesto un rimborso IVA per oneri energetici versati, agendo direttamente contro l’amministrazione finanziaria. La Corte di Cassazione ha negato questa possibilità, ribadendo che la richiesta di rimborso IVA spetta al fornitore che ha versato l’imposta allo Stato. Il consumatore finale deve agire in via civilistica contro il proprio fornitore per recuperare l’importo, salvo rare eccezioni non riscontrate nel caso di specie.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA: la Cassazione stabilisce a chi spetta l’azione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13340 del 2025, affronta una questione cruciale per imprese e consumatori: chi ha il diritto di chiedere il rimborso IVA in caso di versamento non dovuto? La Corte chiarisce che, di norma, l’azione diretta contro l’amministrazione finanziaria è preclusa al consumatore finale, il quale deve invece rivalersi sul proprio fornitore. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I fatti di causa

Una società operante nel settore sanitario impugnava un diniego di rimborso emesso dall’Agenzia delle Entrate. La richiesta riguardava l’IVA che la società riteneva indebitamente pagata, in via di rivalsa, sulle forniture di energia elettrica per gli anni 2018-2019. L’errore, secondo la ricorrente, consisteva nell’aver incluso nella base imponibile IVA gli oneri generali del servizio elettrico (OGSE).

Mentre il giudice di primo grado aveva respinto il ricorso, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva riformato la decisione, riconoscendo la legittimazione della società a chiedere il rimborso direttamente al Fisco e accogliendo parzialmente la sua domanda.
L’Agenzia delle Entrate ha quindi presentato ricorso per cassazione, sostenendo che la società non avesse la legittimazione ad agire per il rimborso.

La struttura dei rapporti IVA e il diritto al rimborso

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, basando la sua decisione sulla consolidata ricostruzione dei rapporti giuridici in materia di IVA. Secondo i giudici, dall’effettuazione di un’operazione imponibile scaturiscono tre rapporti distinti e autonomi, seppur collegati:

1. Rapporto Fisco-Fornitore: Il fornitore (cedente del bene o prestatore del servizio) è il soggetto passivo d’imposta, obbligato a versare l’IVA all’Erario.
2. Rapporto Fornitore-Cliente: Il fornitore esercita il diritto di rivalsa, addebitando l’IVA in fattura al cliente (cessionario).
3. Rapporto Fisco-Cliente: Se il cliente è un soggetto passivo IVA, può esercitare il diritto alla detrazione dell’imposta assolta sugli acquisti.

Proprio perché il rapporto tributario relativo al versamento dell’imposta intercorre esclusivamente tra il Fisco e il fornitore, è solo quest’ultimo a essere legittimato a richiedere il rimborso di un’eventuale eccedenza versata.

Le eccezioni alla regola non applicabili al caso

La giurisprudenza, sia nazionale che europea, ammette la possibilità per il consumatore finale di agire direttamente contro il Fisco in circostanze eccezionali. Questa “legittimazione straordinaria” è concessa in nome del principio di effettività, ma solo quando il recupero dell’imposta dal fornitore diventi impossibile o eccessivamente difficile (ad esempio, in caso di fallimento di quest’ultimo).

Nel caso in esame, la Corte ha ritenuto che non sussistesse alcuna di queste condizioni eccezionali. La semplice circostanza di aver pagato un’IVA non dovuta al proprio fornitore non crea un rapporto diretto tra il consumatore finale e l’amministrazione finanziaria che possa giustificare una richiesta di rimborso.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul rimborso IVA

La Suprema Corte ha chiarito che un conto è il diritto al rimborso, ancorato a un indebito versamento effettuato dal soggetto passivo (il fornitore) alle autorità tributarie; altro conto è il diritto alla detrazione, che invece riguarda il rapporto tra il cliente (soggetto passivo) e il Fisco in sede di liquidazione periodica dell’imposta. Poiché la controversia riguardava la presunta non debenza di una parte dell’IVA addebitata in fattura, e non un problema di detrazione, il cliente non poteva agire direttamente contro l’Erario.
La strada corretta per il cliente è un’azione civilistica di ripetizione d’indebito nei confronti del fornitore che ha applicato un’IVA superiore al dovuto. Sarà poi il fornitore, una volta restituita la somma al cliente, a poter chiedere il rimborso all’Agenzia delle Entrate.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale del sistema IVA: i rapporti giuridici sono ben definiti e non possono essere scavalcati. Il consumatore finale che paga un’IVA ritenuta non dovuta non può rivolgersi direttamente al Fisco per ottenerne la restituzione. La via maestra è l’azione civile contro il proprio fornitore. L’azione diretta contro lo Stato resta un’ipotesi eccezionale, limitata a casi specifici in cui il recupero dal fornitore sia oggettivamente precluso, garantendo così l’effettività della tutela del contribuente senza sovvertire le regole strutturali dell’imposta.

Chi può chiedere il rimborso di un’IVA versata in eccesso all’erario?
Di regola, solo il soggetto passivo d’imposta, ovvero il cedente del bene o il prestatore del servizio che ha materialmente versato l’IVA allo Stato.

Il consumatore finale che ha pagato l’IVA in rivalsa può agire direttamente contro il Fisco per il rimborso?
No, di norma non può. Il suo rapporto è di natura civilistica con il fornitore e deve quindi chiedere la restituzione dell’indebito a quest’ultimo, non all’amministrazione finanziaria.

Esistono delle eccezioni che permettono al consumatore di chiedere il rimborso IVA direttamente allo Stato?
Sì, ma solo in casi eccezionali in cui il rimborso dal fornitore sia impossibile o eccessivamente difficile (ad esempio, in caso di insolvenza del fornitore) o quando la richiesta si basa sulla violazione di una direttiva UE non correttamente recepita, condizioni non presenti nel caso analizzato dalla sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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