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Rimborso imposte dirette e aiuti di Stato de minimis

La Corte di Cassazione esamina un caso di rimborso imposte dirette richiesto da due coniugi per il triennio 1990-1992. La questione centrale è se una semplice autocertificazione sia una prova sufficiente per dimostrare il rispetto della regola europea ‘de minimis’ sugli aiuti di Stato, condizione necessaria per ottenere il rimborso. L’Agenzia delle Entrate contesta la decisione dei giudici di merito, che avevano concesso il rimborso basandosi su tale documento, portando il caso fino al giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Imposte Dirette: L’Autocertificazione Basta per gli Aiuti de Minimis?

L’ottenimento di un rimborso imposte dirette può trasformarsi in un complesso percorso legale, soprattutto quando si intreccia con le normative europee sugli aiuti di Stato. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare una questione cruciale: quale valore probatorio ha un’autocertificazione per dimostrare di rientrare nella regola ‘de minimis’? Analizziamo il caso per comprendere meglio i principi in gioco.

I Fatti di Causa

La controversia nasce dalla richiesta di due coniugi, titolari di redditi di lavoro autonomo e di impresa, di ottenere il rimborso del 90% delle imposte dirette versate per gli anni d’imposta dal 1990 al 1992. Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Agenzia delle Entrate, i contribuenti hanno adito le vie legali.

Il loro diritto al rimborso era subordinato alla compatibilità con la disciplina europea sugli aiuti di Stato, in particolare al rispetto della cosiddetta regola ‘de minimis’. Questa regola stabilisce che gli aiuti di piccola entità non necessitano di autorizzazione da parte della Commissione Europea, in quanto non idonei a falsare la concorrenza.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

In secondo grado, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha dato ragione ai contribuenti, rigettando l’appello dell’Ufficio. I giudici regionali hanno ritenuto che i contribuenti avessero assolto al loro onere probatorio. A sostegno della loro posizione, avevano infatti depositato in giudizio una ‘autocertificazione di non conseguimento degli aiuti di stato per il triennio precedente’.

Secondo la CTR, questo documento era sufficiente per dimostrare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione della regola ‘de minimis’, confermando così il loro diritto al rimborso delle imposte versate (Irpef e Ilor).

Il Ricorso dell’Agenzia delle Entrate e la questione del rimborso imposte dirette

Insoddisfatta della decisione, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico, ma complesso, motivo. L’Amministrazione finanziaria ha denunciato la violazione di numerose norme, sia nazionali che europee, tra cui l’articolo 2697 del Codice Civile, che disciplina l’onere della prova, e gli articoli 107 e 108 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, che regolano gli aiuti di Stato.

Il cuore della doglianza dell’Agenzia è che una semplice autocertificazione non possa essere considerata una prova sufficiente per un fatto così rilevante, specialmente in una materia delicata come quella degli aiuti di Stato, che impatta direttamente sulla concorrenza nel mercato unico europeo. Secondo l’Ufficio, ammettere una prova così debole significherebbe violare i principi comunitari e nazionali sull’onere probatorio, che spetta a chi chiede il beneficio.

Le Motivazioni

La decisione della Commissione Tributaria Regionale si fonda su un’interpretazione che valorizza l’autocertificazione come strumento idoneo a soddisfare l’onere probatorio del contribuente. I giudici di merito hanno ritenuto che, data la natura della circostanza (provare un ‘non fatto’, ovvero il non aver ricevuto aiuti), l’autodichiarazione rappresentasse la prova massima esigibile. Tale approccio mira a bilanciare la necessità di rigore nell’applicazione delle norme europee con il principio di non aggravare eccessivamente la posizione processuale del contribuente. Tuttavia, la questione che la Cassazione dovrà risolvere è se questo bilanciamento sia corretto o se, al contrario, la tutela della concorrenza europea richieda una prova più solida e oggettiva, che vada oltre la mera dichiarazione della parte interessata. La pronuncia della Suprema Corte sarà determinante per definire lo standard probatorio richiesto in casi analoghi di rimborso imposte dirette.

Le Conclusioni

Il caso sottoposto alla Corte di Cassazione ha implicazioni pratiche di notevole portata. Una decisione favorevole ai contribuenti potrebbe semplificare l’accesso a benefici fiscali simili, riconoscendo un ampio valore all’autocertificazione. Al contrario, un accoglimento del ricorso dell’Agenzia delle Entrate rafforzerebbe la necessità per i contribuenti di fornire prove documentali concrete e oggettive per dimostrare il rispetto dei limiti ‘de minimis’. Questa seconda opzione, pur essendo più onerosa per i cittadini e le imprese, garantirebbe una maggiore aderenza alla normativa europea e una più efficace prevenzione della concessione di aiuti di Stato illegittimi. La sentenza finale stabilirà un importante precedente su come bilanciare i diritti del contribuente con le esigenze di controllo del mercato unico europeo.

Qual è l’oggetto principale della controversia?
La controversia riguarda la richiesta di rimborso del 90% delle imposte dirette versate da due coniugi per il triennio 1990-1992 e la validità di un’autocertificazione come prova per l’applicazione della regola europea ‘de minimis’ sugli aiuti di Stato.

Cosa ha deciso la Commissione Tributaria Regionale?
La Commissione Tributaria Regionale ha deciso in favore dei contribuenti, stabilendo che la loro autocertificazione, in cui dichiaravano di non aver ricevuto altri aiuti di Stato nel triennio precedente, era una prova sufficiente per soddisfare l’onere probatorio e ottenere il rimborso richiesto.

Per quale motivo l’Agenzia delle Entrate ha fatto ricorso in Cassazione?
L’Agenzia delle Entrate ha fatto ricorso sostenendo che una semplice autocertificazione non è una prova adeguata per dimostrare il rispetto della regola ‘de minimis’, e che la decisione dei giudici di merito viola le norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e la normativa europea sugli aiuti di Stato (artt. 107 e 108 TFUE).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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