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Rimborso IRAP professionisti: onere della prova

Un professionista ha richiesto il rimborso IRAP per compensi derivanti da incarichi societari, sostenendo di non aver utilizzato la propria struttura. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che spetta al contribuente dimostrare la totale separazione tra l’attività professionale e gli incarichi ricoperti. La mancata prova di questa separazione preclude il diritto al rimborso IRAP professionisti.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso IRAP Professionisti: La Cassazione e l’Onere della Prova per Incarichi Societari

La questione del rimborso IRAP professionisti per i compensi percepiti da incarichi in organi societari è un tema di costante dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’onere di dimostrare la totale assenza del requisito dell’autonoma organizzazione grava interamente sul contribuente che chiede il rimborso. In mancanza di tale prova, la richiesta è destinata a fallire.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso

Un professionista, attivo come dottore commercialista, richiedeva all’Agenzia delle Entrate il rimborso di una parte dell’IRAP versata per l’anno 2007. La richiesta riguardava specificamente i compensi ottenuti per le cariche di vice-presidente del consiglio di amministrazione di un istituto di credito e di presidente e membro del collegio sindacale di altre società. A suo avviso, tali attività erano state svolte senza l’ausilio della propria struttura professionale e, pertanto, non dovevano essere soggette a IRAP.

Il Percorso Giudiziario

L’Agenzia delle Entrate negava il rimborso. Il contribuente si rivolgeva quindi alla giustizia tributaria. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva inizialmente le sue ragioni, la Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, riformava la decisione. I giudici di secondo grado ritenevano legittimo il diniego dell’Agenzia, evidenziando che il professionista non aveva fornito prova sufficiente a dimostrare che per gli incarichi societari non si fosse avvalso della sua organizzazione professionale. Il caso giungeva così all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: Focus sul Rimborso IRAP Professionisti e l’Onere della Prova

La Suprema Corte ha respinto il ricorso del professionista, confermando la decisione dei giudici d’appello. La decisione si basa su un consolidato orientamento giurisprudenziale in materia di rimborso IRAP professionisti.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno chiarito che un libero professionista che svolge contemporaneamente incarichi in organi societari (come amministratore o sindaco) non è automaticamente escluso dall’imposizione IRAP per i compensi derivanti da tali cariche.

Il punto cruciale è l’onere probatorio. Secondo la Corte:

1. Presunzione di Unità: Si presume che il professionista, disponendo di una propria autonoma organizzazione per la sua attività principale, la utilizzi anche per gli incarichi societari, specialmente quando questi richiedono competenze tecniche e giuridiche collegate alla sua professione.
2. Onere a Carico del Contribuente: Di conseguenza, spetta al professionista che richiede il rimborso dimostrare la totale separatezza tra le due attività. Egli deve provare, in modo inconfutabile, che per lo svolgimento degli incarichi societari non si è avvalso in alcun modo delle strutture, dei dipendenti e dei collaboratori del proprio studio.
3. Insindacabilità del Fatto: La Corte territoriale aveva accertato, con una valutazione di fatto non riesaminabile in sede di Cassazione, che il contribuente non aveva fornito tale prova. Anzi, i costi documentati nel modello Unico per la sua attività professionale erano ingenti, rendendo poco plausibile una completa separazione.

In sostanza, il mancato assolvimento di questo rigoroso onere probatorio è stato fatale per la richiesta di rimborso del professionista.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di estrema importanza pratica: chi intende chiedere un rimborso IRAP professionisti per compensi derivanti da cariche societarie deve prepararsi a fornire una prova solida e dettagliata della non utilizzazione della propria struttura professionale. Non è sufficiente una mera affermazione, ma sono necessari elementi concreti che dimostrino una netta cesura tra l’attività professionale e quella svolta come amministratore o sindaco. La presunzione gioca a favore del Fisco, e superarla richiede un onere probatorio particolarmente gravoso a carico del contribuente.

Un professionista che ricopre cariche societarie ha sempre diritto al rimborso IRAP su quei compensi?
No. Secondo la Corte, il professionista non è automaticamente escluso dall’imposizione IRAP per tali compensi. Ha diritto al rimborso solo se prova l’assenza del requisito dell’autonoma organizzazione in relazione specifica a quelle attività.

Su chi ricade l’onere di provare che non è stata utilizzata la propria organizzazione professionale per gli incarichi societari?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente che richiede il rimborso. È lui che deve dimostrare la totale separatezza tra l’attività svolta con la propria struttura professionale e quella relativa agli incarichi societari.

Cosa succede se un professionista svolge un’attività sostanzialmente unitaria che unisce competenze professionali e incarichi societari?
Se non è possibile scorporare le diverse categorie di compensi e verificare l’esistenza dei requisiti impositivi per ciascun settore, il diritto al rimborso viene meno. La Corte presume che il professionista utilizzi la propria organizzazione per tutte le attività che richiedono le sue competenze tecniche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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