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Rimborso addizionale energia: sì alla prescrizione decennale

Una società, consumatore finale di energia, ha ottenuto il rimborso dell’addizionale provinciale sull’accisa, versata nel 2011 e poi dichiarata illegittima. La Cassazione ha stabilito che il consumatore ha diritto a chiedere il rimborso addizionale energia direttamente all’Agenzia delle Dogane, con prescrizione decennale e non biennale, a causa dell’impossibilità giuridica di agire contro il fornitore.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Addizionale Energia: La Cassazione Apre alla Prescrizione Decennale per i Consumatori

Con la recente sentenza n. 21749/2024, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di rimborso addizionale energia. I consumatori finali che hanno versato l’addizionale provinciale sull’accisa, successivamente dichiarata illegittima per contrasto con il diritto europeo, possono chiederne la restituzione direttamente all’Amministrazione Finanziaria entro il termine di prescrizione ordinario di dieci anni. Questa decisione chiarisce un lungo dibattito, offrendo una tutela più ampia ai contribuenti.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso Addizionale Energia

Una società, in qualità di consumatore finale di energia elettrica, aveva pagato al proprio fornitore, per l’anno 2011, l’addizionale provinciale sull’accisa. Successivamente, tale imposta è stata ritenuta in contrasto con la direttiva UE 2008/118/CE. La società ha quindi chiesto il rimborso direttamente all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM).

La richiesta è stata motivata dal fatto che il fornitore di energia era stato ammesso a una procedura di concordato preventivo, rendendo di fatto molto difficile, se non impossibile, ottenere la restituzione delle somme per via ordinaria. L’ADM si era opposta, sostenendo che l’azione fosse tardiva, in quanto soggetta al termine di decadenza biennale previsto per le azioni di rimborso fiscale. Dopo un primo rigetto, la Corte di Giustizia regionale di secondo grado aveva dato ragione alla società, portando l’ADM a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte: Diritto al Rimborso e Prescrizione Decennale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ADM, confermando il diritto del consumatore finale a ottenere il rimborso direttamente dall’Erario. I giudici hanno stabilito che l’azione del consumatore non è una surroga dell’azione del fornitore, ma un’autonoma azione di ripetizione di indebito oggettivo, regolata dall’art. 2033 del codice civile. Di conseguenza, il termine applicabile non è quello di decadenza biennale, ma quello di prescrizione ordinaria decennale.

Le Motivazioni: Perché il Rimborso Addizionale Energia spetta al Consumatore

Il ragionamento della Corte si basa su principi chiave del diritto nazionale e dell’Unione Europea, consolidando un orientamento a favore del contribuente.

L’Impossibilità Giuridica di Agire contro il Fornitore

La Corte, richiamando una recente pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-316/22, Gabel Industria Tessile), ha evidenziato un punto cruciale: una direttiva UE non attuata correttamente dallo Stato non ha “efficacia orizzontale”, cioè non può essere fatta valere direttamente in un rapporto tra privati (consumatore e fornitore). Questo crea un’impossibilità giuridica per il consumatore finale di agire contro il fornitore per ottenere il rimborso dell’imposta illegittima.

Questa impossibilità giuridica è il presupposto che fa sorgere il diritto di agire direttamente contro lo Stato, che ha indebitamente incassato l’imposta. Non è quindi necessario per il consumatore dimostrare una difficoltà fattuale (come l’insolvenza del fornitore), poiché l’ostacolo è di natura legale.

L’Azione Diretta e la Prescrizione Ordinaria

Poiché l’azione del consumatore contro l’ADM non è un’azione fiscale surrogatoria ma un’azione civilistica di ripetizione di indebito, essa sfugge alle regole speciali del diritto tributario. Il consumatore agisce per tutelare un diritto proprio: la restituzione di una parte del corrispettivo pagato per un servizio, che era indebitamente maggiorato da un’imposta illegittima. L’ADM diventa il soggetto passivo dell’azione in quanto è l’ente che ha beneficiato final-mente del pagamento non dovuto.

Di conseguenza, si applica la disciplina civilistica, che prevede un termine di prescrizione ordinario di dieci anni. Questa interpretazione, sottolinea la Corte, garantisce una tutela più ampia ed effettiva al consumatore finale, in linea con il principio di effettività del diritto dell’Unione Europea.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza stabilisce in modo chiaro e definitivo i seguenti punti:

1. Legittimazione Diretta: Il consumatore finale ha il diritto di agire direttamente contro l’Amministrazione Finanziaria per il rimborso di addizionali sull’energia non dovute, senza dover prima agire contro il fornitore.
2. Prescrizione Decennale: L’azione di rimborso è soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni, e non al più breve termine di decadenza fiscale di due anni.
3. Tutela Rafforzata: Viene rafforzata la posizione del contribuente, che si trova in una posizione di vantaggio rispetto al passato, potendo contare su un termine più lungo e su un’azione diretta per recuperare quanto indebitamente versato.

Un consumatore finale può chiedere direttamente allo Stato il rimborso di un’addizionale sull’energia non dovuta?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il consumatore finale può rivolgersi direttamente all’Amministrazione Finanziaria (in questo caso, l’Agenzia delle Dogane) per ottenere la restituzione, in base al principio di effettività della tutela garantito dal diritto dell’Unione Europea.

Quale termine si applica per la richiesta di rimborso dell’addizionale sull’energia: quello biennale fiscale o quello decennale civile?
Si applica il termine di prescrizione ordinario di dieci anni, previsto dall’art. 2033 del codice civile. L’azione del consumatore è infatti qualificata come un’azione di ripetizione di indebito oggettivo e non come un’azione di rimborso fiscale soggetta al termine di decadenza biennale.

Perché il consumatore non è obbligato a chiedere prima il rimborso al proprio fornitore di energia?
Perché, secondo la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, una direttiva non correttamente attuata non ha efficacia diretta nei rapporti tra privati. Ciò crea un'”impossibilità giuridica” per il consumatore di far valere l’illegittimità dell’imposta contro il fornitore. Questa impossibilità legale, a prescindere dalla situazione economica del fornitore, legittima l’azione diretta contro lo Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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