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Rimborso IVA beni strumentali: sì anche su beni altrui

Una società cooperativa ha richiesto il rimborso del credito IVA per opere (serra, impianti) realizzate su un terreno non di sua proprietà. L’Agenzia delle Entrate ha negato il rimborso, ma la Corte di Cassazione ha dato ragione al contribuente. La Corte ha stabilito che per il rimborso IVA beni strumentali non è necessaria la proprietà del bene, ma è sufficiente che esista un nesso di strumentalità tra il bene e l’attività d’impresa, in linea con i principi europei di neutralità fiscale.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA beni strumentali: Sì anche su Terreni di Terzi

Il tema del rimborso IVA beni strumentali rappresenta un punto cruciale per molte imprese che operano su immobili non di proprietà. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che il diritto al rimborso sussiste anche per opere realizzate su terreni di terzi, a condizione che vi sia un legame funzionale con l’attività d’impresa. Questa decisione si allinea ai principi del diritto europeo, privilegiando la sostanza economica sulla forma giuridica della proprietà.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di rimborso del credito IVA per l’anno 2007 presentata da una società cooperativa agricola. Il credito derivava da fatture relative all’acquisto in leasing di una serra e all’installazione di impianti elettrici e di irrigazione. L’Agenzia delle Entrate negava il rimborso, sostenendo che le opere erano state realizzate su un terreno non di proprietà della società, ma detenuto in forza di un contratto con un soggetto terzo. Secondo l’amministrazione finanziaria, tali beni non potevano essere considerati “beni ammortizzabili” dell’impresa, requisito previsto dalla normativa per accedere al rimborso.

La contribuente impugnava il diniego e, dopo un percorso giudiziario nei gradi di merito che la vedeva vincitrice, la questione giungeva dinanzi alla Corte di Cassazione su ricorso dell’Agenzia delle Entrate.

La Questione Giuridica: Rimborso IVA e Proprietà del Bene

L’Agenzia delle Entrate basava il suo ricorso su due motivi principali. Il primo, di natura processuale, lamentava una carenza di motivazione nella sentenza d’appello. Il secondo, di natura sostanziale e ben più rilevante, censurava la violazione della normativa IVA (art. 30, co. 3, lett. c, del d.P.R. n. 633/1972). Secondo la tesi erariale, il diritto al rimborso IVA beni strumentali è strettamente legato alla nozione di “bene ammortizzabile” definita dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). Tale nozione, per l’Agenzia, presuppone che il contribuente abbia la proprietà o un altro diritto reale sul bene. Di conseguenza, le opere realizzate su un terreno di terzi non potevano rientrare in questa categoria, rendendo illegittima la richiesta di rimborso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’Agenzia, fornendo motivazioni chiare e allineate a un’interpretazione moderna e comunitaria del diritto tributario.

In primo luogo, ha ritenuto infondato il motivo sulla carenza di motivazione, specificando che la sentenza impugnata, seppur sintetica, lasciava comprendere chiaramente la sua ratio decidendi, rispettando così il “minimo costituzionale” richiesto.

Nel merito, la Corte ha smontato la tesi dell’Agenzia richiamando un fondamentale principio affermato dalle Sezioni Unite (sentenza n. 13362 del 2024). Secondo questo orientamento, l’esercente attività d’impresa o professionale ha diritto al rimborso dell’IVA per lavori di ristrutturazione o manutenzione su immobili dei quali non è proprietario, ma che detiene in virtù di un diritto personale di godimento (come un contratto di locazione o comodato).

L’elemento decisivo non è il titolo formale di proprietà, ma il nesso di strumentalità tra i beni e l’attività svolta. Se le opere sono funzionali all’esercizio dell’impresa, l’IVA assolta sugli acquisti deve essere rimborsabile. Questa interpretazione è conforme ai principi cardine del diritto unionale, in particolare:
1. Principio di neutralità fiscale: L’IVA non deve mai diventare un costo per il soggetto passivo (l’impresa), ma deve incidere unicamente sul consumatore finale.
2. Principi di proporzionalità ed effettività: Le norme nazionali non possono rendere eccessivamente difficile o impossibile l’esercizio dei diritti derivanti dall’ordinamento europeo, come il diritto alla detrazione e al rimborso dell’IVA.

Conclusioni

La decisione della Cassazione conferma un principio di fondamentale importanza pratica: ai fini del diritto al rimborso IVA beni strumentali, ciò che conta è la loro effettiva destinazione all’attività d’impresa, non la titolarità giuridica del fondo su cui insistono. Questa pronuncia offre maggiore certezza giuridica alle numerose imprese che investono in beni e strutture su immobili di terzi, garantendo il rispetto del principio di neutralità dell’imposta e favorendo gli investimenti produttivi. La Corte sposta l’attenzione dalla forma (la proprietà) alla sostanza (l’utilizzo strumentale), in piena coerenza con l’impianto del sistema IVA europeo.

È possibile ottenere il rimborso IVA per lavori su un immobile non di proprietà?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è possibile ottenere il rimborso dell’IVA per lavori su immobili di cui non si è proprietari, a condizione che l’immobile sia detenuto in base a un titolo idoneo (es. locazione) e che i lavori siano strumentali all’attività d’impresa svolta.

Quale requisito è fondamentale per il diritto al rimborso IVA su beni strumentali?
Il requisito fondamentale non è la proprietà del bene, ma l’esistenza di un “nesso di strumentalità”, ovvero un collegamento funzionale e diretto tra il bene su cui sono state eseguite le opere e l’attività economica del contribuente.

Perché la proprietà del bene non è più considerata un requisito essenziale?
Perché un’interpretazione conforme al diritto dell’Unione Europea impone di dare prevalenza al principio di neutralità fiscale. Negare il rimborso a un’impresa solo perché non è proprietaria del bene su cui investe significherebbe trasformare l’IVA in un costo per l’impresa, violando lo scopo stesso dell’imposta, che deve gravare solo sul consumatore finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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