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Rimborso addizionale energia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13742 del 2025, ha stabilito il diritto dei consumatori finali al rimborso dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica. La decisione si fonda su una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 43/2025) che ha dichiarato l’illegittimità della norma istitutiva di tale imposta per contrasto con il diritto dell’Unione Europea. Il consumatore può quindi agire direttamente contro il fornitore di energia per ottenere la restituzione delle somme indebitamente versate.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso addizionale energia: la Cassazione apre la via ai consumatori

Una recente e fondamentale sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13742 del 22 maggio 2025, ha finalmente chiarito le modalità per ottenere il rimborso addizionale energia, la cosiddetta addizionale provinciale sull’accisa per l’energia elettrica. Questa decisione, che si allinea a una precedente pronuncia della Corte Costituzionale, stabilisce un principio cruciale: i consumatori finali hanno il diritto di chiedere la restituzione delle somme versate direttamente ai loro fornitori. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: La Controversia sull’Addizionale

La vicenda legale trae origine dalla richiesta di un’azienda consumatrice di energia elettrica, la quale aveva citato in giudizio sia il proprio fornitore di servizi energetici sia la società di factoring a cui il fornitore aveva ceduto i crediti. L’oggetto del contendere era la restituzione di oltre 81.000 euro, pagati tra il 2010 e il 2011 a titolo di addizionale provinciale sull’accisa dell’energia elettrica.

La tesi della società consumatrice era che tale imposta, prevista dall’articolo 6 del D.L. 511/1988, fosse in contrasto con la normativa europea, in particolare con la Direttiva 2008/118/CE. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’azienda, condannando la società di factoring alla restituzione delle somme e il fornitore a manlevarla.

La Decisione della Corte di Cassazione e il rimborso addizionale energia

Il fornitore di energia ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, nel corso del giudizio è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 43 del 15 aprile 2025, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che istituiva l’addizionale provinciale.

Il Ruolo Decisivo della Corte Costituzionale

La Consulta ha stabilito che la norma italiana violava il diritto dell’Unione Europea perché non prevedeva una “finalità specifica” per l’imposta, requisito invece richiesto dalle direttive comunitarie. La destinazione generica del gettito “in favore delle province” non era sufficiente a giustificare un’imposta indiretta aggiuntiva sui prodotti già soggetti ad accisa armonizzata.

Questa pronuncia ha un’efficacia ex tunc, ovvero retroattiva. Ciò significa che la norma sull’addizionale è da considerarsi invalida fin dalla sua origine, facendo venir meno la causa giustificatrice di tutti i pagamenti effettuati a tale titolo, salvo i rapporti giuridici già esauriti.

Le Motivazioni della Sentenza sul rimborso addizionale energia

Basandosi sulla sentenza della Corte Costituzionale, la Cassazione ha rigettato il ricorso del fornitore, pur correggendo la motivazione della Corte d’Appello. Il diritto al rimborso non deriva dalla diretta disapplicazione della norma interna da parte del giudice ordinario, ma dalla sua caducazione per effetto della dichiarata incostituzionalità.

La Suprema Corte ha chiarito che, sebbene il fornitore sia il soggetto tenuto a versare l’imposta allo Stato (Erario), esso ha la facoltà di rivalersi sul consumatore finale addebitandola in fattura. Di conseguenza, quando tale imposta si rivela indebita, il consumatore finale, che ne ha sopportato il costo economico, ha il diritto di agire per la ripetizione dell’indebito (ex art. 2033 c.c.) direttamente nei confronti del soggetto che ha materialmente ricevuto il pagamento, ovvero il fornitore.

Il Principio di Diritto Affermato

La Cassazione ha cristallizzato il seguente principio di diritto: “In tema di rimborso dell’addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica, il consumatore finale, che ha corrisposto al fornitore di energia, a titolo di rivalsa, tale imposta, poi dichiarata incostituzionale, può agire nei confronti del detto fornitore mediante l’azione di ripetizione di indebito oggettivo ex art. 2033 c.c.”.

Conclusioni: Le Implicazioni per Consumatori e Fornitori

Questa sentenza ha implicazioni pratiche di vasta portata. I consumatori finali, sia aziende che privati, che hanno pagato l’addizionale provinciale sull’energia elettrica negli anni passati (nel rispetto del termine di prescrizione decennale) possono ora avviare azioni legali contro i propri fornitori per ottenere il rimborso addizionale energia. A loro volta, i fornitori, una volta effettuata la restituzione al cliente, potranno rivalersi nei confronti dello Stato per recuperare le somme versate all’Erario. Si apre così un capitolo importante per la tutela dei contribuenti e per la corretta applicazione del diritto tributario in armonia con i principi europei.

Chi ha diritto al rimborso dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica dichiarata illegittima?
Il diritto al rimborso spetta al consumatore finale, ovvero colui che ha effettivamente sostenuto l’onere economico dell’imposta vedendosela addebitata in fattura dal fornitore di energia.

Contro chi deve essere intentata l’azione per il rimborso?
L’azione di ripetizione dell’indebito deve essere proposta direttamente nei confronti del fornitore di energia, in quanto è il soggetto che ha materialmente percepito le somme poi risultate non dovute dal consumatore.

Perché l’addizionale provinciale è stata dichiarata incostituzionale?
La Corte Costituzionale ha dichiarato la norma incostituzionale perché in contrasto con il diritto dell’Unione Europea. Nello specifico, l’addizionale non rispettava il requisito della “finalità specifica” richiesto dalle direttive europee per le imposte indirette aggiuntive sui prodotti già sottoposti ad accisa, prevedendo solo una generica destinazione del gettito alle province.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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