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Rimborso accise energia: la Cassazione decide

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema del rimborso delle accise sull’energia. Il caso riguardava la richiesta di un’azienda cliente contro la propria società fornitrice per la restituzione dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica. La Corte ha rigettato il ricorso della società fornitrice, confermando il diritto al rimborso per il cliente finale. La decisione si fonda su una precedente pronuncia della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la norma istitutiva dell’addizionale per contrasto con il diritto europeo, rendendo di fatto il tributo non dovuto fin dall’origine.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Accise Energia: Sì alla Restituzione dal Fornitore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17642/2025, ha messo un punto fermo sulla questione del rimborso accise energia, specificamente in relazione all’addizionale provinciale pagata ingiustamente dai consumatori. La decisione stabilisce che il cliente finale ha diritto a richiedere la restituzione degli importi direttamente al fornitore di energia, a seguito della dichiarazione di incostituzionalità della norma che istituiva tale tributo. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

La Vicenda: Dalla Bolletta alla Cassazione

Il caso trae origine dalla richiesta di un’azienda cliente, che aveva agito in via monitoria per ottenere dal proprio fornitore di energia elettrica il rimborso di oltre mille euro, versati a titolo di addizionale provinciale sull’accisa. L’azienda sosteneva che tale imposta, sebbene prevista dalla legge nazionale, fosse in contrasto con la normativa europea (Direttiva 2008/118/CE) poiché non perseguiva una finalità specifica richiesta dal diritto dell’Unione.

Sia il Giudice di Pace che il Tribunale avevano dato ragione all’azienda cliente, condannando la società fornitrice alla restituzione delle somme. Quest’ultima, tuttavia, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due tesi:

1. L’addizionale non era un tributo autonomo, ma una mera maggiorazione dell’accisa, e quindi non soggetta all’obbligo di una finalità specifica.
2. In ogni caso, una direttiva europea non può avere efficacia diretta nei rapporti tra privati (cosiddetta efficacia orizzontale), pertanto il giudice nazionale non avrebbe potuto disapplicare la legge interna.

Rimborso Accise Energia: L’Intervento Decisivo della Corte Costituzionale

Il punto di svolta della controversia è rappresentato da un evento giuridico avvenuto nel corso del giudizio: la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 43/2025, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che aveva istituito l’addizionale provinciale (art. 6 del D.L. n. 511/1988).

Questa pronuncia ha avuto un effetto dirompente, poiché le sentenze di incostituzionalità operano ex tunc, ovvero rendono la norma invalida fin dalla sua origine. Di conseguenza, l’addizionale è stata considerata ipso facto un’imposta non dovuta, assorbendo e superando ogni discussione sulla sua natura o sull’efficacia della direttiva europea.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società fornitrice, basando la propria decisione proprio sugli effetti della sentenza della Corte Costituzionale. Gli Ermellini hanno chiarito che, una volta espunta dall’ordinamento la norma che legittimava il prelievo, ogni pagamento effettuato a quel titolo diventa automaticamente indebito.

La Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: il consumatore finale che ha pagato al fornitore di energia, a titolo di rivalsa, l’addizionale provinciale, può agire nei confronti dello stesso fornitore con l’azione di ripetizione di indebito oggettivo (art. 2033 c.c.) per ottenerne la restituzione. Questo perché il carattere indebito dell’imposta deriva direttamente dalla dichiarata illegittimità costituzionale della legge che la prevedeva.

La Corte ha inoltre precisato che la controversia si risolve nel rapporto diretto tra solvens (chi ha pagato, il cliente) e accipiens (chi ha ricevuto, il fornitore), senza necessità di coinvolgere l’amministrazione finanziaria. Il fornitore, che ha incassato una somma non dovuta, è tenuto a restituirla a chi l’ha versata.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale a tutela dei consumatori. Il diritto al rimborso delle accise sull’energia versate sulla base di una norma incostituzionale è pieno e deve essere fatto valere direttamente nei confronti della società fornitrice che le ha addebitate in bolletta. L’intervento della Corte Costituzionale ha semplificato il quadro, rendendo inequivocabile il carattere indebito del prelievo e la conseguente legittimità delle richieste di restituzione da parte dei clienti finali.

L’addizionale provinciale sull’energia elettrica è legittima?
No. La Corte Costituzionale, con sentenza n. 43/2025, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che la istituiva (art. 6, d.l. n. 511/1988) per contrasto con il diritto europeo. Pertanto, il tributo è da considerarsi non dovuto fin dall’origine.

Il consumatore finale può chiedere il rimborso dell’addizionale pagata in bolletta?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il consumatore finale, che ha corrisposto l’imposta al fornitore a titolo di rivalsa, può agire per ottenere la restituzione di quanto indebitamente versato.

A chi deve essere richiesto il rimborso: allo Stato o al fornitore di energia?
Secondo la sentenza, l’azione di rimborso (tecnicamente, azione di ripetizione di indebito) deve essere proposta direttamente nei confronti del fornitore di energia, in quanto è il soggetto che ha materialmente ricevuto il pagamento non dovuto dal cliente finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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