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Rimborso fiscale de minimis: l’onere della prova

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in materia di rimborso fiscale basato su agevolazioni qualificabili come aiuti di Stato, l’onere della prova del rispetto dei limiti del regolamento ‘de minimis’ spetta interamente al contribuente. Il caso riguardava una richiesta di rimborso IRPEF per eventi sismici. La Corte ha cassato la decisione del giudice di merito che aveva concesso il rimborso demandando la verifica dei requisiti a una futura autodichiarazione, ribadendo che la prova deve essere fornita nel corso del giudizio.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Fiscale de Minimis: la Prova spetta sempre al Contribuente

L’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in materia di agevolazioni fiscali e aiuti di Stato: l’onere di dimostrare i requisiti per ottenere un rimborso fiscale de minimis ricade interamente sul contribuente. Non è possibile ottenere il beneficio basandosi su una verifica posticipata o su una semplice autodichiarazione da presentare in futuro. Vediamo i dettagli di questa importante decisione.

Il Fatto: la Richiesta di Rimborso IRPEF

Una contribuente, esercente attività d’impresa, aveva richiesto all’Amministrazione Finanziaria il rimborso del 50% dell’IRPEF versata tra il 2002 e il 2006. La richiesta si basava su specifiche agevolazioni previste a seguito di eventi sismici avvenuti nella provincia di Catania. Di fronte al silenzio-rifiuto dell’ufficio, la contribuente si era rivolta alla giustizia tributaria.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla contribuente, riconoscendo il suo diritto al rimborso. La motivazione dei giudici di merito si fondava sul presupposto che il beneficio potesse essere concesso in quanto aiuto rientrante nel regime de minimis. Sorprendentemente, la decisione era stata presa nonostante la contribuente fosse rimasta contumace nel giudizio di appello e senza che l’Amministrazione Finanziaria avesse sollevato contestazioni specifiche sul punto. I giudici avevano ritenuto sufficiente che il rispetto dei limiti de minimis fosse verificato in un secondo momento, nella fase esecutiva, tramite un’autodichiarazione della parte.

La Questione del rimborso fiscale de minimis davanti alla Cassazione

L’Amministrazione Finanziaria ha impugnato la sentenza, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso era unico e preciso: violazione di legge. Secondo l’Agenzia, i giudici di merito avevano commesso un errore di diritto nel riconoscere il rimborso in totale assenza di prove, da parte della contribuente, del rispetto delle condizioni previste dalla normativa europea sugli aiuti de minimis.

L’Amministrazione ha sostenuto che il giudice non può concedere un’agevolazione fiscale, qualificabile come aiuto di Stato, senza una verifica concreta e attuale dei presupposti. Demandare tale controllo a una fase successiva e a una dichiarazione unilaterale del beneficiario significherebbe eludere i rigorosi vincoli imposti dal diritto dell’Unione Europea.

Le Norme Europee sugli Aiuti di Stato

Il cuore della controversia risiede nel bilanciamento tra le agevolazioni nazionali e le regole europee sulla concorrenza. Gli aiuti di Stato sono, in linea di principio, incompatibili con il mercato interno. Tuttavia, il regolamento de minimis prevede un’eccezione per gli aiuti di piccola entità, fissando una soglia massima che un’impresa può ricevere in un determinato arco temporale (solitamente tre anni). Per beneficiare di questa eccezione, è però indispensabile dimostrare di non aver superato tale soglia, considerando tutti gli aiuti della stessa natura ricevuti.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: le decisioni della Commissione Europea in materia di aiuti di Stato sono vincolanti per i giudici nazionali. Questi ultimi hanno l’obbligo di applicare il diritto comunitario, disapplicando le norme interne in contrasto con esso.

Nel caso specifico, il giudice di merito avrebbe dovuto verificare in concreto se l’aiuto richiesto, sommato ad altri eventualmente già ricevuti, rientrasse nei limiti del de minimis. La Corte ha specificato che l’onere della prova di tali presupposti grava esclusivamente sul contribuente che richiede il beneficio. È il richiedente che deve fornire in giudizio tutti gli elementi necessari a dimostrare di aver diritto all’agevolazione.

La soluzione adottata dalla Commissione Tributaria Regionale, ovvero rinviare la verifica a un’autodichiarazione in fase esecutiva, è stata giudicata illegittima. Tale approccio, infatti, inverte l’onere della prova e permette l’erogazione di un aiuto di Stato senza il preventivo e necessario accertamento dei requisiti di legge. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio cruciale per chiunque richieda agevolazioni fiscali qualificabili come aiuti di Stato: la proattività nella dimostrazione dei propri diritti è essenziale. Non basta affermare di rientrare in un regime di favore come il de minimis; è necessario provarlo in modo documentale e inequivocabile durante il procedimento giudiziario. Il giudice non può supplire a una carenza probatoria della parte, né può posticipare una verifica che è condizione stessa per il riconoscimento del diritto. Per imprese e professionisti, ciò significa mantenere una contabilità precisa e aggiornata di tutti gli aiuti ricevuti, per essere sempre pronti a dimostrare la propria posizione in caso di richiesta di benefici o di contenzioso con il Fisco.

A chi spetta l’onere della prova per ottenere un rimborso fiscale de minimis?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di dimostrare la sussistenza dei presupposti per rientrare nel regime degli aiuti de minimis spetta interamente al contribuente che richiede il beneficio. La prova deve essere fornita nel corso del giudizio.

Può un giudice concedere un’agevolazione fiscale rinviando la verifica dei requisiti a una futura autodichiarazione del contribuente?
No. La Corte ha stabilito che è illegittimo riconoscere il diritto a un’agevolazione fiscale (aiuto di Stato) demandando la verifica del rispetto dei limiti de minimis a una fase successiva al giudizio, come quella esecutiva, tramite un’autodichiarazione. La verifica deve essere effettuata dal giudice in base alle prove fornite in causa.

Le decisioni della Commissione Europea in materia di aiuti di Stato sono vincolanti per i giudici italiani?
Sì. La Corte ha ribadito che le decisioni adottate dalla Commissione UE in materia di aiuti di Stato costituiscono fonte di diritto comunitario e vincolano il giudice nazionale, il quale è obbligato a darvi attuazione, se necessario anche disapplicando le norme interne in contrasto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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