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Rimborso IRES: onere della prova e bilancio

Una società richiedeva un rimborso IRES per un investimento in un impianto fotovoltaico, basato su un beneficio fiscale. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha stabilito che la sola perizia tecnica giurata non è sufficiente a provare il diritto al rimborso. È onere del contribuente esibire le scritture contabili per dimostrare l’effettivo investimento, il pagamento e l’assenza di altri benefici incompatibili, requisiti che la corte di merito aveva erroneamente trascurato.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IRES per Investimenti Ambientali: La Prova Non Si Ferma alla Perizia

L’accesso ai benefici fiscali per investimenti ambientali richiede un’attenta documentazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini dell’onere della prova a carico del contribuente che richiede un rimborso IRES. La vicenda riguarda una società che, dopo aver realizzato un impianto fotovoltaico, aveva chiesto la restituzione dell’imposta versata in eccesso, ma la sua richiesta si è scontrata con la necessità di una prova documentale più rigorosa di una semplice perizia.

I Fatti di Causa: Un Credito d’Imposta Conteso

Una società a responsabilità limitata, nel 2014, presentava un’istanza per ottenere il rimborso di un credito IRES maturato nell’anno d’imposta 2011. Tale credito derivava da un contributo previsto dalla legge n. 388/2000 (la cosiddetta “Tremonti Ambiente”) per aver installato un impianto fotovoltaico sul tetto della propria sede operativa. La società ammetteva di non aver operato la corretta variazione in diminuzione della base imponibile nell’anno di competenza per beneficiare della detassazione, agendo quindi per recuperare quanto versato in eccesso.
Nei primi due gradi di giudizio, i giudici davano ragione alla società. Tuttavia, l’Amministrazione finanziaria decideva di ricorrere in Cassazione, ritenendo errate le decisioni dei giudici di merito.

La Decisione della Cassazione sul Rimborso IRES e l’Onere della Prova

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando l’esito dei precedenti giudizi. Il punto focale della decisione risiede nel secondo motivo di ricorso, che lamentava la violazione di diverse norme, tra cui l’articolo 2697 del codice civile sull’onere della prova.
L’Amministrazione finanziaria sosteneva che la società non aveva adempiuto all’obbligo di rappresentare l’investimento ambientale nel bilancio d’esercizio, un’annotazione la cui omissione avrebbe comportato la decadenza dal credito. La Corte ha ritenuto questa doglianza fondata. Ha evidenziato come la società contribuente avesse prodotto unicamente una perizia giurata per attestare l’investimento. Questo documento, sebbene indicasse le somme investite, è stato giudicato insufficiente. La commissione tributaria regionale aveva errato nel considerarlo prova sufficiente, senza pretendere l’esibizione delle scritture contabili.

La questione del rigetto implicito

Interessante anche la trattazione del primo motivo di ricorso, rigettato dalla Corte. L’Agenzia lamentava la mancata pronuncia su un’eccezione specifica. La Cassazione ha ricordato il suo consolidato orientamento secondo cui non si ha omissione di pronuncia quando la decisione, nel suo complesso, è logicamente incompatibile con l’accoglimento dell’eccezione. In questi casi, l’eccezione si intende implicitamente rigettata, e il vizio, se mai, attiene alla motivazione o alla violazione di legge, non alla procedura.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ribadito un principio cardine del diritto tributario: spetta al contribuente che chiede un rimborso fornire la prova del suo diritto. Nel caso di specie, la prova non poteva limitarsi alla dimostrazione dell’investimento tramite perizia. Era necessario andare oltre e fornire la documentazione contabile completa. Le scritture contabili, infatti, sono l’unico strumento che permette una verifica completa da parte dell’Amministrazione. Esse servono non solo a confermare l’effettivo versamento delle somme di cui si chiede il rimborso, ma anche a escludere che il contribuente abbia già beneficiato di altre agevolazioni incompatibili con la misura di favore richiesta. La Corte ha quindi affermato che la commissione d’appello ha sbagliato a ritenere sufficiente “ad ogni fine” la perizia giurata, senza chiarire se la società avesse fornito la prova dell’effettivo pagamento e delle corrette annotazioni contabili.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

La decisione della Cassazione rafforza l’importanza di una contabilità rigorosa e trasparente per le imprese che intendono avvalersi di incentivi fiscali. L’ordinanza serve da monito: per ottenere un rimborso IRES o qualsiasi altro beneficio, non basta avere il diritto sostanziale, ma è cruciale essere in grado di provarlo in modo inequivocabile attraverso la documentazione ufficiale prevista dalla legge, ovvero le scritture contabili e il bilancio. Una semplice perizia, per quanto asseverata, può non essere sufficiente a superare le contestazioni del Fisco. Le aziende devono quindi assicurarsi che ogni investimento agevolabile sia correttamente e tempestivamente annotato nei registri contabili, per non rischiare di perdere il beneficio per un vizio formale.

Una perizia giurata è sufficiente per dimostrare il diritto a un rimborso fiscale per investimenti ambientali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la perizia, pur indicando le somme investite, non è sufficiente. È onere del contribuente esibire le scritture contabili complete per una verifica approfondita.

Perché le scritture contabili sono così importanti per ottenere il rimborso IRES?
Le scritture contabili sono fondamentali perché permettono all’amministrazione finanziaria di verificare non solo l’effettivo investimento e il relativo pagamento, ma anche l’assenza di altri benefici o agevolazioni incompatibili con quello richiesto, garantendo la correttezza della richiesta di rimborso.

Se un giudice non si pronuncia esplicitamente su un’eccezione, la sentenza è nulla?
Non necessariamente. La Corte ha chiarito che non si configura un vizio di omessa pronuncia se la soluzione adottata dal giudice nella sentenza è logicamente incompatibile con l’eccezione sollevata. In questo scenario, l’eccezione si considera implicitamente rigettata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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