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Rimborso IRES IRAP: la prova del versamento è onere

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 574/2024, ha respinto il ricorso di una società di outsourcing che chiedeva un rimborso IRES IRAP. La Corte ha stabilito che l’onere di provare l’effettivo versamento delle imposte di cui si chiede la restituzione grava interamente sul contribuente. Inoltre, ha chiarito che una società incorporante non può richiedere il rimborso per acconti versati da una società incorporata prima che la fusione avesse effetto.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IRES IRAP: La Prova del Versamento è a Carico del Contribuente

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 574 del 2024, ha affrontato un’importante questione in materia di rimborso IRES IRAP, ribadendo un principio fondamentale del diritto tributario: l’onere della prova spetta sempre al contribuente. Questa pronuncia chiarisce i requisiti necessari per ottenere la restituzione delle imposte e le implicazioni derivanti da operazioni straordinarie come le fusioni societarie.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta di Rimborso al Ricorso in Cassazione

Una società di servizi aveva presentato un’istanza di rimborso IRES per l’anno d’imposta 2011, lamentando l’omessa deduzione dell’IRAP relativa ai costi per il personale dipendente. L’Amministrazione Finanziaria aveva accolto solo parzialmente la richiesta, negando la restituzione di una parte consistente dell’importo.

La società ha quindi impugnato il diniego parziale, ottenendo una prima vittoria presso la Commissione Tributaria Provinciale. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in appello, ha riformato la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate. Secondo i giudici di secondo grado, la società non aveva fornito la prova di aver versato un’IRAP maggiore rispetto a quella risultante dalle dichiarazioni fiscali. Inoltre, veniva contestata la richiesta di rimborso per un acconto versato da un’altra società, successivamente incorporata dalla ricorrente.

Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso per cassazione, basandosi su due principali motivi di contestazione.

Analisi della Corte: l’Onere della Prova nel Rimborso IRES IRAP

Il primo punto cruciale analizzato dalla Suprema Corte riguarda la prova dei versamenti. La società ricorrente sosteneva che, per determinare l’importo rimborsabile, si dovessero considerare non solo i dati esposti nelle dichiarazioni IRAP e IRES, ma anche i maggiori costi per il personale riportati nel conto economico. Tali costi, sebbene non deducibili, avrebbero comunque incrementato l’imposta dovuta e versata.

La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, richiamando un principio generale: chi domanda la restituzione di somme all’Erario deve dimostrare, con prova rigorosa, di averle effettivamente versate. La ratio decidendi della corte d’appello, non adeguatamente contestata dalla ricorrente, si fondava proprio sulla mancata prova di aver versato un’IRAP superiore a quella indicata nelle dichiarazioni fiscali. Il contribuente, quindi, non può limitarsi a una questione teorica sulla computabilità dei costi esposti in bilancio, ma deve assolvere concretamente all’onere della prova che grava su di lui.

La Questione della Società Incorporata

Il secondo motivo di ricorso verteva sulla possibilità di chiedere il rimborso di un acconto IRAP versato da una società che era stata oggetto di una fusione per incorporazione. La società ricorrente (incorporante) riteneva di avere diritto a tale rimborso perché il versamento era avvenuto dopo la data di decorrenza degli effetti della fusione.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto alla società. I giudici hanno spiegato che la legittimazione a richiedere il rimborso di un acconto spetta alla società che lo ha versato (in questo caso, l’incorporata) e si riferisce al periodo d’imposta a cui l’acconto stesso pertineva. Nel caso specifico, l’acconto si riferiva a un periodo d’imposta conclusosi prima che gli effetti della fusione diventassero operativi. Di conseguenza, il versamento non poteva essere legittimamente incluso nell’istanza di rimborso presentata dalla società incorporante.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto il ricorso infondato su entrambi i fronti. Per quanto riguarda il primo motivo, la decisione si basa sull’inadempimento dell’onere della prova da parte della società contribuente. Non è sufficiente affermare di aver sostenuto costi maggiori di quelli dichiarati; è necessario dimostrare che tali maggiori costi abbiano generato un versamento di imposta superiore, del quale si chiede la restituzione. La contribuente non ha fornito tale prova, concentrando la sua difesa su una questione di principio (la rilevanza del conto economico) senza però supportarla con elementi fattuali concreti.

Relativamente al secondo motivo, la motivazione risiede nella corretta applicazione delle regole sulla competenza temporale degli obblighi fiscali in caso di fusione. L’acconto versato dalla società incorporata si riferiva a un obbligo sorto e a un periodo d’imposta di sua esclusiva pertinenza, precedente all’efficacia della fusione. Pertanto, l’incorporante non aveva titolo per chiederne il rimborso.

Conclusioni

La sentenza n. 574/2024 rafforza due importanti principi in materia fiscale. In primo luogo, nelle istanze di rimborso, il contribuente non è un semplice richiedente ma un attore che deve provare in modo rigoroso e documentato il fondamento della sua pretesa. La sola contabilità aziendale non è sufficiente se non è supportata da dichiarazioni fiscali coerenti e, soprattutto, dalla prova degli effettivi versamenti. In secondo luogo, le operazioni straordinarie come le fusioni richiedono un’attenta analisi della successione nei rapporti giuridici, specialmente per quanto riguarda la legittimazione a esercitare diritti, come quello al rimborso, che maturano in periodi d’imposta diversi.

Per ottenere un rimborso fiscale, è sufficiente indicare i costi nel conto economico?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che il contribuente deve fornire una prova rigorosa di aver effettivamente versato all’Erario le somme di cui chiede la restituzione. La sola indicazione dei costi nel conto economico non basta se non è supportata dalla prova del maggior versamento d’imposta.

Chi ha l’onere di provare i versamenti in una domanda di rimborso IRES IRAP?
L’onere della prova è interamente a carico del contribuente. È un principio generale che chi chiede la restituzione di somme deve dimostrare, con prove rigorose, di averle versate. La società, nel caso di specie, non ha adempiuto a tale onere.

Una società incorporante può chiedere il rimborso per un acconto IRAP versato dalla società incorporata prima della fusione?
No. La Corte ha chiarito che la legittimazione a chiedere il rimborso per un acconto spetta alla società che lo ha versato (l’incorporata) in riferimento al proprio periodo d’imposta. Tale versamento non poteva essere computato nell’istanza di rimborso della società incorporante, poiché si riferiva a un periodo in cui gli effetti della fusione non erano ancora operativi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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