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Rimborso IRAP professionisti: quando non spetta?

Un professionista ha richiesto il rimborso dell’IRAP versata sui compensi ricevuti come amministratore e sindaco di società, sostenendo di non aver utilizzato la propria autonoma organizzazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che in assenza di prova contraria, si presume che il professionista utilizzi la sua struttura per tutte le attività. L’onere di dimostrare la totale separatezza delle attività, necessario per ottenere il rimborso IRAP per professionisti, ricade interamente sul contribuente.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IRAP professionisti: l’onere della prova è decisivo

Il tema del rimborso IRAP per professionisti che ricoprono anche cariche societarie è spesso oggetto di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: spetta al professionista dimostrare che i compensi percepiti come amministratore o sindaco non sono collegati all’attività professionale abituale e alla sua autonoma organizzazione. Senza questa prova, la richiesta di rimborso è destinata a fallire.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso

Un dottore commercialista aveva richiesto all’Amministrazione Finanziaria il rimborso di una parte dell’IRAP versata, relativa ai compensi percepiti per le cariche di vice-presidente del consiglio di amministrazione di un istituto di credito e di presidente e membro del collegio sindacale di altre società.

Secondo il professionista, tali attività erano state svolte senza l’ausilio della propria struttura professionale e, pertanto, non avrebbero dovuto essere soggette a IRAP, mancando il requisito dell’autonoma organizzazione.

L’Agenzia delle Entrate aveva negato il rimborso. Dopo un iter giudiziario altalenante nei primi due gradi di giudizio, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’Ufficio, confermando la legittimità del diniego. Il contribuente ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e il principio del rimborso IRAP professionisti

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del professionista, confermando la decisione dei giudici d’appello. Il punto centrale della decisione riguarda l’onere della prova in materia di rimborso IRAP per professionisti.

La Corte ha chiarito che, sebbene l’esercizio di cariche societarie non escluda automaticamente un professionista dall’imposizione IRAP, è il contribuente che chiede il rimborso a dover provare l’assenza del requisito dell’autonoma organizzazione per quelle specifiche attività.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

I giudici hanno sottolineato due aspetti cruciali:

1. Presunzione di Unicità dell’Attività: Si presume che un professionista dotato di una propria organizzazione la utilizzi anche per le attività connesse, come gli incarichi di amministratore o sindaco, che beneficiano delle sue conoscenze tecniche. Non è possibile scorporare facilmente le diverse categorie di compensi.
2. Onere nella Richiesta di Rimborso: Poiché si tratta di un’istanza di rimborso, spetta a chi la presenta (il contribuente) dimostrare la sussistenza di tutti i presupposti per ottenerlo. In questo caso, il professionista avrebbe dovuto provare la totale separatezza tra la sua attività di commercialista e gli incarichi societari, dimostrando di non aver utilizzato in alcun modo le strutture e i collaboratori del proprio studio.

Non avendo il professionista fornito tale prova, la Corte ha concluso che la pretesa di rimborso era infondata.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sulla consolidata giurisprudenza in materia. Si è ribadito che il dottore commercialista che, disponendo di un’autonoma organizzazione, svolge congiuntamente l’attività professionale e quella di sindaco o amministratore, svolge sostanzialmente un’attività unitaria. Per ottenere un’esenzione parziale dall’IRAP, deve fornire la prova rigorosa che per gli incarichi societari non si è avvalso in alcun modo della struttura del proprio studio professionale. L’accertamento di fatto, compiuto dalla corte territoriale e ritenuto non sindacabile in sede di legittimità, aveva evidenziato che il contribuente non era riuscito a superare questa prova.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio chiave per i professionisti che ricoprono cariche in società: la richiesta di rimborso IRAP professionisti richiede una prova concreta e inequivocabile della separatezza delle attività. Non è sufficiente affermare che gli incarichi societari sono stati gestiti senza l’uso dello studio; è necessario dimostrarlo documentalmente. In assenza di tale prova, l’Amministrazione Finanziaria e i giudici tributari considereranno tutti i redditi come un unico flusso generato dall’attività professionale organizzata, e quindi interamente soggetto a IRAP.

Un professionista che ricopre cariche societarie deve sempre pagare l’IRAP sui relativi compensi?
Non automaticamente. L’imposta è dovuta se, per svolgere tali incarichi, si avvale della sua autonoma organizzazione professionale. Tuttavia, si presume che lo faccia, a meno che non fornisca prova contraria.

Su chi ricade l’onere di provare l’assenza di autonoma organizzazione in una richiesta di rimborso IRAP?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente che presenta l’istanza di rimborso. È lui che deve dimostrare di non aver utilizzato la propria struttura professionale per gli incarichi societari.

Cosa deve dimostrare un professionista per ottenere il rimborso dell’IRAP sui compensi da amministratore o sindaco?
Deve provare la totale separatezza tra l’attività svolta tramite il proprio studio e quella relativa agli incarichi societari, dimostrando di non essersi avvalso delle strutture, dei dipendenti e dei collaboratori del suo studio professionale per espletare tali mandati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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