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Rimborso credito IRES: sì con dichiarazione integrativa

Una società che aveva versato IRES in eccesso ha presentato una dichiarazione integrativa per recuperare il credito. L’Agenzia delle Entrate negava il rimborso, sostenendo che il credito poteva essere usato solo in compensazione. La Corte di Cassazione ha dato ragione al contribuente, stabilendo che la richiesta di rimborso è un’opzione legittima e alternativa alla compensazione. La presentazione della dichiarazione integrativa a favore equivale già a un’istanza di rimborso.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Credito IRES: La Cassazione Conferma il Diritto alla Restituzione

Quando da una dichiarazione fiscale emerge un credito, il contribuente ha il diritto di chiederne la restituzione o è obbligato a utilizzarlo in compensazione per futuri debiti? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale su questo punto, confermando che il rimborso credito IRES è un diritto pienamente esercitabile. L’Amministrazione Finanziaria non può imporre la compensazione come unica via. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società attiva nel commercio all’ingrosso di cereali, per l’anno d’imposta 2011, si accorge di aver effettuato versamenti IRES in misura superiore a quanto effettivamente dovuto. Per recuperare le somme versate in eccesso, nel maggio 2016 presenta una dichiarazione integrativa a favore, relativa al modello UNICO SC 2012. Successivamente, nel giugno dello stesso anno, presenta anche una formale istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate.

La Controversia: Rimborso o Solo Compensazione?

L’Ufficio rigettava l’istanza di rimborso. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, la normativa (in particolare l’art. 2, commi 8 e 8-bis del DPR 322/98) prevedeva che il credito derivante da una dichiarazione integrativa potesse essere utilizzato esclusivamente in compensazione con debiti maturati a partire dal periodo d’imposta successivo a quello di presentazione dell’integrativa stessa. L’utilizzo in compensazione, però, veniva considerato una facoltà e non un obbligo dal contribuente, che decideva di impugnare il diniego.

Il Percorso Giudiziario e la Decisione sul Rimborso Credito IRES

Il caso ha avuto esiti alterni nei primi due gradi di giudizio. La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso della società, ma la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ribaltava la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate.
La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza della CTR e decidendo la causa nel merito a favore del contribuente. I giudici hanno stabilito un principio chiave: la richiesta di rimborso e l’utilizzo in compensazione sono due opzioni concorrenti e non alternative.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su consolidati principi giurisprudenziali. Innanzitutto, ha ribadito che quando un contribuente evidenzia un credito d’imposta nella propria dichiarazione, tale atto costituisce di per sé un’istanza di rimborso. Non è necessario alcun altro adempimento formale, poiché l’Amministrazione è già pienamente informata della pretesa creditoria. Qualsiasi successiva istanza ha solo valore di sollecito.

In secondo luogo, richiamando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 13378/2016), la Corte ha chiarito che la dichiarazione integrativa (che opera nell’ambito dell’accertamento) e l’istanza di rimborso (che opera nell’ambito della riscossione) sono due strumenti distinti e concorrenti che l’ordinamento mette a disposizione del contribuente. Non esiste una gerarchia o un’esclusività tra i due: il contribuente può scegliere quale via percorrere.

Di conseguenza, la tesi dell’Agenzia delle Entrate, secondo cui la compensazione sarebbe l’unica strada percorribile per i crediti da dichiarazione integrativa, è stata giudicata giuridicamente infondata. La norma che prevede la compensazione offre una facoltà, non impone un obbligo. Nel caso specifico, la società aveva agito tempestivamente, presentando sia la dichiarazione integrativa sia l’istanza di rimborso entro il termine di decadenza di 48 mesi dai versamenti originari.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio di equità e libertà per il contribuente. Un credito d’imposta, derivante da un versamento in eccesso, rappresenta una somma di proprietà del contribuente di cui l’Erario si è indebitamente appropriato. È quindi giusto che il titolare del credito possa scegliere la modalità di recupero più consona alle proprie esigenze, sia essa la compensazione con debiti futuri o la richiesta di restituzione monetaria. Questa ordinanza conferma che la legge non impone al contribuente di fare da ‘banca’ per lo Stato, lasciando bloccate le proprie somme in attesa di futuri debiti da compensare. Il diritto al rimborso è un’opzione concreta e pienamente legittima.

Se un credito d’imposta emerge da una dichiarazione integrativa, sono obbligato a usarlo solo in compensazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la compensazione è una facoltà, non un obbligo. Il contribuente ha il pieno diritto di scegliere di chiedere il rimborso in denaro del credito.

La presentazione di una dichiarazione integrativa a favore vale come richiesta di rimborso?
Sì. Secondo la giurisprudenza consolidata, l’indicazione di un credito in una dichiarazione fiscale, inclusa quella integrativa, costituisce già di per sé una valida istanza di rimborso, rendendo l’Amministrazione Finanziaria edotta della pretesa del contribuente.

Quali sono le opzioni e i termini per recuperare un’imposta versata in eccesso?
Il contribuente ha due strumenti concorrenti e non alternativi: può presentare una dichiarazione integrativa a favore entro il termine di decadenza per l’accertamento (generalmente entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione originaria) oppure può presentare un’istanza di rimborso entro 48 mesi dalla data del versamento in eccesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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