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Rimborso Euroritenuta: sì dopo voluntary disclosure

La Cassazione conferma il diritto al rimborso Euroritenuta per un contribuente che ha aderito alla voluntary disclosure. La Corte stabilisce che il principio UE contro la doppia imposizione prevale sulla procedura nazionale, riconoscendo che il termine per la richiesta di rimborso decorre dal pagamento in Italia e non dalla ritenuta estera.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Euroritenuta: La Cassazione Conferma il Diritto anche Dopo la Voluntary Disclosure

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per i contribuenti che hanno aderito alla procedura di voluntary disclosure: il diritto al rimborso Euroritenuta non viene meno. Questa decisione chiarisce che il principio europeo contro la doppia imposizione fiscale prevale sulle procedure nazionali, garantendo equità al contribuente che decide di regolarizzare la propria posizione con il Fisco.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso Dopo la “Sanatoria”

Il caso riguarda una contribuente che, dopo aver aderito alla collaborazione volontaria per far emergere capitali detenuti all’estero (in Svizzera), ha richiesto all’Agenzia delle Entrate la restituzione della cosiddetta “Euroritenuta”. Si tratta di una ritenuta applicata in passato sui redditi da risparmio da un intermediario estero, in conformità con la direttiva europea 2003/48/CE.

Avendo regolarizzato la sua posizione e pagato le imposte dovute in Italia su quegli stessi redditi, la contribuente si è trovata di fatto a subire una doppia imposizione. Di fronte al silenzio dell’amministrazione finanziaria, che equivale a un rigetto (silenzio-rifiuto), ha intrapreso un’azione legale. Mentre il tribunale di primo grado le ha dato torto, la Commissione Tributaria Regionale ha accolto le sue ragioni, decisione poi contestata dall’Agenzia delle Entrate fino in Cassazione.

La Posizione dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate sosteneva principalmente due argomenti:
1. Tardività della richiesta: Secondo l’Amministrazione, il termine per chiedere il rimborso doveva decorrere dal momento del pagamento della ritenuta all’estero, rendendo la domanda presentata dalla contribuente fuori tempo massimo.
2. Definitività dell’adesione: L’adesione alla voluntary disclosure, secondo il Fisco, avrebbe reso definitiva la pretesa tributaria, impedendo qualsiasi successiva richiesta di rimborso.

Il Principio del Rimborso Euroritenuta: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando il diritto della contribuente al rimborso. La decisione si fonda su argomentazioni chiare che bilanciano la normativa nazionale con i principi inderogabili del diritto europeo e internazionale.

La Decorrenza dei Termini per il Rimborso

Il primo punto chiarito dalla Corte riguarda la tempistica. Il presupposto per la restituzione non è il pagamento originario della ritenuta all’estero, ma il momento in cui si concretizza la doppia imposizione. Questo avviene quando il contribuente paga le imposte in Italia sullo stesso reddito, a seguito della procedura di collaborazione volontaria. Pertanto, il termine biennale per la richiesta di rimborso decorre da quest’ultimo pagamento, rendendo tempestiva l’istanza della contribuente.

Il Diritto al Rimborso Euroritenuta e la Prevalenza del Diritto UE

Il cuore della decisione risiede nella supremazia del principio che vieta la doppia imposizione. La Corte ha ribadito che le norme europee (come la Direttiva 2003/48/CE) e gli accordi internazionali (come quello tra UE e Svizzera) hanno lo scopo preciso di evitare che un cittadino sia tassato due volte sullo stesso reddito. La voluntary disclosure è una procedura nazionale che, pur definendo la posizione fiscale del contribuente, non può annullare un diritto fondamentale sancito da fonti sovraordinate.

Negare il rimborso Euroritenuta equivarrebbe a imporre una sanzione indiretta e sproporzionata, in contrasto con i principi di armonizzazione fiscale europea.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che l’irretrattabilità della voluntary disclosure riguarda il contenuto della dichiarazione (cioè gli investimenti e le attività emerse), ma non preclude al contribuente di esercitare i propri diritti, come quello di chiedere un rimborso per evitare una duplicazione d’imposta. Inoltre, la procedura di collaborazione volontaria è strutturalmente diversa da un “accertamento con adesione”, che comporta una fase di contraddittorio e una definizione negoziale della pretesa. La voluntary disclosure, invece, è un’autodenuncia spontanea che non può trasformarsi in una trappola che nega diritti riconosciuti a livello comunitario. Le fonti comunitarie e convenzionali, essendo specifiche e prevalenti, impongono un’applicazione della normativa interna (come l’art. 165 T.U.I.R. sul credito d’imposta per redditi esteri) orientata a garantire il rimborso.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione stabilisce che un contribuente che regolarizza i capitali esteri tramite voluntary disclosure ha pieno diritto a ottenere il rimborso dell’Euroritenuta pagata all’estero. Questa sentenza rafforza la tutela del contribuente contro la doppia imposizione e chiarisce che le procedure di sanatoria fiscale non possono comprimere i diritti fondamentali derivanti dal diritto dell’Unione Europea. Si tratta di una vittoria importante per l’equità fiscale e la corretta interpretazione delle norme in un contesto transnazionale.

Aderire alla voluntary disclosure impedisce di chiedere il rimborso di tasse pagate all’estero come l’Euroritenuta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la procedura di voluntary disclosure non preclude il diritto al rimborso dell’Euroritenuta, poiché il principio UE che vieta la doppia imposizione prevale sulla normativa nazionale.

Da quando decorre il termine di due anni per chiedere il rimborso dell’Euroritenuta in caso di voluntary disclosure?
Il termine decorre dal giorno in cui si verifica il presupposto per la restituzione, cioè il momento della doppia imposizione. Questo coincide con il pagamento delle somme dovute in Italia a seguito della procedura di collaborazione volontaria, non dalla data in cui la ritenuta è stata originariamente operata all’estero.

Perché il diritto al rimborso dell’Euroritenuta è garantito anche se il reddito estero non era stato inizialmente dichiarato in Italia?
La Corte afferma che negare il rimborso equivarrebbe a una sanzione indiretta e sproporzionata. Le norme comunitarie e convenzionali, che sono prevalenti, mirano a eliminare la doppia imposizione. Il fatto che la regolarizzazione avvenga tramite una procedura agevolativa come la voluntary disclosure non può annullare questo diritto fondamentale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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