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Rimborso IVA agenzie di viaggio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione interviene sul tema del rimborso IVA per agenzie di viaggio non stabilite nell’UE. Con l’ordinanza in esame, ha chiarito che spetta all’agenzia stessa, e non all’amministrazione finanziaria, l’onere di provare di non aver venduto ‘pacchetti turistici’, bensì singoli servizi, al fine di ottenere il rimborso. La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, basato su elementi presuntivi, e ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente addossato l’onere della prova all’ufficio fiscale.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IVA agenzie di viaggio: la Cassazione chiarisce l’onere della prova

Il tema del rimborso IVA per le agenzie di viaggio, specialmente quelle con sede fuori dall’Unione Europea, è spesso al centro di contenziosi tributari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale su un aspetto fondamentale: a chi spetta dimostrare la natura dei servizi forniti? Si tratta di singoli servizi, che danno diritto al rimborso, o di pacchetti turistici, soggetti a un regime speciale che lo esclude? Vediamo come i giudici hanno risolto la questione.

I fatti di causa: una richiesta di rimborso contestata

Una compagnia di viaggi internazionale, non stabilita nell’UE, aveva richiesto e ottenuto un rimborso IVA per l’anno d’imposta 2011. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha emesso un avviso di accertamento per recuperare la somma, sostenendo che il rimborso non fosse dovuto. Secondo l’Amministrazione finanziaria, la società operava come tour operator vendendo pacchetti turistici, ricadendo così nel regime speciale previsto dall’art. 74-ter del Decreto IVA, che non consente la detrazione e il rimborso dell’imposta per le agenzie extra-UE.

I giudici di primo e secondo grado (Commissione Tributaria Provinciale e Regionale) avevano dato ragione alla società, ritenendo che l’Agenzia non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare che i servizi venduti fossero effettivamente ‘pacchetti turistici’. In particolare, la Commissione Regionale aveva sottolineato che la documentazione prodotta dalla società, come fatture e contratti, riguardava l’acquisto di singoli servizi (ad esempio, solo alloggio o solo noleggio auto) e che la fatturazione separata di tali prestazioni escludeva la configurazione di un pacchetto turistico. L’onere della prova, secondo i giudici di merito, gravava sull’Ufficio.

La decisione della Corte sul rimborso IVA agenzie di viaggio

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione delle norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e sull’uso delle presunzioni (artt. 2727 e 2729 c.c.). La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza e rinviando la causa per un nuovo esame.

L’inversione dell’onere della prova

Il punto centrale della decisione è il ribaltamento del principio sull’onere della prova. La Corte ha stabilito che, a fronte di elementi presuntivi forniti dall’Amministrazione finanziaria (come il codice di attività ATECOFIN della società e le dichiarazioni del suo rappresentante fiscale), non spetta all’Ufficio fornire la ‘prova certa’ della vendita di pacchetti turistici. Al contrario, è il contribuente (l’agenzia di viaggi) a dover dimostrare l’inapplicabilità del regime speciale. In altre parole, la società deve provare di aver agito esclusivamente come intermediario o di aver fornito singoli servizi turistici svincolati dall’organizzazione di un viaggio complesso.

Il valore delle presunzioni

I giudici di legittimità hanno criticato la sentenza di secondo grado per aver svalutato gli elementi indiziari presentati dall’Agenzia. Nell’accertamento tributario, le presunzioni semplici, purché gravi, precise e concordanti, sono un mezzo di prova pienamente valido. La Corte ha inoltre specificato che la fatturazione separata dei servizi non è, di per sé, un elemento decisivo per escludere la nozione di ‘pacchetto turistico’. Ciò che conta è l’insieme unificato dei servizi offerti al cliente finale.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la giurisprudenza consolidata, secondo cui il regime speciale dell’art. 74-ter è volto a semplificare gli obblighi per gli operatori del settore, ma anche a prevenire disparità di trattamento. L’esclusione dal diritto al rimborso per le agenzie extra-UE è coerente con la direttiva IVA europea, che mira ad assicurare che l’imposta sia versata nello Stato in cui la prestazione è fruita. La CTR ha commesso un duplice errore: in primo luogo, ha richiesto all’Amministrazione una prova certa, ignorando la validità del ragionamento presuntivo; in secondo luogo, ha addossato all’Ufficio un onere probatorio che, in presenza di un regime speciale, grava indiscutibilmente sul contribuente che ne chiede la disapplicazione.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale in materia di IVA nel settore turistico: le agenzie di viaggio che intendono ottenere un rimborso devono essere pronte a dimostrare attivamente e con prove concrete che la loro attività non rientra nella vendita di pacchetti turistici. Non è sufficiente contestare gli elementi indiziari dell’Agenzia delle Entrate, ma è necessario fornire una prova contraria robusta. La decisione sottolinea l’importanza per gli operatori del settore di una documentazione chiara e precisa che distingua nettamente le attività di intermediazione da quelle di organizzazione di viaggi.

A chi spetta l’onere di provare se i servizi offerti da un’agenzia di viaggi costituiscono un ‘pacchetto turistico’ ai fini IVA?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta all’agenzia di viaggi. È il contribuente che deve dimostrare di aver agito come semplice intermediario o di aver fornito servizi singoli e non un pacchetto turistico, per poter beneficiare del regime ordinario e del relativo rimborso IVA.

La fatturazione separata di servizi come alloggio e noleggio auto è sufficiente a escludere l’esistenza di un pacchetto turistico?
No. La Corte ha chiarito che la fatturazione separata dei singoli servizi non prova, di per sé, che l’operatore non stia fornendo un vero e proprio pacchetto turistico. L’Amministrazione Finanziaria può basarsi su presunzioni (come il codice attività dell’impresa) per sostenere la tesi del pacchetto, e spetterà al contribuente fornire la prova contraria.

Il regime speciale IVA per le agenzie di viaggio (art. 74-ter) si applica anche alle agenzie stabilite fuori dall’Unione Europea?
Sì. La Corte ha confermato che la disciplina, che esclude il diritto alla detrazione e al rimborso dell’IVA assolta in Italia, si applica pienamente anche alle agenzie di viaggio e turismo stabilite in Paesi extra-UE, in conformità con la normativa comunitaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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