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Rimborso addizionale accisa: chi può chiederlo?

Una società chiede il rimborso dell’addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica, ritenendola contraria al diritto UE. La Cassazione, anziché decidere, solleva una questione sulla legittimazione del consumatore finale a chiedere il rimborso dell’addizionale accisa, alla luce di una nuova sentenza della Corte Costituzionale, e rinvia la decisione per acquisire le osservazioni delle parti.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Addizionale Accisa: La Cassazione Sospende il Giudizio

L’ordinanza interlocutoria in esame affronta una questione cruciale in materia di rimborso addizionale accisa sull’energia elettrica. La Corte di Cassazione, anziché emettere una sentenza definitiva, ha deciso di sospendere il procedimento per fare chiarezza su un punto fondamentale: chi ha il diritto di chiedere la restituzione dell’imposta pagata e dichiarata incostituzionale? Una recente pronuncia della Corte Costituzionale ha infatti cambiato le carte in tavola, rendendo necessario un approfondimento sulla legittimazione del consumatore finale.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Restituzione dell’Imposta

Una società operante nel settore della produzione di calcestruzzo aveva richiesto all’Amministrazione finanziaria il rimborso delle somme versate a titolo di addizionale provinciale sull’accisa per l’energia elettrica consumata nel proprio stabilimento tra il settembre 2010 e il dicembre 2011. La società sosteneva che tale imposta, pagata ai propri fornitori di energia, fosse in contrasto con la normativa europea, in particolare con la direttiva 2008/118/CE, e quindi non dovuta.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla società. I giudici di merito avevano stabilito che il diritto al rimborso spettava direttamente al consumatore finale, ovvero colui che aveva effettivamente sopportato il costo dell’imposta, in quanto l’ente impositore si era arricchito indebitamente. Inoltre, avevano confermato l’incompatibilità dell’addizionale con i principi della direttiva comunitaria.

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha impugnato la sentenza regionale dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali:
1. La società contribuente non era legittimata a chiedere il rimborso, poiché soggetto passivo dell’imposta era unicamente il fornitore di energia.
2. L’addizionale provinciale non era incompatibile con la direttiva UE, in quanto rappresentava una componente dell’accisa armonizzata con una finalità specifica.

L’intervento della Cassazione e la questione sul rimborso addizionale accisa

La Corte di Cassazione, prima di esaminare i motivi del ricorso, ha sollevato d’ufficio una questione pregiudiziale di fondamentale importanza. Ha preso atto di una recentissima sentenza della Corte Costituzionale (n. 43 del 2025) che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che istituiva l’addizionale provinciale.

Questo nuovo scenario ha spinto la Corte a interrogarsi sugli effetti di tale declaratoria di incostituzionalità sulla legittimazione del consumatore finale a richiedere il rimborso addizionale accisa direttamente all’Amministrazione finanziaria.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte ha ritenuto indispensabile, prima di poter decidere nel merito, instaurare un contraddittorio specifico su questo nuovo punto. La sentenza della Corte Costituzionale, infatti, potrebbe avere un impatto diretto sulla risoluzione della controversia, in particolare sulla questione, sollevata dall’Agenzia, della titolarità del diritto al rimborso. Per questo motivo, richiamando l’articolo 384 del codice di procedura civile, ha deciso di non procedere alla decisione immediata. Ha invece assegnato al Procuratore Generale e alle parti un termine di sessanta giorni per presentare le proprie osservazioni scritte sulla questione. La decisione è quindi riservata, in attesa che tutte le parti coinvolte possano esprimere la propria posizione alla luce della nuova giurisprudenza costituzionale.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione dimostra un approccio prudente e garantista. Anziché decidere sulla base dei soli motivi di ricorso, ha preferito fermarsi per analizzare a fondo le implicazioni di una sentenza della Corte Costituzionale che ridefinisce il quadro normativo. La questione centrale rimane aperta: il consumatore finale che ha pagato un’imposta incostituzionale può agire direttamente contro lo Stato per ottenerne la restituzione? La risposta che la Cassazione darà a questo interrogativo, dopo aver sentito le parti, avrà importanti conseguenze per un vasto numero di contribuenti.

Chi aveva diritto al rimborso dell’addizionale secondo i giudici di merito?
Secondo la Commissione tributaria regionale, il diritto al rimborso spetta direttamente al consumatore finale che dimostri di aver pagato l’imposta, poiché è lui che ha subito il pregiudizio economico e l’Ente impositore si è arricchito indebitamente ai suoi danni.

Perché la Corte di Cassazione ha sospeso la decisione sul ricorso?
La Corte ha sospeso la decisione perché ha rilevato d’ufficio una questione cruciale sorta da una nuova sentenza della Corte Costituzionale (n. 43 del 2025). Questa sentenza riguarda la legittimità del consumatore finale a chiedere il rimborso, e la Corte ha ritenuto necessario sentire le parti su questo punto prima di decidere.

Qual è il prossimo passo di questo procedimento?
Il prossimo passo consiste nell’attesa del deposito delle osservazioni scritte da parte del Procuratore Generale e delle parti coinvolte. La Corte ha concesso un termine di sessanta giorni per questo adempimento. Solo dopo aver ricevuto tali osservazioni, la Corte prenderà la sua decisione finale sul ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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