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Rimborso IRBA: Cassazione, azione contro la Regione?

Una società di servizi automobilistici ha citato in giudizio una Regione per ottenere la restituzione dell’IRBA (Imposta Regionale sulla Benzina) versata nel 2020, sostenendone l’illegittimità secondo il diritto UE. La Corte di Cassazione, pur confermando l’incompatibilità dell’imposta, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha chiarito che per il rimborso IRBA l’azione deve essere intentata contro l’Agenzia delle Dogane e non contro la Regione, la quale agisce solo come destinataria finale delle somme senza avere competenze in materia di accertamento e contenzioso.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IRBA: la Cassazione chiarisce contro chi agire

Con la sentenza n. 6621/2025, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema di grande attualità per gli operatori del settore carburanti: il rimborso IRBA (Imposta Regionale sulla Benzina per Autotrazione). La pronuncia, pur ribadendo l’illegittimità del tributo per contrasto con la normativa europea, ha stabilito un principio procedurale cruciale, dichiarando inammissibile un ricorso presentato contro la Regione e individuando nello Stato l’unico soggetto legittimato a rispondere delle richieste di restituzione.

I fatti: dalla richiesta di rimborso alla Cassazione

Una società operante nel settore della distribuzione di carburanti aveva richiesto a una Regione italiana il rimborso di oltre 300.000 euro versati a titolo di IRBA per l’anno d’imposta 2020. La richiesta si fondava sull’ormai consolidato orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha dichiarato tale imposta incompatibile con il diritto comunitario.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale in primo grado che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado avevano rigettato le richieste della società. Il motivo principale era la mancata prova, da parte del contribuente, di non aver trasferito l’onere economico dell’imposta sui consumatori finali, un principio volto a evitare un indebito arricchimento.

La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando la decisione e insistendo sull’illegittimità del prelievo.

La questione del rimborso IRBA e il diritto europeo

Il cuore della controversia sostanziale è la compatibilità dell’IRBA con la direttiva europea 2008/118/CE. Tale direttiva consente agli Stati membri di applicare imposte indirette su prodotti già soggetti ad accisa, come la benzina, solo a condizione che tali imposte perseguano una “finalità specifica”.

La Corte di Giustizia UE ha chiarito che una finalità di generico finanziamento del bilancio di un ente territoriale non costituisce una “finalità specifica”. Poiché l’IRBA era destinata a contribuire genericamente al bilancio regionale, è stata giudicata in contrasto con il diritto dell’Unione. Di conseguenza, il tributo è da considerarsi non dovuto e le somme versate devono essere rimborsate.

La decisione a sorpresa: il difetto di legittimazione passiva

Nonostante la fondatezza nel merito della pretesa di rimborso, la Corte di Cassazione ha esaminato d’ufficio una questione preliminare e dirimente: la legittimazione passiva. In altre parole, ha verificato se la Regione fosse il soggetto corretto contro cui avviare l’azione legale.

La risposta della Corte è stata negativa. Analizzando la normativa istitutiva e la gestione dell’IRBA, i giudici hanno concluso che si tratta di un “tributo proprio derivato”. Questo significa che, sebbene il gettito fosse destinato alle Regioni, l’imposta era istituita e disciplinata da leggi statali. Le Regioni non avevano alcuna discrezionalità in materia di accertamento, riscossione e contenzioso.

Chi è il vero responsabile per il rimborso IRBA?

La sentenza evidenzia come tutte le procedure operative (dichiarazioni, liquidazione, accertamento e riscossione coattiva) fossero di competenza degli organi dello Stato, in particolare dell’Agenzia delle Dogane. Le Regioni avevano un ruolo di mera “tesoreria”, ricevendo i fondi senza alcuna gestione diretta del tributo. Di conseguenza, non dispongono né degli strumenti né delle informazioni necessarie per verificare la fondatezza di una richiesta di rimborso.

Per questi motivi, la Corte ha affermato il principio secondo cui la legittimazione passiva esclusiva per le azioni di rimborso IRBA spetta all’Agenzia delle Dogane.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di una ricostruzione sistematica della natura dell’IRBA. Ha sottolineato che l’imposta, pur essendo denominata “regionale”, manteneva una natura erariale. La legislazione statale aveva centralizzato tutte le funzioni di gestione del tributo presso l’Agenzia delle Dogane, lasciando alle Regioni un ruolo marginale di meri beneficiari delle somme. Questa marginalità operativa e giuridica impedisce di considerare le Regioni come controparti processuali corrette nelle liti per la restituzione. Affermare il contrario significherebbe addossare agli enti territoriali un onere (la gestione dei rimborsi) per il quale non hanno mai avuto né competenze né strumenti, precludendo di fatto una verifica concreta del diritto alla restituzione. La Corte ha quindi ritenuto che l’azione fosse stata intentata contro un soggetto privo di legittimazione passiva, un vizio insanabile che conduce a una declaratoria di inammissibilità.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte ha cassato la sentenza impugnata senza rinvio e ha dichiarato inammissibile il ricorso originario. Questa decisione stabilisce un principio fondamentale per tutti i contenziosi relativi al rimborso IRBA: l’unica controparte corretta è l’Amministrazione finanziaria dello Stato (Agenzia delle Dogane). I contribuenti che intendono recuperare le somme indebitamente versate devono quindi rivolgere le loro istanze e le eventuali azioni legali a tale ente, e non alle Regioni beneficiarie del gettito. La sentenza compensa le spese legali tra le parti, riconoscendo la complessità della materia e l’evoluzione interpretativa che ha portato a questa conclusione.

È possibile ottenere il rimborso dell’IRBA (Imposta Regionale sulla Benzina)?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che l’IRBA è un’imposta incompatibile con il diritto dell’Unione Europea e quindi non è dovuta. Tuttavia, l’azione di rimborso deve essere intentata contro l’ente corretto.

A chi bisogna chiedere il rimborso dell’IRBA? Alla Regione che ha incassato i soldi?
No. La sentenza stabilisce che la richiesta di rimborso deve essere rivolta esclusivamente all’Agenzia delle Dogane, in quanto è l’organo statale competente per l’accertamento e la gestione del tributo, mentre la Regione ha un ruolo di mera “tesoreria”.

Cosa succede se si fa causa alla Regione per il rimborso IRBA?
Secondo questa sentenza, il ricorso viene dichiarato inammissibile. L’azione giudiziaria è stata intrapresa contro un soggetto (la Regione) che non ha la “legittimazione passiva”, cioè non è la parte corretta da citare in giudizio per questo tipo di richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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