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Rimborso Iva attività preparatorie: quando è legittimo

L’Agenzia delle Entrate aveva negato il rimborso Iva a un’impresa per i costi sostenuti prima dell’avvio dell’attività, considerandola inattiva. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12232/2025, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, confermando il diritto dell’impresa al rimborso. È stato stabilito che per il rimborso Iva attività preparatorie è sufficiente dimostrare l’inerenza dei costi al progetto imprenditoriale e che il mancato avvio dell’attività sia dovuto a cause oggettive e indipendenti dalla volontà dell’imprenditore, come l’attesa di autorizzazioni normative.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Iva attività preparatorie: legittimo anche senza operazioni attive

Il diritto al rimborso Iva attività preparatorie è un tema cruciale per le nuove imprese. Spesso, prima di iniziare a fatturare, un’azienda deve sostenere costi significativi. Ma cosa succede se l’avvio dell’attività viene ritardato o impedito da fattori esterni? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12232 del 2025, ha fornito chiarimenti fondamentali, allineandosi alla giurisprudenza europea e stabilendo che il diritto alla detrazione (e al conseguente rimborso) dell’Iva non è subordinato all’effettivo svolgimento di operazioni attive.

I fatti di causa

Una società, costituita nel 2007 per operare nel settore della raccolta e riutilizzo di pneumatici fuori uso, aveva richiesto il rimborso di un credito Iva per l’anno 2013. Tale credito derivava da costi sostenuti per attività preparatorie, come l’adeguamento di un immobile e l’acquisto di macchinari, finanziati tramite un mutuo fondiario. L’Agenzia delle Entrate negava il rimborso, eccependo l’inattività dell’impresa, che non aveva ancora iniziato a compiere operazioni imponibili.
La Commissione Tributaria Provinciale dava ragione all’Agenzia, ma la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado ribaltava la decisione, accogliendo l’appello della società. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi proposto ricorso per cassazione.

Il diritto al rimborso Iva attività preparatorie secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione dei giudici d’appello. Il punto centrale della controversia era se un’impresa che ha sostenuto costi per avviare la propria attività, ma non ha ancora effettuato operazioni attive, abbia comunque diritto a detrarre e chiedere a rimborso l’Iva assolta su tali costi.
La Corte ha ribadito un principio consolidato, sia a livello nazionale che europeo: la qualità di soggetto passivo Iva e il conseguente diritto alla detrazione sorgono nel momento in cui un soggetto, con elementi oggettivi, manifesta l’intenzione di avviare un’attività economica, sostenendo le prime spese di investimento.

L’inerenza come unico requisito fondamentale

Il fattore determinante non è l’effettivo inizio dell’attività produttiva, ma l’inerenza delle spese sostenute rispetto all’attività programmata. I costi devono essere funzionali all’iniziativa economica che si intende intraprendere. Nel caso di specie, la società aveva dimostrato che i lavori sull’immobile e l’acquisto di beni strumentali erano finalizzati all’avvio dell’attività di gestione di rifiuti, come specificato anche nel contratto di mutuo.

Le cause del mancato avvio dell’attività

Un altro aspetto cruciale è la causa del ritardo nell’avvio dell’attività. La detrazione è ammessa se il mancato utilizzo dei beni e servizi acquistati è determinato da cause indipendenti dalla volontà dell’imprenditore. In questa vicenda, la società ha provato che la sua prolungata inattività era dovuta all’attesa del rilascio delle necessarie autorizzazioni amministrative, ritardate a causa di nuove disposizioni normative (D.M. n. 82/2011). Questa circostanza è stata ritenuta una causa oggettiva sufficiente a giustificare il ritardo, escludendo qualsiasi finalità fraudolenta o abusiva.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sui principi derivanti dal diritto dell’Unione Europea, interpretati dalla Corte di Giustizia UE. Secondo tale giurisprudenza, negare il diritto alla detrazione a un’impresa nella fase preparatoria creerebbe una disparità di trattamento ingiustificata e graverebbe l’operatore del costo dell’Iva, in contrasto con il principio di neutralità dell’imposta. Il diritto alla detrazione sorge immediatamente con l’acquisizione di beni o servizi destinati all’attività d’impresa, purché l’intenzione di esercitarla sia confermata da elementi oggettivi. L’onere di provare eventuali finalità abusive o fraudolente spetta all’amministrazione finanziaria.
Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che la società avesse fornito prove sufficienti della serietà della propria intenzione imprenditoriale (costituzione nel 2007, stipula di un mutuo finalizzato, esecuzione di lavori) e della causa esterna che aveva impedito l’avvio dell’attività (modifiche normative e attesa di autorizzazioni). Pertanto, il diniego di rimborso basato sulla mera inattività è stato giudicato illegittimo.

Le conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma per tutte le startup e le nuove iniziative imprenditoriali. Viene sancito che il diritto al rimborso Iva attività preparatorie è tutelato anche in assenza di ricavi, a condizione che:
1. Sia dimostrata, tramite elementi oggettivi, la seria intenzione di avviare un’attività economica.
2. I costi sostenuti siano inerenti e funzionali all’attività programmata.
3. Il mancato o ritardato avvio dell’attività sia dovuto a circostanze indipendenti dalla volontà dell’imprenditore e non a finalità elusive.
Questa pronuncia rafforza il principio di neutralità dell’IVA, garantendo che l’imposta non si trasformi in un costo irrecuperabile per chi investe in un nuovo progetto d’impresa.

È possibile ottenere il rimborso dell’Iva per le spese sostenute prima dell’inizio effettivo di un’attività d’impresa?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto alla detrazione e al rimborso dell’Iva sorge con le prime spese di investimento, a condizione che sia dimostrata l’intenzione di avviare un’attività economica e l’inerenza dei costi a tale attività, anche se non sono ancora state effettuate operazioni attive.

Cosa deve dimostrare l’impresa per ottenere il rimborso Iva in fase preparatoria?
L’impresa deve dimostrare, con elementi oggettivi, la serietà della sua intenzione di avviare l’attività (es. atto costitutivo, piani di investimento, finanziamenti) e il collegamento funzionale (inerenza) tra le spese sostenute e l’attività programmata. Deve inoltre provare che l’eventuale mancato avvio è dovuto a cause indipendenti dalla sua volontà, come l’attesa per il rilascio di autorizzazioni.

Chi deve provare che l’attività non è mai iniziata per scopi fraudolenti o abusivi?
L’onere della prova di eventuali finalità fraudolente o abusive ricade sull’Amministrazione Finanziaria. L’impresa non deve provare l’assenza di frode, ma solo l’esistenza dei presupposti oggettivi per il diritto alla detrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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