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Rimborso addizionale accisa: sì dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un consumatore finale a ottenere il rimborso addizionale accisa sull’energia elettrica dal proprio fornitore. La decisione si fonda sulla sopravvenuta dichiarazione di illegittimità costituzionale della norma che istituiva tale tributo, rendendo il pagamento originario privo di causa e quindi ripetibile ai sensi dell’art. 2033 c.c. La Corte ha rigettato il ricorso della società energetica, stabilendo che l’azione di restituzione va correttamente intentata nei confronti di chi ha materialmente ricevuto la somma, ovvero il fornitore.

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Pubblicato il 1 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso addizionale accisa: la parola definitiva della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla questione del rimborso addizionale accisa sull’energia elettrica, confermando il diritto dei consumatori finali a ottenere la restituzione di quanto indebitamente pagato. La decisione trae la sua forza da un intervento risolutivo della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittima la norma istitutiva del tributo, semplificando notevolmente il percorso per il recupero delle somme.

I Fatti del Caso

Una società cliente aveva citato in giudizio il proprio fornitore di energia elettrica per ottenere la restituzione di circa 34.000 euro, versati tra il 2010 e il 2011 a titolo di addizionale provinciale sull’accisa. La richiesta si basava sull’illegittimità di tale tributo per contrasto con la normativa europea, in particolare con la Direttiva 2008/118/CE.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla società cliente, condannando il fornitore energetico alla restituzione delle somme. La società fornitrice, ritenendo errata la decisione, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, che non si potesse disapplicare la norma nazionale in una controversia tra privati e che il tributo fosse legittimo.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Rimborso Addizionale Accisa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società energetica, confermando la condanna alla restituzione. Tuttavia, il percorso argomentativo seguito dai giudici supremi si è basato su un elemento nuovo e decisivo, intervenuto nel corso del giudizio: la sentenza n. 43/2025 della Corte Costituzionale.

Con tale pronuncia, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 6 del D.L. n. 511/1988, ovvero la norma che aveva istituito l’addizionale provinciale. Questa declaratoria ha un effetto ex tunc, cioè retroattivo: la norma è da considerarsi come mai esistita nel nostro ordinamento. Di conseguenza, ogni pagamento effettuato sulla base di essa diventa automaticamente un ‘indebito oggettivo’, ovvero un pagamento senza una valida causa giuridica.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito che l’intervento della Corte Costituzionale assorbe e supera ogni altra questione, inclusa quella complessa sull’efficacia delle direttive europee nei rapporti tra privati. Non è più necessario discutere se il giudice potesse o meno disapplicare la legge italiana in contrasto con quella europea. La questione è risolta alla radice: la legge italiana è stata espunta dall’ordinamento.

L’illegittimità costituzionale rende l’addizionale ipso facto (per il fatto stesso) indebita. Pertanto, il consumatore finale che l’ha pagata in bolletta, a titolo di rivalsa da parte del fornitore, ha pieno diritto di chiederne la restituzione. La Corte ha inoltre enunciato un chiaro principio di diritto: l’azione di ripetizione di indebito oggettivo (ex art. 2033 c.c.) deve essere promossa nei confronti del soggetto che ha materialmente ricevuto il pagamento, ovvero il fornitore di energia, e non verso l’Erario.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento ormai granitico e offre una via chiara e sicura per tutti i consumatori finali, siano essi aziende o privati cittadini, che hanno versato l’addizionale provinciale sull’energia elettrica. La declaratoria di incostituzionalità ha rimosso ogni dubbio sulla fondatezza delle richieste di rimborso. L’azione va intentata direttamente contro la società fornitrice, che a sua volta potrà rivalersi nei confronti dello Stato. Si tratta di una vittoria importante per i consumatori, che vedono riaffermato il principio secondo cui nessun pagamento è dovuto in assenza di una base legale valida.

Perché l’addizionale provinciale sull’accisa per l’energia elettrica è stata considerata illegittima?
La sua illegittimità deriva dalla sentenza della Corte Costituzionale (n. 43/2025), che ha dichiarato incostituzionale la norma istitutiva (art. 6, d.l. n. 511/1988) per violazione del diritto dell’Unione Europea. La norma nazionale non rispettava il requisito, imposto dalla Direttiva 2008/118/CE, che imposte indirette aggiuntive debbano perseguire una ‘finalità specifica’ diversa dal mero finanziamento del bilancio statale.

Chi ha diritto a chiedere il rimborso delle somme versate a titolo di addizionale?
Il diritto al rimborso spetta al consumatore finale, sia esso un’azienda o un privato cittadino, che ha materialmente pagato l’importo dell’addizionale, la quale veniva addebitata in bolletta dal fornitore di energia a titolo di rivalsa.

Contro chi deve essere intentata l’azione legale per ottenere il rimborso?
L’azione di ripetizione dell’indebito oggettivo, secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, deve essere promossa direttamente nei confronti del fornitore di energia elettrica. È il fornitore, infatti, il soggetto che ha ricevuto materialmente la somma dal consumatore finale (accipiens) e che è quindi tenuto alla restituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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