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Rimborso credito IVA: contestabile anche dopo i termini

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7036/2025, stabilisce un principio fondamentale in materia di rimborso credito IVA. Anche se sono scaduti i termini per l’accertamento fiscale, l’Amministrazione Finanziaria mantiene il diritto di verificare l’effettiva esistenza del credito esposto in dichiarazione. La semplice indicazione del credito non lo rende definitivo e non contestabile. Il caso riguardava una società che aveva acquisito un credito IVA da un’altra impresa poi fallita, vedendosi negare il rimborso per mancanza di documentazione probatoria. La Suprema Corte ha cassato la decisione del giudice di merito, che aveva erroneamente ritenuto il credito ormai consolidato, riaffermando il potere di controllo del Fisco sulla sostanza del diritto al rimborso.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Credito IVA: il Fisco può contestarlo anche dopo la scadenza dei termini

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per imprese e professionisti: la richiesta di rimborso credito IVA può essere contestata dall’Amministrazione Finanziaria anche se sono decorsi i termini per l’accertamento. Questo significa che la semplice indicazione di un’eccedenza d’imposta nella dichiarazione annuale non la rende automaticamente definitiva e intoccabile. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le implicazioni di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società finanziaria aveva acquisito, tramite cessione, un cospicuo credito IVA da un’altra azienda di gioielleria. Quest’ultima, successivamente, era stata dichiarata fallita. Al momento della richiesta di rimborso da parte della società cessionaria, l’Agenzia delle Entrate aveva emesso un provvedimento di diniego. La motivazione? L’impresa cedente, a causa del fallimento, non era stata in grado di fornire tutta la documentazione necessaria a giustificare l’esistenza e l’ammontare del credito.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

In un primo momento, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione alla società contribuente. Secondo i giudici di merito, una volta trascorso il termine previsto dalla legge per l’Amministrazione Finanziaria per effettuare i controlli e gli accertamenti sulla dichiarazione IVA, il credito in essa esposto si sarebbe ‘cristallizzato’. In altre parole, sarebbe diventato definitivo e non più contestabile. Di conseguenza, il Fisco non avrebbe più potuto metterne in discussione la legittimità.

Il Principio di Diritto sul Rimborso Credito IVA

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la sentenza della CTR, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha ribaltato completamente la decisione precedente, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione. Il punto centrale della decisione si basa su un orientamento consolidato, espresso in precedenza dalle Sezioni Unite. L’Amministrazione Finanziaria ha sempre il potere di verificare l’effettiva esistenza del credito IVA richiesto a rimborso, indipendentemente dalla scadenza dei termini per l’accertamento o la rettifica della dichiarazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha chiarito che il potere di accertamento fiscale e il potere di controllo sulla spettanza di un rimborso sono due cose distinte. La scadenza dei termini per l’accertamento impedisce al Fisco di emettere avvisi per recuperare maggiori imposte non versate. Tuttavia, non preclude la verifica dei presupposti sostanziali di un credito quando il contribuente ne chiede la restituzione. Il diritto al rimborso, infatti, sorge solo se il credito è reale e provato. L’onere di fornire tale prova spetta sempre al contribuente. Nel caso di specie, la CTR ha errato nel non considerare questo principio, ritenendo erroneamente che il decorso del tempo avesse ‘sanato’ eventuali vizi del credito. La sentenza impugnata è stata quindi cassata, e il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria per un nuovo esame basato sul corretto principio di diritto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito per tutti i contribuenti. Non bisogna mai dare per scontato che un credito IVA esposto in dichiarazione sia al riparo da contestazioni solo perché è passato del tempo. L’Amministrazione Finanziaria può sempre chiedere prova della sua effettiva esistenza nel momento in cui viene presentata un’istanza di rimborso. È quindi fondamentale conservare scrupolosamente tutta la documentazione contabile e fiscale che attesta la legittimità del credito, per non rischiare di vedersi negare il rimborso e subire le conseguenze di un contenzioso tributario.

L’Amministrazione Finanziaria può contestare un credito IVA se sono scaduti i termini di accertamento?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’Amministrazione può sempre contestare l’effettiva esistenza di un credito IVA quando viene richiesto a rimborso, anche se i termini per l’accertamento della dichiarazione in cui è stato esposto sono scaduti.

La sola indicazione del credito nella dichiarazione IVA lo rende definitivo?
No, la mera esposizione del credito nella dichiarazione non lo rende definitivo né lo ‘cristallizza’. Il contribuente deve sempre essere in grado di dimostrare, con la documentazione giustificativa, che il credito esiste realmente e che gli spetta per legge.

Quale è stato l’errore del giudice di merito secondo la Cassazione?
L’errore è stato ritenere che il decorso del termine per l’accertamento fiscale impedisse all’Amministrazione Finanziaria di contestare il credito. La Cassazione ha chiarito che il potere di controllo sui presupposti del rimborso è distinto e non è soggetto agli stessi limiti temporali del potere di accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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