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Rimborso IVA cessionario: quando è possibile?

Una società ha richiesto il rimborso dell’IVA, ritenuta indebitamente versata sugli oneri generali del sistema elettrico. La richiesta era rivolta direttamente all’Agenzia delle Entrate anziché al fornitore di energia. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. Ha ribadito il principio secondo cui l’azione per il rimborso IVA cessionario va esperita nei confronti del cedente (il fornitore), che è il soggetto passivo d’imposta. Solo in casi eccezionali, come l’impossibilità o l’eccessiva difficoltà di recuperare l’importo dal fornitore, il cessionario può agire direttamente contro l’Amministrazione Finanziaria. Tali eccezioni non sono state ravvisate nel caso di specie.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA Cessionario: La Cassazione Conferma la Via Maestra

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per molte aziende: la possibilità di ottenere il rimborso IVA cessionario direttamente dall’Amministrazione Finanziaria. Il caso riguardava una società che, avendo pagato un’IVA ritenuta non dovuta su alcuni oneri energetici, ha tentato di scavalcare il proprio fornitore per richiederne la restituzione all’Erario. La Corte ha però tracciato una linea netta, ribadendo i principi consolidati sia a livello nazionale che europeo.

I Fatti di Causa

Una società, operante nel settore dei giochi e scommesse, aveva richiesto il rimborso dell’IVA versata per l’anno 2016. L’imposta era stata applicata dai suoi fornitori di energia elettrica sugli Oneri Generali afferenti il Sistema Elettrico (OGdSE). Secondo la società ricorrente, tale applicazione era errata e l’IVA, di conseguenza, indebita.

L’Agenzia delle Entrate ha negato il rimborso, e la questione è approdata prima alla Commissione Tributaria Provinciale e poi alla Corte di Giustizia Tributaria di II grado della Lombardia, che hanno entrambe respinto le pretese della società. Il punto focale della controversia, che ha assorbito ogni altra questione, è stato il difetto di legittimazione attiva della società: in altre parole, la Corte ha ritenuto che il cessionario del servizio (l’azienda) non fosse il soggetto giusto per chiedere il rimborso direttamente allo Stato.

L’Analisi della Corte e il Principio del Rimborso IVA Cessionario

La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, basando la propria analisi sulla struttura del rapporto tributario in materia di IVA. Il rapporto principale, infatti, intercorre tra il soggetto passivo d’imposta (il fornitore/cedente, che versa l’IVA all’Erario) e l’Amministrazione Finanziaria. Il cliente finale (il cessionario) è parte di un rapporto di natura privatistica con il fornitore, dal quale subisce la rivalsa dell’imposta.

Di conseguenza, la regola generale è chiara: se il cessionario paga un’IVA non dovuta, deve richiederne la restituzione al proprio fornitore attraverso un’azione civilistica di ripetizione dell’indebito. Sarà poi il fornitore, in qualità di soggetto passivo, a poter richiedere il rimborso all’Agenzia delle Entrate. Questo meccanismo garantisce la linearità dei rapporti e rispetta il principio di neutralità dell’imposta.

Le Eccezioni alla Regola Generale

La giurisprudenza, sia nazionale che europea, ammette però delle eccezioni a questa regola. Un’azione diretta del cessionario verso l’Erario è possibile, ma solo in circostanze specifiche e rigorose. La Corte ha evidenziato due scenari principali:

1. Impossibilità o Eccessiva Difficoltà: Quando il rimborso da parte del fornitore diventa impossibile o eccessivamente difficile (ad esempio, a causa del fallimento del fornitore). In tal caso, per garantire il principio di effettività della tutela, il cessionario può rivolgersi direttamente allo Stato.
2. Direttiva Europea Non Attuata: Quando l’indebito versamento deriva dalla violazione di una direttiva europea chiara, precisa e incondizionata, che non è stata correttamente o tempestivamente recepita dallo Stato. In questa ipotesi, poiché il cessionario non potrebbe far valere la direttiva in una causa civile contro il fornitore (cd. inefficacia orizzontale), gli viene riconosciuto il diritto di agire direttamente contro lo Stato inadempiente.

Nel caso specifico, nessuna di queste eccezioni è stata ritenuta applicabile, poiché la questione degli oneri di sistema non deriva da una direttiva non attuata né è stata dimostrata un’impossibilità oggettiva di agire contro il fornitore.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il rapporto giuridico rilevante ai fini del rimborso è quello tra l’Erario e chi ha materialmente versato l’imposta, ovvero il cedente. Il cessionario, pur essendo il soggetto “percosso” dall’imposta, non è parte di tale rapporto. L’interpretazione proposta dalla società ricorrente, che mirava ad un’estensione generalizzata dell’azione diretta, è stata respinta perché creerebbe incertezza e complicherebbe la gestione dei flussi fiscali. La Corte ha ribadito che la giurisprudenza esistente offre un quadro corretto e compatibile con i principi unionali, bilanciando la necessità di un sistema ordinato con la tutela del contribuente in casi eccezionali. L’esistenza di un rapporto civilistico tra cedente e cessionario, attraverso cui regolare la restituzione dell’indebito, costituisce la via maestra che non può essere derogata se non in presenza delle specifiche condizioni derogatorie già identificate dalla giurisprudenza.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rigetta il ricorso della società e riafferma un principio fondamentale in materia di IVA: il diritto al rimborso IVA cessionario si esercita, di norma, nei confronti del cedente/fornitore. L’azione diretta verso l’Amministrazione Finanziaria rimane una via eccezionale, limitata a situazioni ben definite di impossibilità di recupero o di inadempimento dello Stato a obblighi derivanti da direttive europee. Per le imprese, ciò significa che la prima e corretta azione da intraprendere in caso di IVA indebitamente pagata è quella di rivalersi sul proprio fornitore.

Chi è legittimato a chiedere il rimborso dell’IVA all’Agenzia delle Entrate?
Di norma, solo il prestatore di servizi o il cedente del bene (il fornitore), in quanto soggetto passivo d’imposta che ha versato l’IVA all’Erario, è legittimato a chiederne il rimborso.

Il consumatore finale (cessionario) può chiedere direttamente il rimborso IVA allo Stato?
Sì, ma solo in casi eccezionali. La giurisprudenza ammette l’azione diretta del cessionario quando il rimborso da parte del fornitore sia divenuto impossibile o eccessivamente difficile (es. fallimento del fornitore) o quando l’indebito derivi da una violazione del diritto dell’Unione a causa di una direttiva non correttamente recepita dallo Stato.

Perché in questo caso specifico è stata negata l’azione diretta del cessionario?
La Corte ha negato l’azione diretta perché non è stata dimostrata né l’impossibilità di agire contro il fornitore di energia né che l’applicazione dell’IVA sugli oneri di sistema derivasse da una violazione del diritto dell’Unione legata a una direttiva non attuata. Pertanto, la società avrebbe dovuto seguire la procedura ordinaria, cioè chiedere la restituzione al proprio fornitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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