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Rimborso accise oli lubrificanti: onere della prova

La Corte di Cassazione ha negato il rimborso delle accise sugli oli lubrificanti a un’azienda che li utilizzava per produrre vaccini esportati. La decisione si fonda sulla mancata fornitura, da parte del contribuente, della prova rigorosa che i quantitativi di olio non fossero stati immessi in consumo nel territorio nazionale, confermando che l’onere della prova spetta a chi richiede il rimborso.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Accise Oli Lubrificanti: la Prova è a Carico del Contribuente

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33306 del 2024, ha affrontato un’importante questione in materia di fiscalità energetica, chiarendo le condizioni per ottenere il rimborso accise oli lubrificanti impiegati in prodotti destinati all’esportazione. La pronuncia stabilisce che l’onere di dimostrare la mancata immissione in consumo del prodotto nel territorio nazionale grava interamente sul contribuente, il quale deve fornire prove documentali rigorose e complete.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore farmaceutico-veterinario aveva richiesto all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli il rimborso delle accise versate su un olio minerale. Tale olio era stato acquistato e utilizzato come componente per la produzione di vaccini per animali, successivamente esportati in Paesi extra UE. Secondo la tesi della società, poiché i vaccini contenenti l’olio erano stati esportati, l’olio stesso non era stato “immesso in consumo” nel territorio doganale italiano, presupposto necessario per l’applicazione dell’imposta. Di conseguenza, l’accisa pagata era da considerarsi indebita e da rimborsare.

L’Agenzia aveva inizialmente negato il rimborso adducendo motivi formali, come la compilazione incompleta della documentazione. La Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla società, ma la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Ufficio. Secondo il giudice di secondo grado, la società non aveva fornito prove sufficienti a dimostrare l’effettivo quantitativo di olio impiegato nei vaccini esportati, in quanto le bollette doganali non contenevano dettagli specifici sulla composizione dei beni. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Il Principio del Rimborso Accise Oli Lubrificanti e l’Onere della Prova

Il fulcro della controversia risiede nel principio secondo cui l’accisa sugli oli lubrificanti è dovuta solo se il prodotto viene immesso in consumo nel territorio dello Stato. Quando il bene viene invece esportato, viene a mancare tale presupposto e sorge il diritto al rimborso. La questione giuridica cruciale è: chi deve provare che l’immissione in consumo non è avvenuta e con quali mezzi?

La Corte di Cassazione ha chiarito che, nelle procedure di rimborso, il contribuente agisce come attore e, pertanto, su di lui ricade l’onere della prova (art. 2697 c.c.). Non è sufficiente affermare di aver esportato il prodotto finale; è necessario dimostrare in modo inequivocabile che una determinata quantità di prodotto tassato (l’olio) è stata effettivamente impiegata e successivamente trasferita fuori dal territorio doganale.

L’Ampliamento delle Motivazioni del Diniego

Un altro punto rilevante toccato dalla sentenza riguarda la possibilità per l’Amministrazione finanziaria di integrare le motivazioni del diniego in sede giudiziaria. La società ricorrente lamentava una violazione del divieto di integrazione postuma della motivazione dell’atto. La Corte ha respinto questa doglianza, specificando che tale divieto si applica agli atti impositivi (come gli avvisi di accertamento), ma non ai dinieghi di rimborso. In quest’ultimo caso, essendo il contribuente a dover provare il proprio diritto, l’Ufficio può presentare in giudizio tutte le difese e le argomentazioni che ritiene opportune, anche se non esplicitate nel provvedimento di diniego iniziale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando la sentenza d’appello. Le motivazioni si basano su alcuni pilastri fondamentali del diritto tributario.

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il diritto al rimborso accise oli lubrificanti è subordinato all’assolvimento di un preciso onere probatorio. Il contribuente deve dimostrare non solo l’avvenuta esportazione del prodotto finito (i vaccini), ma anche la composizione di tale prodotto e la quantità esatta di olio lubrificante in esso contenuta. Le procedure formali, come la tenuta di registri di carico e scarico e la corretta compilazione della documentazione doganale, non sono meri adempimenti burocratici, ma strumenti essenziali per fornire questa prova.

La sentenza impugnata, secondo la Cassazione, ha correttamente ritenuto che la documentazione prodotta dalla società fosse insufficiente. La mancanza di indicazioni specifiche nelle bollette doganali rendeva impossibile per l’Ufficio verificare la corrispondenza tra l’olio acquistato e quello effettivamente uscito dal territorio nazionale. Questa carenza probatoria ha reso impossibile accogliere la domanda di rimborso.

Infine, la Corte ha respinto anche il motivo relativo alla condanna alle spese di lite, confermando che l’Agenzia delle Dogane ha diritto al rimborso delle spese anche quando è difesa in giudizio da propri funzionari, come previsto da una specifica norma di legge.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un importante insegnamento per tutte le imprese che utilizzano prodotti soggetti ad accisa in processi produttivi destinati all’esportazione. Il diritto al rimborso non è automatico ma deve essere supportato da una documentazione contabile e doganale impeccabile, capace di tracciare in modo certo e verificabile il flusso del bene tassato dall’acquisto fino alla sua uscita dal territorio dell’Unione. L’onere della prova è un principio cardine che, se non assolto, può vanificare il diritto sostanziale al rimborso, anche a fronte di un’effettiva esportazione della merce.

È possibile ottenere il rimborso delle accise su un prodotto, come l’olio lubrificante, che viene incorporato in un altro bene poi esportato fuori dall’UE?
Sì, la legge prevede il rimborso dell’accisa per i prodotti che vengono esportati, in quanto si ritiene che non avvenga la loro “immissione in consumo” nel territorio doganale, che è il presupposto per l’applicazione dell’imposta.

Chi deve provare che il prodotto non è stato immesso in consumo per ottenere il rimborso delle accise?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente che richiede il rimborso. Egli deve fornire una documentazione completa e rigorosa che dimostri in modo inequivocabile l’impiego del prodotto soggetto ad accisa nei beni esportati e l’effettiva uscita di questi ultimi dal territorio doganale.

L’Amministrazione finanziaria può aggiungere nuove motivazioni per negare un rimborso durante il processo, diverse da quelle indicate nel diniego iniziale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, nelle controversie relative a istanze di rimborso, l’Amministrazione può presentare in sede giudiziaria argomentazioni giuridiche ulteriori rispetto a quelle contenute nel provvedimento di diniego, poiché il contribuente ha la posizione di attore e deve provare il fondamento della propria domanda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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