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Riduzione TARI stagionale: no se la licenza è annuale

La Corte di Cassazione ha negato la riduzione TARI stagionale a una società alberghiera in possesso di licenza annuale. La Corte ha stabilito che la chiusura volontaria durante la bassa stagione non integra la ‘oggettiva inutilizzabilità’ dei locali richiesta dalla legge per ottenere lo sgravio fiscale. La decisione sottolinea che la licenza annuale contraddice la presunta impossibilità di operare per l’intero anno, ponendo l’onere della prova a carico del contribuente.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione TARI Stagionale: La Licenza Annuale Blocca lo Sconto

La questione della riduzione TARI stagionale per le attività che operano solo in alcuni periodi dell’anno è un tema di grande interesse per molti imprenditori, specialmente nel settore turistico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo un principio netto: se l’attività possiede una licenza amministrativa annuale, ottenere uno sconto sulla tassa rifiuti per i mesi di chiusura diventa estremamente difficile. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Sconto sulla Tassa Rifiuti

Una società che gestisce una struttura alberghiera con annesso stabilimento balneare si è vista recapitare un avviso di accertamento per la TARI relativa all’anno 2019. L’importo richiesto dal Comune era di oltre 14.000 euro. La società ha impugnato l’atto, sostenendo di aver diritto a una riduzione dell’imposta, dato che la sua attività è prettamente stagionale e i locali rimangono chiusi e non utilizzati durante il periodo invernale.

La richiesta della società era stata respinta sia in primo grado dalla Commissione Tributaria Provinciale sia in appello dalla Commissione Tributaria Regionale. Entrambi i giudici avevano evidenziato un punto chiave: la società era titolare di una licenza amministrativa di tipo permanente (annuale), che le consentiva di esercitare l’attività per tutto l’anno. Di conseguenza, la chiusura invernale era da considerarsi una scelta soggettiva e non un’impossibilità oggettiva di utilizzo dei locali. La società ha quindi deciso di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la questione della riduzione TARI stagionale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione dei giudici di merito. Il principio fondamentale ribadito dai giudici è che la causa di esclusione o riduzione del tributo TARI è legata a una condizione di obiettiva impossibilità di utilizzo dell’immobile, che deve essere provata dal contribuente. La semplice chiusura volontaria, anche se per diversi mesi, non è sufficiente.

Secondo la Corte, la titolarità di una licenza annuale è un elemento che contrasta palesemente con la tesi dell’inutilizzabilità oggettiva. Se un’azienda ha il permesso di operare per 365 giorni l’anno, si presume che i locali siano sempre a sua disposizione e potenzialmente idonei a produrre rifiuti.

Le Motivazioni: Perché la Sola Chiusura non Basta

L’ordinanza approfondisce in modo dettagliato le ragioni per cui il ricorso è stato respinto, offrendo spunti importanti per tutte le attività stagionali.

Licenza Annuale vs. Attività Stagionale: La Prova Decisiva

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra inutilizzabilità oggettiva e scelta soggettiva. L’esenzione o la riduzione della TARI non spetta quando la mancata utilizzazione dell’immobile dipende dalla volontà o dalle esigenze dell’utente. La Corte ha specificato che se la struttura alberghiera è dotata di licenza annuale, non basta una semplice denuncia di chiusura per alcuni mesi. Per ottenere l’esenzione, la società avrebbe dovuto provare la concreta e oggettiva impossibilità di utilizzare la struttura, cosa che la licenza annuale di per sé smentisce. La soluzione? Richiedere una licenza stagionale, che attesterebbe formalmente la natura non continuativa dell’attività.

L’Onere della Prova e la Denuncia al Comune

La Corte ha inoltre chiarito che l’onere di dimostrare i presupposti per la riduzione TARI stagionale spetta interamente al contribuente. Le semplici comunicazioni di “inizio” e “cessazione” dell’occupazione presentate dalla società non sono state ritenute sufficienti. La normativa di settore e i regolamenti comunali spesso richiedono una denuncia specifica e formale per poter beneficiare delle riduzioni previste per le utenze “non stabilmente attive”. In assenza di tale denuncia preventiva, presentata nelle forme e nei termini corretti, la possibilità di invocare la stagionalità in sede processuale è preclusa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Attività Stagionali

Questa ordinanza della Corte di Cassazione invia un messaggio chiaro agli operatori di settori stagionali: per ottenere una riduzione TARI stagionale, non è sufficiente chiudere l’attività per una parte dell’anno. È necessario che l’impossibilità di produrre rifiuti sia oggettiva e formalmente riconosciuta. Le imprese che operano stagionalmente ma sono in possesso di una licenza annuale dovrebbero valutare attentamente la possibilità di convertirla in una licenza stagionale. In alternativa, è fondamentale informarsi sulle procedure specifiche richieste dal proprio Comune per denunciare correttamente la stagionalità e accedere alle relative agevolazioni fiscali, evitando così contenziosi dall’esito incerto.

Un’attività con licenza annuale può ottenere una riduzione della TARI per il periodo di chiusura stagionale?
No, secondo questa ordinanza, la sola chiusura volontaria non è sufficiente. La licenza annuale presuppone la possibilità di operare tutto l’anno, quindi la mancata utilizzazione è considerata una scelta soggettiva dell’imprenditore e non un’impossibilità oggettiva.

Cosa deve fare un’impresa per dimostrare il diritto alla riduzione della TARI per stagionalità?
L’impresa deve provare una condizione di “obiettiva inutilizzabilità” dei locali. Questo può essere fatto, ad esempio, richiedendo una licenza stagionale invece che annuale o presentando una specifica denuncia al Comune che attesti la condizione di attività stagionale, come previsto dalle normative.

Chi ha l’onere di provare che i locali non producono rifiuti per un certo periodo?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente. È l’azienda che deve dimostrare, con prove concrete e formali (come la licenza stagionale o denunce specifiche), che i locali sono oggettivamente inutilizzabili e quindi non idonei a produrre rifiuti durante il periodo di chiusura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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