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Rimborso IVA: chi chiede il rimborso allo Stato?

Una società sanitaria ha richiesto il rimborso IVA sugli oneri di sistema elettrico direttamente all’Amministrazione finanziaria. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, di norma, il consumatore finale non ha legittimazione ad agire contro il Fisco. L’azione per il rimborso IVA va intentata verso il fornitore del servizio, il quale a sua volta richiederà il rimborso allo Stato. La Corte ha chiarito che l’azione diretta contro il Fisco è ammessa solo in casi eccezionali, come l’impossibilità di recuperare l’importo dal fornitore, condizioni non riscontrate nel caso di specie.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA: Quando il Consumatore Finale Può Agire Contro lo Stato?

La questione del rimborso IVA per somme versate indebitamente è un tema di grande interesse per imprese e consumatori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su chi sia il soggetto legittimato a richiedere la restituzione dell’imposta direttamente all’Amministrazione finanziaria. La regola generale vede un rapporto esclusivo tra il fornitore e il Fisco, ma esistono delle eccezioni? Analizziamo insieme la decisione per capire i confini dell’azione diretta del consumatore finale.

I Fatti del Caso: La Richiesta di una Struttura Sanitaria

Una struttura sanitaria, soggetto passivo IVA che svolge attività esenti e quindi non può esercitare il diritto alla detrazione, si è vista addebitare l’IVA sugli oneri generali di sistema elettrico (OGSE) nelle fatture di fornitura di energia per gli anni 2016, 2017 e 2018. Ritenendo tale imposta non dovuta, ha presentato istanza di rimborso direttamente all’Agenzia delle Entrate. A seguito del rifiuto, espresso e tacito, dell’Amministrazione, la società ha avviato un contenzioso tributario.

Mentre il giudice di primo grado ha accolto la richiesta, la Corte di giustizia tributaria di secondo grado ha ribaltato la decisione, negando alla società la legittimazione ad agire. Secondo i giudici d’appello, l’unico soggetto autorizzato a chiedere il rimborso al Fisco è il cedente/prestatore del servizio (la società energetica), mentre il cessionario/committente (la struttura sanitaria) può unicamente agire in via civilistica contro il proprio fornitore per la ripetizione dell’indebito. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Legittimazione Diretta o Indiretta?

Il cuore della controversia risiede nel definire i rapporti tra i tre soggetti coinvolti: il consumatore finale (cessionario), il fornitore (cedente) e l’Amministrazione finanziaria. La domanda fondamentale è: il consumatore finale che ha pagato un’IVA che ritiene non dovuta, e che non può detrarre, ha un’azione diretta per il rimborso IVA nei confronti dello Stato, o deve necessariamente passare attraverso un’azione civilistica contro chi gli ha fornito il bene o il servizio?

La ricorrente sosteneva che negare l’azione diretta violasse i principi unionali di neutralità ed effettività, soprattutto quando il recupero dal fornitore privato potrebbe risultare difficile o incerto.

L’Analisi della Corte sul rimborso IVA e i Principi Europei

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, basando la sua analisi sulla consolidata giurisprudenza dell’Unione Europea. Ha ribadito che, in assenza di una disciplina comunitaria specifica, spetta a ogni Stato membro definire le modalità per le domande di rimborso, a condizione di rispettare i principi di equivalenza e di effettività.

La Regola Generale: L’Azione Contro il Fornitore

Il sistema italiano, confermato come compatibile con il diritto UE, prevede che il rapporto tributario ai fini del versamento e del rimborso dell’IVA intercorra unicamente tra il prestatore del servizio e lo Stato. Di conseguenza, il destinatario del servizio che ha pagato l’IVA in rivalsa può esercitare un’azione civilistica di ripetizione dell’indebito solo nei confronti del prestatore. Sarà poi quest’ultimo a dover richiedere il rimborso all’autorità tributaria.

Le Eccezioni alla Regola

La giurisprudenza europea ammette delle deroghe a questa regola, ma solo in circostanze specifiche. Un’azione diretta del consumatore finale contro lo Stato è possibile quando:
1. Il rimborso tramite il prestatore diventi impossibile o eccessivamente difficile (ad esempio, in caso di insolvenza del fornitore).
2. L’imposta indebita derivi dalla violazione di una direttiva UE chiara, precisa e incondizionata che non è stata correttamente recepita dallo Stato. In questo caso, poiché la direttiva non può essere invocata in una causa tra privati (cd. inefficacia orizzontale), al consumatore deve essere garantita un’azione diretta contro lo Stato per non vanificare i suoi diritti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha concluso che nel caso di specie non ricorreva alcuna delle eccezioni che avrebbero giustificato un’azione diretta. Gli oneri generali di sistema elettrico (OGSE) non sono stati ritenuti incompatibili con il diritto dell’Unione, escludendo quindi la seconda eccezione. La ricorrente, d’altro canto, non ha fornito prova dell’impossibilità o dell’eccessiva difficoltà di recuperare le somme dal proprio fornitore di energia.

I giudici hanno quindi affermato che il sistema normativo vigente, che prevede l’azione civilistica del consumatore verso il fornitore come via maestra per il recupero dell’IVA indebita, non viola i principi UE. La richiesta di rimborso IVA doveva quindi essere respinta perché presentata da un soggetto privo di legittimazione ad agire direttamente nei confronti dell’Amministrazione finanziaria.

Conclusioni: Cosa Significa Questa Sentenza per i Consumatori?

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la via principale per il consumatore finale per ottenere la restituzione di un’IVA pagata indebitamente non è l’azione diretta contro lo Stato, bensì l’azione di ripetizione dell’indebito nei confronti del proprio fornitore. L’azione diretta contro il Fisco rimane una possibilità eccezionale, limitata a scenari specifici e rigorosi, la cui esistenza deve essere provata dal contribuente. Per le imprese e i consumatori, ciò significa che, prima di avviare un contenzioso tributario, è fondamentale valutare attentamente la strategia corretta, che nella maggior parte dei casi comporterà un’azione legale contro la controparte contrattuale e non contro l’erario.

Un consumatore finale può chiedere direttamente all’Amministrazione finanziaria il rimborso dell’IVA pagata ingiustamente?
Di norma, no. La Corte di Cassazione ha confermato che il rapporto tributario per il rimborso dell’IVA intercorre tra il fornitore del bene/servizio e lo Stato. Il consumatore finale deve agire in via civilistica contro il fornitore per ottenere la restituzione di quanto pagato indebitamente.

In quali casi eccezionali il consumatore finale può agire direttamente contro lo Stato per il rimborso IVA?
L’azione diretta è ammessa in due principali ipotesi: 1) quando il recupero dell’imposta dal fornitore diventi impossibile o eccessivamente difficile (es. fallimento del fornitore); 2) quando l’imposta sia stata applicata in violazione di una direttiva UE chiara e incondizionata, non correttamente recepita, che non può essere fatta valere in un giudizio tra privati.

Perché in questo caso specifico non è stato concesso il rimborso IVA diretto alla struttura sanitaria?
Perché non è stata dimostrata l’impossibilità o l’eccessiva difficoltà di recuperare l’IVA dal fornitore di energia elettrica. Inoltre, la Corte ha specificato che l’applicazione dell’IVA sugli oneri generali di sistema (OGSE) non è di per sé incompatibile con il diritto dell’Unione Europea, facendo così venir meno anche la seconda possibile eccezione alla regola generale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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