LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimborso credito IVA: onere della prova e decadenza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20188/2024, ha stabilito che l’Amministrazione Finanziaria può sempre contestare la richiesta di rimborso credito IVA, anche dopo la scadenza dei termini per l’accertamento. La Corte ha ribadito che l’onere di provare l’effettiva esistenza del credito spetta sempre al contribuente, il quale deve conservare e produrre la documentazione necessaria, indipendentemente dal tempo trascorso. La mancata esibizione dei registri IVA ha legittimato il diniego del rimborso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Credito IVA: La Prova Spetta Sempre al Contribuente

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un tema cruciale per imprese e professionisti: la richiesta di rimborso credito IVA. La decisione chiarisce che l’Amministrazione Finanziaria può contestare l’esistenza di un credito anche se sono trascorsi i termini di decadenza per l’accertamento. Questo principio rafforza l’importanza per il contribuente di conservare meticolosamente la documentazione fiscale, poiché l’onere della prova ricade interamente su di lui.

I Fatti del Caso

Una società finanziaria aveva acquistato un cospicuo credito IVA da un’altra società dichiarata fallita. Il credito, relativo all’anno d’imposta 2010, traeva origine da operazioni contabili risalenti agli anni 1998 e 1999. La società acquirente ha quindi presentato istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate.

L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, ha rigettato la richiesta. La motivazione del diniego era chiara: la società non era stata in grado di esibire i registri IVA degli acquisti e delle vendite relativi agli anni in cui il credito si era originato, documenti indispensabili per dimostrarne l’effettiva esistenza. La controversia è giunta fino in Cassazione dopo che la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’ufficio finanziario, riformando la decisione di primo grado.

La Questione del Rimborso Credito IVA e la Decadenza

Il nodo centrale della questione legale era se l’Amministrazione Finanziaria potesse legittimamente contestare un credito e chiederne la prova documentale anche dopo che i termini per l’accertamento fiscale su quelle annualità fossero scaduti.

Secondo la tesi della società ricorrente, una volta decorsi tali termini, il credito esposto in dichiarazione doveva considerarsi consolidato e non più contestabile. L’ufficio, non avendo esercitato il proprio potere di rettifica nei tempi previsti, avrebbe perso la possibilità di metterne in discussione la legittimità. Di contro, l’Agenzia delle Entrate sosteneva che la scadenza dei termini di accertamento riguarda l’imposta dovuta, ma non preclude la verifica dei fatti costitutivi di un credito che il contribuente chiede di monetizzare tramite rimborso.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando l’orientamento già espresso dalle sue Sezioni Unite. I giudici hanno stabilito una distinzione fondamentale:

1. Potere di Accertamento: I termini di decadenza si applicano al potere dell’Amministrazione di rettificare la dichiarazione per accertare una maggiore imposta dovuta. Scaduti questi termini, l’ufficio non può più pretendere pagamenti aggiuntivi per quel periodo d’imposta.
2. Verifica del Credito: La richiesta di rimborso è una pretesa del contribuente verso l’Erario. In questo caso, non si tratta di accertare un debito, ma di verificare l’esistenza di un credito. Questo potere di verifica non è soggetto ai termini di decadenza previsti per l’accertamento. Il credito, per esistere, deve basarsi su fatti generatori reali e documentati.

La Corte ha specificato che l’esposizione del credito in dichiarazione non è sufficiente a provarne l’esistenza. È il contribuente, nel momento in cui chiede il rimborso (anche a distanza di molti anni, magari dopo averlo riportato a nuovo per diversi periodi), che riattualizza la necessità di dimostrarne il fondamento. Di conseguenza, su di lui grava l’onere della prova e il dovere di conservare la documentazione contabile necessaria.

L’inerzia dell’Amministrazione nel contestare il credito negli anni non può essere interpretata come un riconoscimento tacito. Al contrario, la richiesta di rimborso attiva il potere-dovere dell’ufficio di verificare la legittimità della pretesa.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio di fondamentale importanza pratica: chi vanta un credito IVA e intende chiederne il rimborso deve essere sempre pronto a dimostrarne l’origine e la legittimità, a prescindere dal tempo trascorso. La decadenza dei termini di accertamento non crea una “sanatoria” per crediti non documentati. Questa decisione sottolinea l’importanza di una gestione documentale rigorosa e a lungo termine, poiché l’onere di provare la fondatezza delle proprie pretese verso il Fisco rimane saldamente in capo al contribuente.

L’Amministrazione Finanziaria può contestare un credito IVA se sono scaduti i termini per l’accertamento?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la scadenza dei termini di accertamento preclude la rettifica dell’imposta dovuta, ma non impedisce all’Amministrazione di contestare l’esistenza dei fatti costitutivi di un credito quando il contribuente ne chiede il rimborso.

Chi deve provare l’esistenza di un credito IVA quando se ne chiede il rimborso?
L’onere della prova spetta sempre e solo al contribuente. Egli deve fornire tutta la documentazione contabile (es. registri IVA, fatture) necessaria a dimostrare l’effettiva esistenza del credito, indipendentemente da quanto tempo sia passato dalla sua maturazione.

L’inerzia dell’Amministrazione Finanziaria equivale a un riconoscimento del credito IVA esposto in dichiarazione?
No. La Corte ha chiarito che l’omesso esercizio del potere di controllo negli anni non determina alcun effetto accertativo o riconoscimento implicito del credito. La verifica scatta nel momento in cui il contribuente avanza una pretesa di rimborso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati