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Rimborso addizionali: la comunicazione è essenziale

Una società energetica ha richiesto il rimborso di addizionali provinciali versate. La richiesta è stata negata per mancata tempestiva comunicazione all’Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato il caso a pubblica udienza per approfondire due questioni cruciali: la natura del termine per tale comunicazione (decadenziale o meno) e se il versamento delle addizionali costituisca un costo che incide sul reddito d’impresa, rendendo obbligatoria la comunicazione per il corretto rimborso addizionali.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Addizionali Energetiche: La Comunicazione all’Agenzia delle Entrate è Davvero Decisiva?

Ottenere un rimborso addizionali provinciali sui consumi energetici può trasformarsi in un percorso a ostacoli burocratici. Un recente caso esaminato dalla Corte di Cassazione mette in luce la criticità di un passaggio spesso sottovalutato: la comunicazione dell’istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate. Con un’ordinanza interlocutoria, i giudici hanno deciso di approfondire la questione in una pubblica udienza, segnalando la complessità e l’importanza del tema per le imprese. Vediamo nel dettaglio i fatti e le questioni giuridiche sollevate.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Rimborso Complessa

Una società fornitrice di energia elettrica aveva presentato nel 2011 un’istanza all’Agenzia delle Dogane per ottenere il rimborso delle addizionali provinciali versate per gli anni 2008 e 2009. Inizialmente, la società aveva proposto di compensare il credito con importi dovuti a un’altra società del gruppo. Tuttavia, a seguito di modifiche normative che hanno soppresso tali addizionali, rendendo impossibile la compensazione, l’azienda ha richiesto il rimborso monetario tout court.

L’Agenzia delle Dogane ha negato il rimborso, eccependo che la società non aveva comunicato tempestivamente l’istanza all’Agenzia delle Entrate. Tale comunicazione, secondo l’Amministrazione Finanziaria, è un requisito indispensabile. La Commissione Tributaria di secondo grado aveva dato ragione alla società, ritenendo la comunicazione non necessaria poiché i versamenti in questione non avevano inciso sul reddito d’impresa, essendo stati contabilizzati unicamente nel ‘conto patrimoniale’ e non nel conto economico. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: Rinvio a Pubblica Udienza

La Corte di Cassazione ha ritenuto che la questione non potesse essere decisa in camera di consiglio, data la sua complessità. Ha quindi emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza per una trattazione più approfondita. Questa scelta evidenzia come i due profili sollevati dal ricorso – quello procedurale sulla tempestività della comunicazione e quello sostanziale sulla natura fiscale del versamento – meritino un’analisi più dettagliata.

Le Motivazioni: Due Profili Giuridici da Approfondire

La Corte ha individuato due nodi centrali da sciogliere.

Il Profilo Procedurale: Termini per la Comunicazione del rimborso addizionali

Il primo punto riguarda l’articolo 29 della legge n. 428/1990, che prevede la comunicazione dell’istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate ‘a pena di inammissibilità’. La giurisprudenza consolidata afferma che tale comunicazione, pur non dovendo essere contestuale alla domanda, deve avvenire entro il termine biennale di decadenza previsto per l’esercizio del diritto al rimborso. La comunicazione serve a coordinare i due uffici fiscali coinvolti (Dogane ed Entrate). Nel caso specifico, la comunicazione era avvenuta nel settembre 2014, ben oltre i due anni dalla presentazione dell’istanza originaria del marzo 2011.

Il Profilo Sostanziale: L’Impatto sul Reddito d’Impresa del rimborso addizionali

Il secondo profilo, strettamente collegato al primo, è se il versamento delle addizionali abbia concorso a formare il reddito d’impresa. La comunicazione all’Agenzia delle Entrate è infatti necessaria per evitare che un’impresa ottenga un doppio vantaggio: prima la deduzione del costo e poi il rimborso non tassato dello stesso importo (che diventerebbe una sopravvenienza attiva). La Corte di secondo grado aveva escluso questa ipotesi, accertando che i versamenti erano stati registrati solo a livello patrimoniale. Tuttavia, la Cassazione osserva che stabilire se un’accisa (o un’addizionale) abbia un effetto sul reddito è una questione di diritto, non un mero accertamento di fatto. La Corte ha già chiarito in passato che l’accisa può essere una ‘mera partita di giro’ (una somma incassata per conto di terzi e versata allo Stato, senza impatto sul reddito) oppure un costo d’impresa. La qualificazione corretta è fondamentale per determinare l’obbligo di comunicazione.

Le Conclusioni: Implicazioni per le Imprese

L’ordinanza interlocutoria della Cassazione lascia in sospeso una questione di grande rilevanza pratica. La decisione finale, che arriverà dopo la pubblica udienza, chiarirà in modo definitivo due aspetti fondamentali:
1. La natura del termine per la comunicazione: Sarà confermato che la comunicazione all’Agenzia delle Entrate deve avvenire tassativamente entro due anni, pena la perdita del diritto al rimborso?
2. La qualificazione fiscale dell’addizionale: Sarà stabilito un criterio generale per determinare quando il pagamento di accise e addizionali costituisce un costo deducibile (con conseguente obbligo di comunicazione in caso di rimborso) e quando invece è una semplice partita di giro.

In attesa della sentenza definitiva, le imprese devono prestare massima attenzione alla procedura di richiesta di rimborso addizionali, assicurandosi non solo di presentare l’istanza all’ufficio competente, ma anche di effettuare tutte le comunicazioni accessorie previste dalla legge entro i termini perentori, per non rischiare di vedere vanificato il proprio diritto.

È necessario comunicare l’istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate oltre che all’Agenzia delle Dogane?
Sì, la comunicazione all’Agenzia delle Entrate è prevista dall’art. 29, comma 4, l. n. 428/1990 come presupposto di ammissibilità dell’istanza, specialmente quando l’imposta richiesta a rimborso ha inciso come costo sul reddito d’impresa.

Qual è il termine per effettuare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate?
Secondo la giurisprudenza citata dalla Corte, la comunicazione deve essere inoltrata entro il termine biennale di decadenza, che decorre dalla presentazione della domanda di rimborso, per non perdere il diritto.

Il pagamento delle addizionali è sempre considerato un costo che incide sul reddito d’impresa?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione distingue tra l’ipotesi in cui l’addizionale sia una ‘mera partita di giro’ (somma incassata e versata per conto dello Stato, senza impatto sul reddito) e l’ipotesi in cui costituisca un vero e proprio costo d’impresa. La qualificazione corretta è una questione di diritto che determina l’obbligo di comunicazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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