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Rifiuti speciali assimilati e TARSU: la Cassazione

Un’azienda ha chiesto la riduzione TARSU per i suoi rifiuti speciali, ma i giudici d’appello l’hanno negata basandosi sulla natura commerciale dell’attività. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che è la natura del rifiuto, non dell’attività, a determinare il diritto alla riduzione, rinviando la causa per un nuovo esame di merito.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rifiuti Speciali Assimilati e Tassa Rifiuti: Conta la Natura del Rifiuto, non dell’Attività

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di Tassa sui Rifiuti (TARSU), stabilendo un principio di grande rilevanza per tutte le imprese commerciali. La questione centrale riguarda la possibilità di ottenere una riduzione del tributo in presenza di rifiuti speciali assimilati, anche quando l’attività svolta non è di tipo industriale ma puramente commerciale. La Corte ha affermato che, ai fini della tassazione, l’elemento decisivo è la natura del rifiuto prodotto e non la tipologia di attività imprenditoriale che lo genera.

Il Caso: Tassa Rifiuti per un’Attività Commerciale

Una società operante nel settore della vendita di infissi, porte e serramenti si è opposta a un avviso di accertamento per la TARSU relativa all’anno 2011. L’azienda sosteneva di avere diritto a una significativa riduzione della tassa, in quanto produceva rifiuti speciali (come cartoni, imballaggi e residui di lavorazione) di cui curava l’autosmaltimento a proprie spese. Secondo la tesi difensiva, le aree aziendali dove tali rifiuti venivano prodotti non avrebbero dovuto essere conteggiate ai fini del calcolo del tributo.

La Decisione dei Giudici di Merito

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente dato ragione all’azienda, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione. Secondo i giudici d’appello, l’attività della società, essendo di semplice commercio e non di produzione industriale, non poteva generare ‘rifiuti speciali’ nel senso stretto del termine. I residui, come gli imballaggi, venivano considerati normali rifiuti di un’attività commerciale, non idonei a giustificare l’applicazione del regime di favore.

Rifiuti Speciali Assimilati e l’Analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’impresa, cassando la sentenza d’appello e delineando un percorso interpretativo chiaro e fondato sulla normativa ambientale e tributaria.

L’Errore Concettuale: Attività Commerciale vs. Produzione di Rifiuti

Il cuore della decisione risiede nell’aver corretto un errore giuridico-concettuale commesso dai giudici di secondo grado. La Corte ha specificato che la nozione di ‘produttore di rifiuti’ è slegata dalla natura dell’attività svolta. Ai sensi del Codice dell’Ambiente (D.Lgs. 152/2006), è ‘produttore’ chiunque, con la propria attività, generi dei rifiuti. Pertanto, anche un’impresa commerciale produce rifiuti e questi possono essere qualificati come speciali.

La Corretta Interpretazione della Normativa

La normativa di riferimento (art. 62 del D.Lgs. 507/1993 e le norme locali) prevede la non tassabilità delle superfici dove, per caratteristiche strutturali e destinazione, si formano di regola rifiuti speciali, tossici o nocivi, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i produttori stessi. La Cassazione ha sottolineato che questa disposizione si basa su un dato oggettivo: la produzione di un certo tipo di rifiuto in una determinata area. La distinzione tra attività industriale e commerciale è, a tal fine, irrilevante.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che i giudici d’appello si sono fermati a una valutazione generica dell’attività dell’impresa, omettendo l’accertamento di merito che era invece necessario. Avrebbero dovuto verificare la natura specifica dei rifiuti prodotti (tipologia di imballaggi, residui, etc.), la loro classificazione come speciali e la loro eventuale non assimilabilità ai rifiuti urbani. L’errore è stato non indagare sul rifiuto in sé, ma sulla qualifica dell’attività che lo ha generato. La valutazione deve quindi concentrarsi sul tipo di residuo prodotto nell’esercizio dell’attività d’impresa e non sul tipo di attività stessa.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per le Imprese

Questa pronuncia stabilisce un principio fondamentale: per ottenere la riduzione della tassa rifiuti, un’impresa deve dimostrare la produzione e l’autosmaltimento di rifiuti speciali non assimilati agli urbani, indipendentemente dal fatto che la sua attività sia commerciale o industriale. La sentenza è stata annullata con rinvio: spetterà ora a un nuovo collegio dei giudici d’appello effettuare l’accertamento fattuale sulla natura dei rifiuti prodotti dall’azienda, verificandone l’assimilabilità e determinando le superfici escluse dal tributo. Si tratta di una vittoria importante per tutte le attività commerciali che gestiscono in proprio una parte significativa dei loro rifiuti.

Un’attività puramente commerciale può produrre ‘rifiuti speciali’ rilevanti per la riduzione della tassa rifiuti?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la qualifica di ‘produttore di rifiuti speciali’ non dipende dalla natura industriale o commerciale dell’attività, ma dal tipo di rifiuto oggettivamente generato.

Qual è il criterio per ottenere l’esenzione o la riduzione della TARSU per i rifiuti speciali?
Il criterio fondamentale è dimostrare che su determinate superfici aziendali si formano, di regola, rifiuti speciali non assimilabili a quelli urbani e che l’impresa provvede al loro smaltimento a proprie spese, come previsto dalla normativa.

Cosa ha sbagliato il giudice di secondo grado secondo la Cassazione?
Il giudice ha commesso un errore di diritto fondando la sua decisione esclusivamente sulla natura ‘commerciale’ dell’attività, senza compiere il necessario accertamento di fatto sulla specifica tipologia dei rifiuti prodotti (es. imballaggi), sulla loro classificazione e sulla loro effettiva non assimilabilità ai rifiuti urbani.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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