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Rimborso accise: chi può chiederlo? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2733/2024, ha stabilito che il consumatore finale di energia non può chiedere direttamente allo Stato il rimborso delle accise pagate indebitamente. Tale diritto spetta unicamente al fornitore, in quanto soggetto passivo del tributo. Il consumatore può agire in via civile contro il fornitore per recuperare le somme, potendo rivolgersi allo Stato solo in casi eccezionali, come il fallimento del fornitore. La Corte ha quindi negato il rimborso accise diretto all’azienda consumatrice, confermando la distinzione tra il rapporto tributario (Stato-fornitore) e quello civilistico (fornitore-consumatore).

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rimborso Accise: La Cassazione Nega l’Azione Diretta al Consumatore Finale

Con la sentenza n. 2733 del 30 gennaio 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza per imprese e consumatori: la legittimazione a richiedere il rimborso accise sull’energia elettrica versate indebitamente. La Corte ha chiarito che, di regola, solo il fornitore di energia, in qualità di soggetto passivo d’imposta, può agire nei confronti dell’Amministrazione finanziaria, mentre il consumatore finale deve rivolgersi al proprio fornitore. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso da parte dell’Utente Finale

Una società operante nel settore dei calcestruzzi aveva richiesto all’Agenzia delle Dogane il rimborso dell’addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica, corrisposta negli anni 2010 e 2011. La richiesta era stata respinta, e la società aveva impugnato il diniego. Sia in primo grado che in appello, i giudici tributari avevano dato ragione all’Amministrazione, sostenendo che l’unico soggetto legittimato a chiedere il rimborso fosse il fornitore di energia, poiché è quest’ultimo a versare materialmente l’imposta all’Erario. La società, ritenendo di essere il soggetto che aveva effettivamente sopportato l’onere economico, ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Chi è Legittimato a Chiedere il Rimborso Accise?

Il nucleo della controversia ruota attorno all’identificazione del soggetto che ha il diritto di chiedere la restituzione di un’accisa pagata in eccesso o non dovuta. La società ricorrente sosteneva che, essendo il consumatore finale colui che subisce l’impatto economico del tributo, dovrebbe avere un’azione diretta contro il Fisco. L’Amministrazione finanziaria, al contrario, difendeva la tesi secondo cui il rapporto tributario intercorre esclusivamente tra lo Stato e il fornitore (soggetto passivo d’imposta), escludendo il consumatore da tale dinamica.

L’Analisi della Corte: la distinzione tra rapporto tributario e rapporto civilistico

La Cassazione ha ricostruito la struttura normativa delle accise, evidenziando l’esistenza di due rapporti giuridici distinti e autonomi:
1. Rapporto tributario: Intercorre esclusivamente tra l’Amministrazione finanziaria e il fornitore di energia. È il fornitore, identificato dalla legge come “soggetto obbligato”, che deve calcolare e versare l’accisa allo Stato.
2. Rapporto civilistico: Si instaura tra il fornitore e il consumatore finale. In questo ambito, il fornitore ha il “diritto di rivalsa”, ovvero la facoltà di addebitare in fattura l’importo dell’accisa al proprio cliente. La rivalsa non è un elemento connaturale del tributo, ma un diritto che sposta l’onere economico sul consumatore finale.

Questa netta separazione implica che il consumatore finale è estraneo al rapporto tributario e non può, di norma, vantare pretese dirette nei confronti del Fisco.

L’Eccezione basata sul Diritto Europeo: Il Principio di Effettività

Nonostante la regola generale, la Corte ha riconosciuto un’importante eccezione derivante dal diritto dell’Unione Europea, in particolare dal principio di effettività. Questo principio impone che l’esercizio dei diritti garantiti dall’ordinamento europeo non sia reso impossibile o eccessivamente difficile.

In applicazione di tale principio, il consumatore finale può agire direttamente contro l’Amministrazione finanziaria per il rimborso accise solo se dimostra che l’azione civilistica contro il fornitore è impossibile o eccessivamente gravosa. Un tipico esempio è il caso di fallimento o insolvenza del fornitore, che renderebbe di fatto impossibile per il consumatore recuperare le somme. Tuttavia, l’onere di provare tale circostanza eccezionale grava interamente sul consumatore.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha rigettato il ricorso della società perché questa non ha allegato, né tantomeno provato, l’esistenza di ostacoli che rendessero impossibile o eccessivamente difficile l’azione di ripetizione dell’indebito nei confronti del proprio fornitore di energia. La semplice circostanza che l’indebito derivi da una norma nazionale in contrasto con una direttiva europea non è di per sé sufficiente a giustificare un’azione diretta contro lo Stato. La Corte ha ribadito che il sistema delineato dal legislatore, che prevede un’azione civilistica del consumatore contro il fornitore e una successiva azione di rimborso del fornitore verso il Fisco, rispetta pienamente i principi di neutralità ed effettività del diritto UE.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza conferma un orientamento consolidato: il diritto al rimborso accise spetta unicamente al fornitore. Il consumatore finale che ha sostenuto l’onere economico di un’imposta non dovuta deve prima agire contro il proprio fornitore. Solo dopo aver ottenuto una sentenza favorevole, sarà il fornitore a poter richiedere il rimborso all’Amministrazione finanziaria. L’azione diretta del consumatore verso il Fisco rimane una via eccezionale, percorribile solo a fronte della prova rigorosa dell’impossibilità di agire contro il fornitore, in linea con il principio di effettività della tutela giurisdizionale.

Il consumatore finale di energia elettrica può chiedere direttamente allo Stato il rimborso delle accise non dovute?
No, di regola il consumatore finale non può chiedere direttamente il rimborso allo Stato. Secondo la sentenza, la legittimazione ad agire spetta unicamente al fornitore, in quanto è il soggetto passivo del tributo obbligato al versamento nei confronti dell’Erario.

Come può il consumatore finale recuperare le accise pagate indebitamente?
Il consumatore finale deve esercitare un’azione civilistica di ripetizione dell’indebito direttamente nei confronti del proprio fornitore di energia. Una volta ottenuta una sentenza favorevole che condanna il fornitore alla restituzione, sarà quest’ultimo a poter chiedere il rimborso all’Amministrazione finanziaria.

Esistono eccezioni che permettono al consumatore di agire direttamente contro l’Amministrazione finanziaria?
Sì, la Corte ammette un’azione diretta del consumatore contro lo Stato in via eccezionale. Ciò è possibile solo se il consumatore dimostra che l’azione nei confronti del fornitore è impossibile o eccessivamente difficile, come ad esempio nel caso di fallimento o di provata insolvenza del fornitore stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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