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Rimborso de minimis: la prova spetta al contribuente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 29268/2025, ha accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale contro un contribuente che chiedeva un rimborso IRPEF basato su agevolazioni per calamità naturali. La Corte ha stabilito che l’onere di provare il rispetto dei limiti previsti dal regolamento europeo sul “rimborso de minimis” spetta interamente al contribuente. La sentenza impugnata è stata cassata perché il giudice di merito non ha correttamente valutato la prova fornita (un’autodichiarazione), né ha verificato che si riferisse al corretto triennio di riferimento (2001-2003). Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso de minimis: la Cassazione chiarisce onere della prova e limiti

L’ottenimento di un’agevolazione fiscale, come un rimborso de minimis, non è un processo automatico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’onere di dimostrare di possedere tutti i requisiti, specialmente quelli relativi agli aiuti di Stato, grava interamente sul contribuente. Questo caso, nato da una richiesta di rimborso per le imposte versate in seguito a eventi calamitosi, offre importanti spunti di riflessione sull’interazione tra normativa nazionale e principi europei.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Rimborso e il Contenzioso

La vicenda ha origine dalla richiesta di un lavoratore autonomo, residente in un comune siciliano colpito da un sisma nel 1990, di ottenere il rimborso delle imposte versate per gli anni 1990, 1991 e 1992. La richiesta si basava su una specifica norma di agevolazione. Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Agenzia Fiscale, il contribuente (e successivamente il suo erede) ha avviato un contenzioso.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione al cittadino, riconoscendo il suo diritto al rimborso. In particolare, la corte d’appello aveva ritenuto l’agevolazione compatibile con la normativa europea sugli aiuti di Stato, poiché rientrava nei limiti del regolamento de minimis. A sostegno di ciò, valorizzava una dichiarazione sostitutiva presentata dal contribuente, a fronte della quale l’ufficio fiscale non aveva mosso specifiche contestazioni. L’Agenzia Fiscale, però, non si è arresa e ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sul rimborso de minimis

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo giudice per un riesame. I giudici supremi hanno ritenuto che la decisione impugnata fosse errata su due punti cruciali: la valutazione dell’onere della prova e l’identificazione del corretto periodo temporale per la verifica dei limiti de minimis.

Le Motivazioni: L’Onere della Prova e il Corretto Periodo di Riferimento

La Corte ha articolato la sua decisione sulla base di principi consolidati in materia di aiuti di Stato e di prove nel processo tributario.

Il Principio del “de minimis” e i Limiti Europei

I giudici hanno innanzitutto ricordato che gli aiuti di Stato sono, in linea di principio, vietati dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. La deroga prevista dal regolamento de minimis è applicabile solo se l’importo totale degli aiuti concessi a un’unica impresa non supera una determinata soglia in un arco di tempo di tre anni. Se la soglia viene superata, l’intero aiuto (e non solo l’eccedenza) diventa illegittimo.

La Corte ha precisato che la sussistenza di questi requisiti deve essere valutata al momento della concessione del beneficio, non della sua effettiva erogazione. Inoltre, ha chiarito che il periodo di tre anni da considerare decorre dal momento in cui si ottiene il primo aiuto. Nel caso specifico, essendo la legge istitutiva del beneficio del 2002 (con entrata in vigore il 1° gennaio 2003), il triennio di riferimento per verificare il rispetto della soglia è il 2001-2003.

L’Autodichiarazione come Prova nel contesto del rimborso de minimis

Il punto centrale della decisione riguarda la prova. La Cassazione ha affermato senza mezzi termini che l’onere di provare la compatibilità dell’aiuto con il regime de minimis grava sul contribuente. Per il periodo antecedente al 31 maggio 2017 (data di piena operatività del Registro Nazionale degli Aiuti di Stato), il contribuente può assolvere a tale onere mediante un’autodichiarazione.

Tuttavia, la Corte ha censurato la sentenza di secondo grado per due motivi: in primo luogo, ha fatto un generico riferimento a una soglia di 200.000 euro (introdotta da un regolamento successivo e non applicabile al caso di specie); in secondo luogo, ha dato valore probatorio a un’autodichiarazione senza verificare a quale triennio si riferisse e, quindi, se fosse pertinente a dimostrare il rispetto dei limiti nel periodo corretto (2001-2003).

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza rafforza un principio cardine del diritto tributario: chi chiede un beneficio fiscale deve essere in grado di dimostrare, con prove concrete e pertinenti, di averne diritto. Nel caso del rimborso de minimis, non basta affermare di rientrare nei limiti; è necessario provarlo attivamente. L’autodichiarazione è uno strumento valido, ma deve essere redatta con precisione, indicando chiaramente il periodo di riferimento corretto secondo la normativa applicabile. I contribuenti e i loro consulenti devono quindi prestare la massima attenzione non solo alla richiesta del beneficio, ma anche alla preparazione della documentazione probatoria necessaria a sostenere le proprie ragioni in un eventuale contenzioso.

Su chi grava l’onere di provare il rispetto dei limiti “de minimis” per ottenere un’agevolazione fiscale?
L’onere della prova grava interamente sul contribuente. È lui che deve dimostrare di non aver superato la soglia degli aiuti di Stato consentiti nel periodo di riferimento per poter beneficiare dell’agevolazione.

Quale periodo di tre anni è rilevante per verificare il superamento della soglia “de minimis” in questo specifico caso?
La Corte ha stabilito che il triennio di riferimento per la verifica del rispetto dei limiti è quello che va dal 2001 al 2003. Questo periodo è calcolato a ritroso a partire dal momento in cui il beneficio è stato concesso per legge, ovvero con l’entrata in vigore della L. 289/2002 il 1° gennaio 2003.

È possibile utilizzare un’autodichiarazione per provare di non aver superato i limiti degli aiuti di Stato?
Sì, per il periodo antecedente alla piena operatività del Registro Nazionale degli Aiuti di Stato (31 maggio 2017), l’autodichiarazione è considerata una forma probatoria valida. Tuttavia, essa deve essere chiara e riferirsi specificamente al corretto triennio per essere considerata prova sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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