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Rimborso IRAP studio associato: la Cassazione decide

Uno studio professionale associato ha richiesto un rimborso IRAP per i compensi derivanti da incarichi individuali dei soci, come quello di sindaco di società. La Corte di Cassazione ha negato il diritto al rimborso IRAP allo studio associato, stabilendo che se tali compensi vengono fatturati e incassati tramite la struttura associativa, si presume che contribuiscano all’attività complessiva dello studio. L’esercizio della professione in forma associata costituisce di per sé il presupposto dell’imposta, e spetta al contribuente dimostrare la totale separatezza delle attività, un onere probatorio non assolto nel caso di specie.

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Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IRAP Studio Associato: Quando i Compensi Individuali Rientrano nella Base Imponibile

La questione del rimborso IRAP per lo studio associato torna al centro del dibattito giurisprudenziale con una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso analizza se i compensi percepiti dai singoli professionisti associati per incarichi personali, come quelli di sindaco o revisore di società, debbano essere esclusi dalla base imponibile dell’associazione. La Suprema Corte ha fornito un’interpretazione rigorosa, ponendo l’accento sulla presunzione di autonoma organizzazione e sull’onere della prova a carico del contribuente.

Il Caso: La Richiesta di Rimborso IRAP dello Studio Associato

Una nota associazione professionale aveva presentato istanza di rimborso per l’IRAP versata negli anni dal 2013 al 2016. La richiesta si fondava sull’idea di escludere dalla base imponibile i compensi derivanti da incarichi svolti singolarmente dai soci, quali sindaci, revisori, componenti di organismi di vigilanza e consulenti tecnici. Secondo l’associazione, tali attività erano personali e distinte da quella dello studio, e quindi non soggette ad IRAP a livello associativo.

L’Agenzia delle Entrate aveva rigettato l’istanza, dando il via a un contenzioso tributario. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva accolto l’appello del contribuente, ordinando il rimborso. L’Agenzia ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione sul Rimborso IRAP

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione di secondo grado. Il principio chiave affermato dai giudici di legittimità è che l’esercizio di arti e professioni in forma associata costituisce, ex lege, un presupposto per l’applicazione dell’IRAP. Ciò significa che la presenza di un’associazione professionale fa scattare una presunzione di ‘autonoma organizzazione’, elemento fondamentale per l’assoggettamento al tributo.

La Presunzione di Autonoma Organizzazione

Per la Corte, quando dei professionisti decidono di operare tramite uno studio associato, si presume che utilizzino una struttura comune (locali, personale, attrezzature) che potenzia la loro capacità produttiva. Questa struttura è l’essenza dell’autonoma organizzazione. Anche se gli incarichi di sindaco o consulente sono svolti individualmente, il fatto che siano stati fatturati e i compensi incassati dallo studio associato li riconduce inevitabilmente all’attività complessiva della struttura.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Di conseguenza, spetta allo studio associato, in caso di richiesta di rimborso, fornire la prova rigorosa della totale separatezza dei redditi individuali rispetto all’attività e alla struttura dell’associazione. Non è sufficiente affermare che l’incarico è personale; occorre dimostrare che per il suo svolgimento non ci si è avvalsi, neppure in minima parte, della struttura associativa. Nel caso di specie, la circostanza incontestata che lo studio avesse fatturato e ricevuto i pagamenti per tali attività è stata decisiva per negare il diritto al rimborso.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione riaffermando un orientamento consolidato. L’errore della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado è stato quello di ritenere in modo automatico il diritto al rimborso, senza considerare che l’istanza proveniva da uno studio associato. L’attività dei professionisti, anche se svolta singolarmente, era stata fiscalmente imputata allo studio. Di conseguenza, l’attività doveva essere considerata come effettuata dallo studio nel suo complesso. La Corte ha chiarito che non è possibile ‘scorporare’ facilmente le diverse categorie di compensi quando queste derivano dall’esercizio di conoscenze tecniche collegate alla professione e sono gestite contabilmente dall’associazione. L’attività di sindaco, amministratore e consulente tecnico, se svolta da un professionista che opera all’interno di una struttura organizzata, si configura come un’attività unitaria e inscindibile ai fini IRAP.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Studi Associati

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per gli studi professionali associati: la forma associativa è di per sé un indicatore forte della presenza del requisito dell’autonoma organizzazione ai fini IRAP. Per ottenere un rimborso IRAP, lo studio associato deve superare un onere probatorio molto stringente, dimostrando che i redditi che si vogliono escludere derivano da attività svolte in completa autonomia, senza alcun collegamento con la struttura e le risorse dell’associazione. La semplice fatturazione di tali compensi da parte dello studio è un elemento che, secondo la Cassazione, rende quasi impossibile fornire tale prova, conducendo al rigetto delle istanze di rimborso.

Uno studio associato ha diritto al rimborso dell’IRAP per i compensi percepiti dai singoli soci per incarichi personali, come quello di sindaco di società?
No, secondo la Corte di Cassazione non ha diritto al rimborso se tali compensi vengono fatturati e incassati attraverso la struttura dello studio associato. Questa circostanza riconduce l’attività a quella complessiva dell’associazione, che è soggetta a IRAP.

Cosa si intende per ‘autonoma organizzazione’ ai fini IRAP per uno studio associato?
L’esercizio stesso della professione in forma associata costituisce per legge (ex lege) il presupposto dell’autonoma organizzazione. Si presume che l’associazione utilizzi una struttura di mezzi e persone che potenzia l’attività dei singoli, giustificando l’imposizione.

Su chi ricade l’onere di provare che un’attività è separata da quella dello studio associato ai fini del rimborso IRAP?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente, ovvero sullo studio associato. Quest’ultimo deve dimostrare in modo inequivocabile la totale separatezza dei redditi di cui chiede lo scorporo rispetto all’attività e alla struttura dell’associazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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