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Rimborso IVA agenzie viaggio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale contro una società di autonoleggio in un caso riguardante il rimborso IVA agenzie viaggio. La Corte ha stabilito che la norma nazionale che rendeva definitivi i rimborsi già effettuati deve essere disapplicata perché in contrasto con il diritto dell’Unione Europea, il quale nega tale rimborso. La decisione impugnata è stata cassata con rinvio per un nuovo esame della controversia.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA Agenzie Viaggio: La Corte di Cassazione Disapplica la Norma Nazionale

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un’importante questione relativa al rimborso IVA agenzie viaggio, stabilendo un principio fondamentale sul rapporto tra diritto nazionale e diritto dell’Unione Europea. La Corte ha cassato la decisione di una Commissione Tributaria Regionale che aveva negato all’Agenzia Fiscale il recupero di un’ingente somma IVA, precedentemente rimborsata a una società di autonoleggio.

I Fatti del Caso: Un Rimborso Conteso

La vicenda trae origine da due avvisi di accertamento notificati dall’Amministrazione Finanziaria a una società di autonoleggio, che operava come rappresentante fiscale di un’azienda estera. Con tali atti, l’ufficio richiedeva la restituzione di somme IVA indebitamente rimborsate per gli anni d’imposta 2007 e 2009, relative a prestazioni di noleggio auto effettuate a vantaggio di viaggiatori.

La società contribuente aveva impugnato con successo gli avvisi davanti alla Commissione Tributaria Provinciale. Successivamente, l’Agenzia Fiscale aveva proposto appello, ma la Commissione Tributaria Regionale lo aveva respinto. I giudici d’appello avevano fondato la loro decisione su una norma nazionale (l’art. 55 del d.l. n. 69 del 2013) che, in via transitoria, stabiliva l’irripetibilità dei rimborsi IVA già effettuati alla data della sua entrata in vigore, anche se oggetto di contestazione. Di conseguenza, l’appello dell’Agenzia era stato rigettato, portando quest’ultima a ricorrere per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il contrasto sul rimborso IVA agenzie viaggio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso principale dell’Agenzia Fiscale, basandosi su due motivi principali, e ha dichiarato inammissibile il ricorso incidentale della società.

La Disapplicazione della Norma Interna per Contrasto con il Diritto UE

Il cuore della decisione riguarda il primo motivo di ricorso. La Cassazione, pur partendo da un percorso argomentativo diverso da quello dell’Agenzia, ha riconosciuto che la norma nazionale (art. 55 citato) si poneva in netto contrasto con il diritto unionale. In particolare, la direttiva IVA europea (art. 310 della direttiva 2006/112/CE) stabilisce chiaramente che l’IVA assolta su beni e servizi acquistati da altre imprese a diretto vantaggio dei viaggiatori non è né detraibile né rimborsabile.

Di fronte a un conflitto così evidente, la Corte ha affermato il principio della supremazia del diritto dell’Unione Europea. Il giudice nazionale ha il dovere di disapplicare la legge interna contrastante, anche d’ufficio, senza attendere una specifica richiesta delle parti. Ancorare la salvezza dei rimborsi a una circostanza casuale, come l’aver o meno già avviato il recupero, creerebbe una discriminazione ingiustificata tra contribuenti. Pertanto, la norma interna è stata disapplicata e il rimborso è stato ritenuto recuperabile.

L’Omessa Pronuncia su un Motivo d’Appello

Con il secondo motivo, l’Agenzia lamentava che i giudici d’appello non si fossero pronunciati su una specifica contestazione, relativa all’omessa fatturazione di operazioni attive (noleggi a clienti residenti in Italia). La Cassazione ha ritenuto fondato anche questo motivo, osservando che la CTR aveva erroneamente ‘assorbito’ tale questione nella decisione sui rimborsi. Le due contestazioni erano logicamente e giuridicamente distinte, e la decisione sull’una non rendeva superflua la pronuncia sull’altra.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda sul consolidato principio del primato del diritto dell’Unione Europea sul diritto nazionale. Quando una norma interna è incompatibile con una norma europea dotata di effetto diretto, il giudice nazionale deve dare precedenza a quest’ultima. Nel caso del rimborso IVA agenzie viaggio, la direttiva europea è chiara nel negare tale possibilità. La norma italiana, che creava una ‘sanatoria’ per i rimborsi già eseguiti, introduceva una deroga non consentita, alterando il sistema comune dell’IVA e creando disparità di trattamento.

La Corte ha inoltre sottolineato che l’obbligo di disapplicazione prescinde da eccezioni di parte e non è ostacolato da preclusioni processuali, nemmeno nel giudizio di cassazione, che è un giudizio di sola legittimità. La Cassazione ha anche dichiarato inammissibile il ricorso incidentale della società, poiché le questioni assorbite in secondo grado possono essere riproposte davanti al giudice del rinvio, rendendo superfluo il ricorso incidentale.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Lazio per un nuovo esame. Quest’ultima dovrà attenersi al principio secondo cui la norma nazionale che salva i rimborsi già effettuati deve essere disapplicata per contrasto con il diritto europeo. La sentenza riafferma con forza un principio cardine dell’ordinamento: le leggi nazionali non possono creare eccezioni o sanatorie che violino le regole fondamentali del sistema fiscale europeo, come quello dell’IVA.

Una norma nazionale che salva i rimborsi IVA già effettuati può essere applicata se contrasta con il diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una norma nazionale in palese contrasto con una direttiva europea direttamente applicabile, come quella in materia di IVA per le agenzie di viaggio, deve essere disapplicata dal giudice nazionale, anche d’ufficio.

Cosa succede se un giudice d’appello non si pronuncia su uno specifico motivo del ricorso, assorbendolo erroneamente in un’altra questione?
Si verifica un vizio di omessa pronuncia (violazione dell’art. 112 c.p.c.). Se i due motivi sono logicamente e giuridicamente distinti, la decisione su uno non può implicare un rigetto o un assorbimento dell’altro. La Corte di Cassazione può cassare la decisione per questo motivo.

È ammissibile un ricorso incidentale condizionato su questioni che il giudice di merito ha dichiarato assorbite?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è inammissibile il ricorso incidentale con cui la parte vittoriosa nel merito solleva questioni rimaste assorbite. Tali questioni, infatti, in caso di accoglimento del ricorso principale, possono essere riproposte direttamente davanti al giudice di rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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