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Rimborso IRES: quando parte la decadenza per perdite?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine per la richiesta di rimborso IRES, derivante da un’agevolazione fiscale che ha generato una perdita riportabile, decorre non dall’anno dell’investimento ma dal momento in cui avviene l’effettivo versamento indebito, a seguito dell’utilizzo di tali perdite. La sentenza accoglie il ricorso di un gruppo societario, chiarendo le regole sul dies a quo per la decadenza in casi di riporto delle perdite fiscali.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IRES: la Cassazione fissa il dies a quo in caso di perdite fiscali

L’ordinanza della Corte di Cassazione Civile, Sez. 5, n. 19564 del 2025 offre un chiarimento fondamentale sul tema del rimborso IRES legato alle agevolazioni fiscali. In particolare, la Corte stabilisce da quando inizia a decorrere il termine di decadenza per la richiesta di rimborso quando un beneficio fiscale, invece di generare un credito immediato, crea una perdita fiscale che viene riportata negli anni successivi. Questa decisione è di cruciale importanza per le imprese che effettuano grandi investimenti e si trovano a gestire complesse dinamiche fiscali pluriennali.

I fatti di causa: la richiesta di rimborso IRES

Un gruppo di società operanti nel settore energetico, composto da due consolidate e una consolidante, aveva realizzato un importante investimento per una centrale di produzione di energia da biomasse, i cui lavori si erano conclusi nel 2009. Per tale investimento, le società avevano diritto all’agevolazione fiscale nota come “Tremonti Ambientale”.

Tuttavia, al momento della dichiarazione dei redditi relativa a quell’anno, l’applicazione del beneficio non avrebbe generato un versamento indebito da chiedere a rimborso, ma unicamente un aumento della perdita fiscale d’esercizio. Questa maggiore perdita è stata poi riportata in avanti negli esercizi successivi, come previsto dall’art. 84 del TUIR.

Solo nel periodo d’imposta 2017-2018 le società hanno iniziato a generare un debito IRES e, di conseguenza, a effettuare versamenti. A questo punto, nel giugno 2020, hanno presentato un’istanza di rimborso per le somme versate che non sarebbero state dovute se la maggiore perdita, originata dall’agevolazione del 2009, fosse stata utilizzata.

L’Agenzia delle Entrate ha respinto la richiesta, sostenendo che il diritto al rimborso fosse decaduto, poiché il termine di 48 mesi previsto dall’art. 38 del DPR 602/1973 doveva essere calcolato dalla data del versamento relativo all’anno 2009, anno in cui l’investimento era stato completato.

La questione giuridica e il calcolo del rimborso IRES

Il nucleo della controversia risiedeva nell’individuare il corretto dies a quo, ovvero il giorno da cui far decorrere il termine di decadenza di 48 mesi per la richiesta di rimborso.

Tesi dell’Agenzia delle Entrate: Il termine decorre dal versamento del saldo d’imposta per l’anno in cui è stato effettuato l’investimento (2009), a prescindere dal fatto che in quell’anno non vi sia stato un versamento indebito.
Tesi delle società ricorrenti: Il termine decorre dal momento del primo effettivo versamento indebito, avvenuto solo quando, dopo aver riportato le perdite per anni, si è generato un reddito imponibile e un conseguente pagamento di IRES (in questo caso, nel 2019).

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, ma le società hanno proposto ricorso per cassazione.

L’analisi della Corte di Cassazione sul diritto al rimborso IRES

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso delle società. I giudici hanno chiarito che il sistema fiscale si basa sul principio della restituzione dell’indebito effettivamente versato, non di un indebito ‘virtuale’.

Quando la fruizione di un’agevolazione fiscale non determina un versamento in eccesso immediato, ma un aumento della perdita d’esercizio, non sorge alcun diritto al rimborso in quel momento. Il diritto sorge solo successivamente, quando, per effetto del meccanismo del riporto delle perdite, emerge un versamento di imposta che risulta indebito. È solo da quel momento che il contribuente ha interesse e diritto a chiedere la restituzione.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha fondato la sua decisione su un principio logico e giuridico consolidato: il termine di decadenza per l’esercizio di un diritto non può iniziare a decorrere prima che il diritto stesso possa essere fatto valere. Nel caso di specie, il diritto al rimborso è sorto non nel 2009, ma nel 2019, con i primi versamenti IRES che, ricalcolando le imposte con la maggiore perdita, sono risultati non dovuti.

La Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: in materia di agevolazioni fiscali come la “Tremonti ambiente”, se la fruizione del beneficio non genera un indebito versamento immediato ma una maggiore perdita riportabile in avanti, il rimborso d’imposta può essere domandato solo nel primo periodo d’imposta successivo in cui emerge il versamento indebito. Di conseguenza, il termine di decadenza di 48 mesi per la richiesta di rimborso decorre solo da quel momento.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per le imprese. Conferma che il diritto al rimborso non è legato astrattamente all’anno in cui sorge il presupposto dell’agevolazione, ma concretamente al momento in cui si verifica un esborso finanziario non dovuto. Ciò tutela le aziende che, pur avendo diritto a un beneficio, non possono goderne immediatamente a causa di risultati d’esercizio negativi. La sentenza garantisce che il tempo per recuperare le imposte versate in eccesso sia congruo e inizi a decorrere solo quando il diritto alla restituzione diventa concreto ed esercitabile. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame basato sui principi stabiliti.

Quando inizia il termine di 48 mesi per chiedere un rimborso IRES se un’agevolazione fiscale genera una perdita invece di un credito?
Il termine di decadenza di 48 mesi inizia a decorrere non dall’anno dell’investimento o del sorgere dell’agevolazione, ma dal momento in cui avviene il primo versamento di imposta che risulta indebito a seguito del riporto in avanti di tale perdita.

È possibile ottenere un rimborso per un’agevolazione non indicata nella dichiarazione dei redditi originaria?
Sì. La Corte, richiamando principi consolidati, afferma l’emendabilità della dichiarazione dei redditi. Il contribuente può rettificare errori a proprio sfavore e richiedere il rimborso delle imposte indebitamente versate, anche se il beneficio non era stato indicato nella dichiarazione originaria, purché lo faccia entro i termini di decadenza.

Cosa accade se il beneficio fiscale della “Tremonti Ambientale” non viene utilizzato immediatamente?
Se il beneficio genera una maggiore perdita fiscale, questa può essere riportata negli esercizi successivi secondo le regole del TUIR. Il diritto al rimborso dell’IRES versata in eccesso maturerà solo quando, utilizzando quella perdita, un versamento d’imposta risulterà non dovuto, e solo da quel momento decorrerà il termine per presentare l’istanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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