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Rimborso IVA beni di terzi: la Cassazione decide

Una società di ristorazione si è vista negare il rimborso IVA per la costruzione di un immobile su terreno comunale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9577/2025, ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: per il rimborso IVA beni di terzi, non è necessaria la proprietà del bene, ma la sua strumentalità all’attività d’impresa. La Corte ha chiarito che il diritto al rimborso sorge quando l’imprenditore ha la disponibilità giuridica del bene per un periodo significativo, in linea con i principi europei di neutralità dell’IVA.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA Beni di Terzi: la Strumentalità Vince sulla Proprietà

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 9577/2025 segna una svolta importante in materia di rimborso IVA beni di terzi. Con questa decisione, i giudici supremi hanno stabilito che il diritto al rimborso dell’IVA per la realizzazione di opere su beni di proprietà altrui non dipende dal diritto di proprietà, ma dalla loro effettiva strumentalità all’esercizio dell’attività d’impresa. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore della ristorazione aveva stipulato una convenzione con un Comune per la riqualificazione di un’area urbana. L’accordo prevedeva la costruzione, a spese della società, di un immobile da adibire a ristorante su un terreno di proprietà comunale, con una concessione ventennale. A seguito di ingenti investimenti per la realizzazione dell’edificio e l’acquisto di attrezzature, la società ha presentato un’istanza di rimborso IVA infrannuale per il primo trimestre 2019.

L’Agenzia delle Entrate ha respinto parzialmente l’istanza, negando il rimborso relativo alla fattura più cospicua, quella per la costruzione dell’edificio. La motivazione del diniego risiedeva nel fatto che l’opera, essendo realizzata su un bene di terzi (il terreno comunale), non poteva essere considerata un “bene ammortizzabile” di proprietà dell’impresa, requisito ritenuto essenziale per accedere al rimborso trimestrale.

La controversia è approdata in sede giudiziaria. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale ha dato ragione al contribuente, la Commissione Tributaria Regionale ha riformato la decisione, accogliendo la tesi dell’Amministrazione Finanziaria. Secondo i giudici d’appello, il fatto che l’immobile non fosse rimovibile al termine della concessione e dovesse essere restituito al Comune escludeva il diritto al rimborso. La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul rimborso IVA

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello con rinvio. L’errore di diritto commesso dalla Commissione Tributaria Regionale, secondo la Cassazione, è stato quello di attribuire un’importanza decisiva al presupposto della proprietà del bene.

I giudici hanno chiarito che, ai fini del rimborso IVA previsto dall’art. 30, comma 3, lett. c) del D.P.R. 633/72, il concetto di “acquisto di beni ammortizzabili” deve essere interpretato in senso più ampio, in conformità con i principi del diritto europeo.

Analisi del principio sul rimborso IVA beni di terzi

La Corte, richiamando una recente e fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 13162/2024), ha affermato che l’esercente di un’attività d’impresa ha diritto al rimborso dell’IVA per lavori su immobili di cui non è proprietario, a condizione che li detenga in virtù di un diritto personale di godimento (come una concessione o una locazione) e che esista un nesso di strumentalità tra tali beni e l’attività svolta.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione della normativa interna orientata al diritto dell’Unione Europea, in particolare al principio di neutralità dell’IVA. Tale principio impone che il soggetto passivo non debba rimanere inciso definitivamente dal costo dell’imposta assolta su beni e servizi utilizzati per la propria attività economica.

Limitare il rimborso ai soli beni di proprietà creerebbe una distorsione, penalizzando forme di organizzazione aziendale, sempre più diffuse, che si basano sull’utilizzo di beni di terzi (leasing, concessioni, locazioni a lungo termine). La Corte ha specificato che il termine “acquisto” deve essere inteso in senso lato come “disponibilità” del bene, mentre il requisito dell'”ammortizzabilità” va letto in chiave funzionale, come durevolezza e utilità pluriennale del bene per l’impresa. Ciò che conta è il concetto di “bene di investimento”, un bene destinato a essere utilizzato durevolmente nell’attività d’impresa. La proprietà è solo una delle modalità attraverso cui si acquisisce la disponibilità di tale bene, ma non l’unica. Pertanto, la non rimovibilità dell’opera al termine della concessione non è un fattore ostativo, in quanto ciò che rileva è l’utilizzo strumentale del bene per tutta la durata del rapporto contrattuale.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione consolida un orientamento giuridico di grande importanza pratica. Viene definitivamente superata la rigida interpretazione che legava il rimborso IVA alla proprietà del bene. Per le imprese, si apre la possibilità di recuperare più agevolmente l’IVA assolta su investimenti significativi realizzati su immobili di terzi, purché sia dimostrabile il nesso di strumentalità con l’attività. Questa decisione allinea il diritto tributario nazionale alla realtà economica e ai principi europei, garantendo una maggiore equità e certezza del diritto per gli operatori economici.

È possibile ottenere il rimborso IVA per la costruzione di un immobile su un terreno non di proprietà?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è possibile. Il requisito fondamentale non è la proprietà del bene, ma la sua strumentalità rispetto all’attività d’impresa e la disponibilità giuridica del bene per un periodo di tempo apprezzabile (ad esempio, tramite un contratto di concessione o locazione).

Qual è il criterio decisivo per ottenere il rimborso IVA su beni ammortizzabili secondo questa ordinanza?
Il criterio decisivo è la “strumentalità” del bene, ovvero il suo utilizzo funzionale e durevole nell’esercizio dell’attività d’impresa. La nozione di “acquisto di beni ammortizzabili” deve essere interpretata in senso ampio, includendo qualsiasi titolo giuridico che garantisca il possesso o la detenzione del bene per un lungo periodo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza precedente?
La Corte ha annullato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale perché quest’ultima aveva erroneamente basato la sua decisione sul presupposto della proprietà del bene e sulla sua non rimovibilità al termine della concessione. La Cassazione ha stabilito che questi non sono i criteri corretti, i quali devono invece essere ricercati nella strumentalità del bene e nell’interpretazione della normativa nazionale in conformità con il principio europeo di neutralità dell’IVA.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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