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Rimborso accise energia: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33535/2024, ha chiarito un punto cruciale sul rimborso accise energia. Ha stabilito che il termine biennale per richiedere la restituzione di un credito d’imposta maturato e non utilizzato inizia a decorrere dalla data di presentazione dell’ultima dichiarazione definitiva, e non dal momento del pagamento originario. La vicenda riguardava una società energetica che, dopo aver cessato l’attività, aveva richiesto il rimborso di un credito maturato anni prima e regolarmente riportato nelle dichiarazioni successive. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione finanziaria, confermando la tempestività della richiesta del contribuente.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Accise Energia: la Cassazione Fissa il Termine a Partire dall’Ultima Dichiarazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 33535 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di rimborso accise energia, stabilendo un principio di diritto cruciale per le aziende del settore. La Corte ha confermato che il termine per richiedere la restituzione di un credito d’imposta non scatta dal momento del pagamento, ma dalla presentazione dell’ultima dichiarazione fiscale dopo la cessazione del rapporto. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole al contribuente, offrendo maggiore certezza giuridica.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di una società operante nel settore energetico di ottenere il rimborso di un credito relativo all’addizionale provinciale e comunale sull’energia elettrica, maturato a partire dal 2008. La società aveva cessato la propria attività alla fine del 2010 a causa della perdita della clientela. A quel punto, si trovava con un credito fiscale maturato negli anni e regolarmente riportato nelle dichiarazioni successive, ma mai utilizzato per compensazioni.

L’Amministrazione finanziaria aveva negato il rimborso, sostenendo che la richiesta fosse stata presentata oltre il termine di decadenza biennale. Secondo l’ente impositore, tale termine avrebbe dovuto essere calcolato a partire dalla data dei singoli versamenti che avevano generato il credito. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla società, ma l’Amministrazione aveva deciso di ricorrere in Cassazione.

La Questione Giuridica sul Rimborso Accise Energia

Il fulcro della controversia legale era l’individuazione del dies a quo, ovvero il giorno dal quale far decorrere il termine di decadenza di due anni per la richiesta di rimborso. L’Amministrazione finanziaria sosteneva una tesi restrittiva, legando la decorrenza al momento del pagamento dell’imposta. Al contrario, la società contribuente riteneva che il termine dovesse iniziare a decorrere solo dalla presentazione dell’ultima dichiarazione, momento in cui il rapporto tributario poteva considerarsi definitivamente chiuso e il credito, non più utilizzabile in compensazione, si trasformava in un indebito oggettivo.

L’Orientamento Consolidato della Giurisprudenza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione, allineandosi a un orientamento ormai consolidato e superando precedenti pronunce di segno contrario. Gli Ermellini hanno ribadito principi chiari e di grande rilevanza pratica per le aziende che si occupano di rimborso accise energia.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su una logica giuridica precisa e coerente, articolata in diversi punti chiave. In primo luogo, la Corte ha stabilito che un credito maturato per eccedenza di versamenti, se regolarmente riportato nelle dichiarazioni successive, non è soggetto ad alcuna decadenza finché il rapporto tributario è in essere. Durante questo periodo, il credito è destinato alla compensazione con futuri debiti d’imposta e non è possibile chiederne il rimborso anticipato.

In secondo luogo, la situazione cambia radicalmente quando il rapporto tributario si conclude, come nel caso di cessazione dell’attività. Solo in questo momento il credito, non più utilizzabile in compensazione, si qualifica come un indebito oggettivo. Di conseguenza, il diritto al rimborso sorge solo quando il rapporto è definito.

Infine, il termine biennale di decadenza per presentare l’istanza di rimborso inizia a decorrere non dal pagamento, ma dalla presentazione dell’ultima e definitiva dichiarazione di consumo. Nel caso di specie, la dichiarazione relativa al 2010 era stata presentata il 16 marzo 2011, mentre l’istanza di rimborso era del 18 maggio 2011, quindi ampiamente nei termini.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Offre una tutela significativa ai contribuenti, garantendo che il diritto a recuperare le somme versate in eccesso non venga eroso da interpretazioni restrittive dei termini di decadenza. Per le aziende, specialmente quelle che operano in settori con dinamiche fiscali complesse come quello energetico, questo principio fornisce certezza. La decisione conferma che la gestione contabile corretta del credito, attraverso il suo riporto annuale, lo preserva fino alla chiusura definitiva dei rapporti con il fisco. A quel punto, l’azienda ha due anni di tempo dall’ultima dichiarazione per agire, un lasso di tempo congruo per definire la propria posizione e recuperare quanto le spetta.

Quando inizia a decorrere il termine di due anni per chiedere il rimborso di un credito d’imposta per accise non goduto?
Il termine biennale di decadenza per richiedere il rimborso inizia a decorrere dalla data di presentazione dell’ultima e definitiva dichiarazione di consumo, successiva alla cessazione del rapporto tributario.

Un credito d’imposta per accise scade se non viene richiesto a rimborso immediatamente?
No, il credito maturato per eccedenza di versamenti non incorre in alcuna decadenza se viene regolarmente riportato nelle dichiarazioni successive, fino a quando il rapporto tributario è attivo.

Cosa succede al credito per accise quando un’azienda cessa la propria attività?
Quando un’azienda cessa l’attività, il rapporto tributario si considera definito. Il credito d’imposta, non più utilizzabile in compensazione, si trasforma in un ‘indebito oggettivo’ e la società può chiederne il rimborso entro due anni dalla presentazione dell’ultima dichiarazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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