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Rientro cervelli: sì alle agevolazioni fiscali nel gruppo

Un lavoratore rientrato in Italia si è visto negare le agevolazioni fiscali per il rientro dei cervelli perché il nuovo datore apparteneva allo stesso gruppo del precedente estero. La Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la distinta soggettività giuridica delle due società è sufficiente a integrare il requisito di legge, annullando la decisione che aveva erroneamente valutato le prove.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazioni fiscali rientro cervelli: il bonus vale anche all’interno di un gruppo societario

Le agevolazioni fiscali per il rientro dei cervelli rappresentano un importante strumento per attrarre talenti e professionalità in Italia. Tuttavia, l’applicazione pratica delle norme può generare incertezze, specialmente in contesti complessi come i gruppi societari internazionali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5727 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale: il beneficio fiscale spetta anche quando il lavoratore si trasferisce in Italia per lavorare presso una società che, pur appartenendo allo stesso gruppo del precedente datore estero, costituisce un’entità giuridica distinta. Analizziamo insieme questo importante caso.

I fatti di causa

Un dirigente, dopo aver lavorato all’estero per una società spagnola e successivamente per una società svizzera, veniva assunto dalla succursale italiana di una società di diritto inglese, facente parte dello stesso gruppo aziendale. Convinto di possedere i requisiti previsti dalla legge n. 238/2010, il lavoratore trasferiva la propria residenza in Italia e presentava istanza di rimborso per le maggiori imposte versate.

L’Agenzia delle Entrate, attraverso il meccanismo del silenzio-rifiuto, negava il beneficio. La controversia giungeva davanti alle Commissioni tributarie. La Commissione Tributaria Regionale, in particolare, respingeva l’appello del contribuente sostenendo che si trattasse di un mero “distacco” e che non vi fosse prova della diversità giuridica tra il datore di lavoro estero e quello italiano. Secondo i giudici di merito, il lavoratore sarebbe rimasto alle dipendenze del precedente datore, vanificando uno dei requisiti per l’agevolazione.

La decisione della Cassazione sulle agevolazioni fiscali rientro cervelli

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso del contribuente. Il punto centrale della sentenza è il principio secondo cui l’appartenenza a un medesimo gruppo societario non annulla l’autonomia e la distinta soggettività giuridica delle singole società che lo compongono.

La Corte ha rilevato che la Commissione Tributaria Regionale era incorsa in un grave “travisamento della prova”. I documenti prodotti dal lavoratore dimostravano in modo inequivocabile che il precedente datore di lavoro era una società anonima di diritto svizzero (con acronimo AG), mentre il nuovo datore era la succursale italiana di una società a responsabilità limitata di diritto inglese (con acronimo LTD). Si trattava, quindi, di due soggetti giuridici palesemente distinti, operanti sotto ordinamenti giuridici differenti.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su due pilastri. In primo luogo, il richiamo alla giurisprudenza consolidata secondo cui il collegamento economico-funzionale tra società di un gruppo non comporta la perdita dell’autonomia giuridica di ciascuna. Ogni società rimane titolare dei propri rapporti di lavoro. Pertanto, un’assunzione da parte di una società del gruppo è a tutti gli effetti un nuovo rapporto di lavoro, distinto dal precedente intercorso con un’altra entità del medesimo gruppo.

In secondo luogo, la Corte ha censurato l’errore percettivo dei giudici di merito. Il “travisamento della prova”, vizio denunciabile in Cassazione, si verifica quando il giudice non valuta erroneamente una prova, ma la “legge” in modo sbagliato, attribuendole un contenuto oggettivo che essa non ha. Nel caso specifico, i giudici regionali avevano ignorato la palese differenza giuridica tra le società, documentata dagli atti, concludendo erroneamente per l’assenza di prova. Tale errore è stato ritenuto decisivo, poiché il riconoscimento della diversità soggettiva dei datori di lavoro era il presupposto fondamentale per concedere il beneficio fiscale richiesto.

Le conclusioni

La sentenza n. 5727/2024 stabilisce un principio di notevole importanza pratica per tutti i lavoratori che rientrano in Italia nel contesto di gruppi multinazionali. Le agevolazioni fiscali per il rientro dei cervelli sono accessibili a condizione che vi sia una nuova assunzione da parte di un soggetto giuridico distinto, anche se economicamente collegato al precedente datore di lavoro estero. La Corte cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte di giustizia tributaria della Lombardia, che dovrà attenersi a questo principio per la sua nuova decisione. Questa pronuncia rafforza la certezza del diritto e incoraggia la mobilità internazionale dei talenti, chiarendo che i legami di gruppo non devono rappresentare un ostacolo ingiustificato all’applicazione degli incentivi fiscali.

È possibile ottenere le agevolazioni fiscali per il rientro dei cervelli se il nuovo datore di lavoro in Italia appartiene allo stesso gruppo societario del precedente datore di lavoro estero?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, ai fini del beneficio, ciò che conta è la diversa soggettività giuridica tra il datore di lavoro estero e quello italiano. L’appartenenza al medesimo gruppo societario non esclude il diritto alle agevolazioni, poiché le singole società mantengono la propria autonomia giuridica.

Cosa si intende per “travisamento della prova” e perché è stato decisivo in questo caso?
Per “travisamento della prova” si intende un errore di percezione da parte del giudice, che legge in un documento probatorio un contenuto oggettivamente diverso da quello reale. In questo caso, è stato decisivo perché la corte di merito aveva ignorato l’evidente diversità giuridica tra le due società (una svizzera “AG” e una inglese “LTD”), desumibile dai documenti, negando erroneamente il beneficio.

Quali sono i requisiti di base per accedere ai benefici fiscali per i lavoratori che rientrano in Italia secondo la legge n. 238/2010?
La legge n. 238/2010 e i relativi decreti attuativi prevedono, tra i requisiti, essere cittadini dell’Unione Europea, aver risieduto in Italia per almeno 24 mesi continuativi in passato, aver risieduto e lavorato o studiato all’estero per almeno 24 mesi, essere assunti o avviare un’attività in Italia e trasferirvi la propria residenza entro tre mesi dall’inizio del nuovo lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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