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Rimborso Accise Energia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13740/2025, ha stabilito il diritto del consumatore finale a ottenere il rimborso delle accise sull’energia elettrica non dovute, specificamente l’addizionale provinciale. La decisione si fonda su una recente pronuncia della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la norma istitutiva del tributo. Di conseguenza, il consumatore può agire direttamente contro il fornitore di energia, anche se il pagamento era stato effettuato a una società di factoring, per la restituzione di quanto pagato senza causa giuridica.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Accise Energia: La Cassazione Apre la Strada ai Consumatori

Con la recente sentenza n. 13740 del 2025, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione di grande interesse per aziende e cittadini: il rimborso accise energia relative all’addizionale provinciale, pagate indebitamente per anni. La decisione chiarisce che i consumatori finali hanno il diritto di chiedere la restituzione di tali somme direttamente ai fornitori di energia, grazie a un intervento decisivo della Corte Costituzionale.

I Fatti del Caso: una Catena di Pagamenti e Cessioni di Credito

La vicenda nasce dalla richiesta di un’azienda cliente che, tra il 2010 e il 2011, aveva corrisposto a un fornitore di energia elettrica le somme dovute per le forniture, comprensive della cosiddetta addizionale provinciale all’accisa. Successivamente, il fornitore aveva ceduto i propri crediti a una società di factoring, che aveva incassato regolarmente i pagamenti dall’azienda cliente.

Ritenendo l’addizionale un’imposta illegittima perché in contrasto con il diritto europeo, l’azienda cliente ha citato in giudizio la società di factoring per ottenere la restituzione di oltre 30.000 euro. La società di factoring, a sua volta, ha chiamato in causa il fornitore di energia per essere tenuta indenne da eventuali condanne.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’azienda cliente, condannando la società di factoring alla restituzione e il fornitore a manlevare quest’ultima.

La Questione Giuridica e il Diritto al Rimborso Accise Energia

Il fornitore di energia ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito non potessero disapplicare una legge nazionale (quella che istituiva l’addizionale) in una controversia tra soggetti privati, basandosi su una direttiva europea non direttamente applicabile nei rapporti ‘orizzontali’.

Il nodo centrale era stabilire se il consumatore finale avesse diritto al rimborso accise energia e, in caso affermativo, da chi potesse pretenderlo. La difesa del fornitore si basava su complessi principi relativi ai rapporti tra diritto nazionale e diritto dell’Unione Europea.

L’Intervento Risolutivo della Corte Costituzionale

La Corte di Cassazione, nel decidere il caso, ha corretto la motivazione delle sentenze precedenti basandosi su un evento giuridico nuovo e dirompente: la sentenza n. 43/2025 della Corte Costituzionale. Quest’ultima ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che istituiva l’addizionale provinciale sull’energia elettrica (l’art. 6 del D.L. n. 511/1988).

Il Giudice delle leggi ha stabilito che tale imposta, non avendo una ‘finalità specifica’ richiesta dalla normativa europea, era in contrasto con quest’ultima e, di conseguenza, incostituzionale.

Le Motivazioni della Cassazione

La declaratoria di incostituzionalità ha un effetto ex tunc, ovvero retroattivo. Questo significa che la norma che prevedeva l’addizionale è come se non fosse mai esistita, facendo venire meno la causa giustificatrice del pagamento (la cosiddetta causa solvendi).

Di conseguenza, i pagamenti effettuati dai consumatori finali a titolo di addizionale provinciale sono diventati sine titulo, cioè privi di fondamento giuridico. Questo ha aperto la strada all’azione di ripetizione dell’indebito (art. 2033 c.c.), che consente di richiedere la restituzione di ciò che è stato pagato non essendo dovuto.

La Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: l’azione va esercitata nei confronti di chi ha ricevuto il pagamento, ovvero il fornitore di energia (o la società di factoring che ne ha acquisito il credito). Sarà poi il fornitore a potersi rivalere nei confronti dello Stato per recuperare le somme versate all’Erario.

La Corte ha quindi rigettato il ricorso del fornitore, non perché fosse corretto disapplicare la norma nazionale, ma perché quella norma è stata cancellata dall’ordinamento con effetto retroattivo dalla Corte Costituzionale. Ogni discussione sulla diretta applicabilità delle direttive europee è stata così assorbita e superata.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro e di vasta portata: il consumatore finale che ha pagato l’addizionale provinciale sull’energia elettrica, dichiarata incostituzionale, può agire direttamente contro il proprio fornitore per ottenere il rimborso. L’azione si prescrive nel termine ordinario di dieci anni.

Questa decisione semplifica notevolmente il percorso per il recupero delle somme per milioni di utenti e imprese. Non è più necessario intraprendere complesse azioni contro l’Amministrazione Finanziaria; è sufficiente rivolgersi a chi ha materialmente emesso la fattura e incassato l’importo non dovuto. Si tratta di una vittoria importante per i consumatori, che vedono riaffermato il loro diritto a non subire gli effetti di una tassazione illegittima.

Un consumatore può chiedere il rimborso dell’addizionale provinciale sull’accisa per l’energia elettrica?
Sì. La sentenza afferma che, a seguito della dichiarazione di illegittimità costituzionale della norma istitutiva, il consumatore finale ha diritto a richiedere la restituzione di quanto pagato a tale titolo, in quanto il pagamento risulta privo di causa giuridica.

A chi deve essere richiesto il rimborso: allo Stato o al fornitore di energia?
Il rimborso deve essere richiesto direttamente al fornitore di energia che ha ricevuto il pagamento. La Corte ha specificato che l’azione di ripetizione dell’indebito oggettivo (ex art. 2033 c.c.) va esperita nei confronti di chi ha percepito le somme non dovute. Sarà poi il fornitore a potersi rivalere nei confronti dello Stato.

Qual è stato l’elemento decisivo per la risoluzione della controversia?
L’elemento decisivo è stata la sentenza della Corte Costituzionale (n. 43/2025) che, intervenendo dopo la proposizione del ricorso, ha dichiarato l’illegittimità della norma che istituiva l’addizionale. Questo ha reso il pagamento indebito con effetto retroattivo, superando tutte le altre questioni relative all’interpretazione e applicazione del diritto europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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