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Rimborso interessi tributari: quale tasso si applica?

Una società richiedeva il rimborso di tributi con interessi calcolati a un tasso maggiorato previsto da un regolamento comunale temporaneo. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che per il rimborso interessi tributari si applica la normativa vigente al momento in cui il diritto alla restituzione diventa definitivo. Pertanto, va applicato il tasso legale previsto dalla legge nazionale e dal regolamento comunale in vigore in quel momento, disapplicando norme locali contrastanti e illegittime.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso interessi tributari: come si calcola il tasso corretto?

La questione del rimborso interessi tributari rappresenta un tema di grande rilevanza per cittadini e imprese che si trovano a interfacciarsi con la pubblica amministrazione. Quando un contribuente ottiene la restituzione di somme indebitamente versate, ha diritto anche agli interessi maturati. Ma quale tasso si applica, specialmente se nel tempo i regolamenti comunali sono cambiati? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14337 del 2024, offre chiarimenti decisivi, applicando il principio tempus regit actum e delineando i confini del potere regolamentare degli enti locali.

I fatti del caso

Una società, dopo aver ottenuto l’annullamento definitivo di una cartella di pagamento relativa alla TARSU per gli anni 2000 e 2001, riceveva dal Comune competente il rimborso del capitale versato. Tuttavia, gli interessi venivano calcolati al saggio legale. La società contestava tale calcolo, sostenendo di aver diritto a un tasso di interesse ben più favorevole (il 7% semestrale), previsto da un regolamento comunale approvato nel 2009, in un periodo intermedio tra due normative che invece prevedevano il tasso legale.
La controversia verteva quindi sull’individuazione della disciplina applicabile in un contesto di successione di norme regolamentari comunali con contenuti differenti.

La successione delle norme sul rimborso interessi tributari

Nel corso degli anni, il Comune in questione aveva adottato diversi regolamenti:
1. Un regolamento del 1999, modificato nel 2007, che stabiliva l’applicazione del saggio legale per la riscossione e il rimborso dei tributi.
2. Un regolamento del 2009, introdotto da un Commissario Straordinario, che per la sola TARSU prevedeva un interesse del 7% a semestre.
3. Un regolamento del 2010, che ripristinava l’applicazione del saggio legale per tutti i tributi comunali.

Il contribuente basava la propria pretesa sul regolamento del 2009. Tuttavia, sia il tribunale di primo grado che la commissione tributaria regionale avevano respinto la richiesta, ritenendo applicabile la normativa che prevedeva il saggio legale.

La decisione della Corte di Cassazione e il principio ‘Tempus Regit Actum’

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione dei giudici di merito ma correggendone e integrandone la motivazione. Il punto focale della sentenza è l’applicazione del principio tempus regit actum (il tempo regola l’atto). Secondo la Corte, per determinare la normativa applicabile, è cruciale individuare il momento esatto in cui sorge il diritto al rimborso.

Quando nasce il diritto al rimborso?

La Corte ha chiarito che il diritto alla restituzione delle somme indebitamente versate (e dei relativi interessi) non sorge con il pagamento originario, ma nel momento in cui l’annullamento dell’atto impositivo diventa definitivo. Nel caso di specie, ciò è avvenuto con il passaggio in giudicato della sentenza della commissione tributaria regionale, in data 29 dicembre 2015.

La normativa applicabile al momento del fatto

A quella data, la normativa nazionale di riferimento (Legge n. 296/2006) imponeva agli enti locali di determinare la misura degli interessi entro un limite massimo di tre punti percentuali rispetto al tasso legale. Il regolamento comunale del 2010, in vigore nel 2015, si era conformato a tale previsione, fissando gli interessi al saggio legale.

Le motivazioni

La Corte ha fornito una motivazione dettagliata e strutturata. In primo luogo, ha stabilito che il regolamento del 2009, invocato dalla società, era illegittimo. Esso, infatti, riproduceva una norma nazionale (l’art. 75 del D.Lgs. 507/1993) che era stata abrogata dalla Legge n. 296/2006. Un regolamento comunale non può porsi in contrasto con una legge statale sovraordinata. Pertanto, tale regolamento doveva essere disapplicato dal giudice tributario.
In secondo luogo, applicando il principio tempus regit actum, la Corte ha affermato che la disciplina da considerare è quella vigente nel momento in cui il presupposto del diritto (l’annullamento definitivo dell’atto) si è consolidato. Poiché ciò è avvenuto nel 2015, la normativa applicabile era quella prevista dal regolamento comunale del 2010, che fissava gli interessi nella misura del saggio legale, in piena conformità con la legislazione nazionale.
Di conseguenza, la pretesa della società di ottenere un tasso di interesse più elevato sulla base di un regolamento intermedio, peraltro illegittimo, è stata ritenuta infondata.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di rimborso interessi tributari: la misura degli interessi è determinata dalla legge e dai regolamenti in vigore nel momento in cui il diritto alla restituzione diventa certo e definitivo. Gli enti locali non possono discostarsi dai limiti imposti dalla legislazione nazionale e i regolamenti che lo fanno sono illegittimi e devono essere disapplicati. Per i contribuenti, ciò significa che la richiesta di rimborso deve essere sempre valutata alla luce della normativa applicabile al momento del passaggio in giudicato della sentenza favorevole, e non sulla base di disposizioni più vantaggiose ma non più in vigore o contrarie alla legge.

Quale tasso di interesse si applica a un rimborso di tributi comunali se i regolamenti sono cambiati nel tempo?
Si applica il tasso previsto dalla normativa (legge nazionale e regolamento comunale conforme) in vigore nel momento in cui il diritto al rimborso diventa definitivo, ad esempio con il passaggio in giudicato della sentenza che annulla l’atto impositivo. Questo principio è noto come tempus regit actum.

Quando sorge il diritto al rimborso di un tributo pagato indebitamente a seguito di un accertamento poi annullato?
Il diritto al rimborso e ai relativi interessi sorge nel momento in cui la sentenza che annulla l’atto di accertamento diventa definitiva e non più impugnabile (passaggio in giudicato), e non alla data del pagamento originario.

Un regolamento comunale può prevedere un tasso di interesse per i rimborsi in contrasto con la legge nazionale?
No. Un regolamento comunale che stabilisce un tasso di interesse non conforme ai limiti fissati dalla legge nazionale (nello specifico, la Legge n. 296/2006) è illegittimo e deve essere disapplicato dal giudice, poiché le fonti normative di rango inferiore non possono derogare a quelle di rango superiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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