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Rimborso accise energia: il termine per la richiesta

Una società ha richiesto il rimborso delle addizionali provinciali sull’energia elettrica per l’anno 2011. La Corte di Giustizia Tributaria aveva dichiarato la richiesta inammissibile per superamento del termine di decadenza biennale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha cassato tale decisione, stabilendo un principio fondamentale per il rimborso accise energia: il consumatore finale che agisce direttamente contro l’amministrazione finanziaria non è soggetto al termine di decadenza di due anni, ma al termine di prescrizione ordinario di dieci anni, data la natura civilistica dell’azione per indebito oggettivo.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Accise Energia: La Cassazione Fissa i Termini per il Consumatore Finale

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza per imprese e consumatori: i termini per richiedere il rimborso accise energia versate indebitamente. La pronuncia chiarisce la distinzione cruciale tra il termine di decadenza biennale e quello di prescrizione decennale, offrendo una tutela più ampia al consumatore finale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di rimborso, presentata da una società, per l’addizionale provinciale sull’energia elettrica relativa all’anno 2011. Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione all’azienda. Tuttavia, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Secondo i giudici di secondo grado, la richiesta di rimborso era inammissibile perché presentata oltre il termine di decadenza di due anni previsto dal Testo Unico sulle Accise (TUA).

La società, ritenendo errata tale interpretazione, ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il termine applicabile alla sua richiesta non fosse quello di decadenza, bensì quello ordinario di prescrizione.

La Questione Giuridica: Decadenza o Prescrizione per il Rimborso Accise Energia?

Il cuore della controversia risiedeva nell’individuare il corretto termine legale per l’azione del consumatore finale. L’amministrazione finanziaria sosteneva l’applicazione del termine di decadenza di due anni (art. 14, comma 2, TUA), un termine breve che si applica tipicamente nei rapporti tra l’ente impositore e il soggetto passivo d’imposta (in questo caso, il fornitore di energia).

Al contrario, la società ricorrente affermava che la sua azione, in qualità di consumatore finale che ha subito l’addebito dell’imposta non dovuta, avesse natura civilistica di ripetizione di indebito. Come tale, doveva essere soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni previsto dal codice civile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza impugnata e enunciando un principio di diritto di fondamentale importanza. Gli Ermellini hanno chiarito che, sebbene il soggetto legittimato a presentare istanza di rimborso all’amministrazione sia, di regola, il fornitore di energia, il consumatore finale può agire in via eccezionale.

Seguendo un orientamento consolidato, anche alla luce della giurisprudenza europea, la Corte ha stabilito che il consumatore finale può chiedere il rimborso direttamente all’amministrazione finanziaria quando dimostri l’impossibilità o l’eccessiva difficoltà di agire contro il proprio fornitore. Questa azione diretta non è soggetta alle regole fiscali sulla decadenza, ma assume la natura di un’azione di indebito oggettivo, di carattere civilistico. Di conseguenza, il termine applicabile non è quello biennale di decadenza, ma quello decennale di prescrizione ordinaria.

La sentenza impugnata è stata quindi cassata perché, nel concludere per la decadenza del diritto, non si è conformata a questi principi superiori. Il caso è stato rinviato alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per una nuova valutazione, che dovrà verificare la sussistenza della condizione di ‘eccessiva difficoltà’ per l’azienda nell’agire contro il fornitore.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza significativamente la posizione del consumatore finale nel recupero delle imposte sull’energia versate e non dovute. Stabilire che l’azione diretta contro l’Erario è soggetta alla prescrizione decennale amplia notevolmente la finestra temporale per agire, garantendo una maggiore effettività della tutela giurisdizionale. Le imprese e i consumatori che hanno versato addizionali indebite dispongono così di uno strumento più solido per ottenere il giusto rimborso accise energia, a condizione di poter dimostrare la difficoltà nel rivalersi sul proprio fornitore.

Qual è il termine per il consumatore finale per chiedere il rimborso delle accise sull’energia non dovute direttamente all’amministrazione finanziaria?
Il termine è quello di prescrizione ordinaria di dieci anni, e non il termine di decadenza di due anni previsto dalla normativa sulle accise.

Il consumatore finale può sempre chiedere il rimborso direttamente all’Agenzia delle Dogane?
No, può farlo solo in via eccezionale, quando dimostra che agire contro il proprio fornitore di energia per ottenere il rimborso è impossibile o eccessivamente difficoltoso.

Perché si applica il termine di prescrizione di dieci anni e non quello di decadenza di due anni?
Perché l’azione del consumatore finale contro l’amministrazione finanziaria è qualificata come un’azione di ‘indebito oggettivo’, che ha natura civilistica. Pertanto, è soggetta alle regole del codice civile, che prevedono un termine di prescrizione decennale, e non alle specifiche norme fiscali sulla decadenza applicabili al soggetto passivo d’imposta (il fornitore).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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