LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Riduzione TARI: sì se il cassonetto è lontano

Una società ottiene una riduzione TARI del 40% poiché il cassonetto più vicino si trovava a 350 metri di distanza. L’azienda di gestione dei rifiuti ha fatto ricorso, ma la Corte di Cassazione lo ha respinto. La Corte ha confermato che una distanza significativa costituisce un disservizio che giustifica la riduzione TARI, la quale spetta automaticamente per legge (‘ope legis’) senza necessità di una preventiva richiesta formale da parte del contribuente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione TARI: La Cassazione Conferma lo Sconto se il Cassonetto è Troppo Lontano

La tassa sui rifiuti (TARI) è un obbligo per quasi tutti i cittadini e le imprese, ma cosa succede quando il servizio pagato non è adeguato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 2146 del 2024, ha fornito chiarimenti fondamentali sul diritto alla riduzione TARI in caso di disservizio, stabilendo che una distanza eccessiva dal punto di raccolta più vicino giustifica uno sconto significativo. Questa decisione rappresenta un importante precedente per i contribuenti che si sentono penalizzati da una gestione inefficiente della raccolta dei rifiuti.

I Fatti del Caso: Una Disputa sulla Distanza del Servizio

Il caso ha origine dalla controversia tra una società di servizi nautici e l’azienda municipalizzata responsabile della gestione dei rifiuti. La società nautica aveva impugnato un avviso di pagamento TARI, lamentando un grave disservizio: il cassonetto più vicino alla sua proprietà si trovava a oltre 350 metri di distanza. La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione al contribuente, disponendo una riduzione del 40% dell’importo dovuto per un trimestre.

L’azienda di gestione dei rifiuti, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo diversi motivi, tra cui l’inammissibilità della richiesta di riduzione in quanto formulata solo in appello (cosiddetta “domanda nuova”) e la mancanza di una formale richiesta preventiva in sede amministrativa.

La Decisione della Corte e il Diritto alla Riduzione TARI

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando la decisione dei giudici di merito e consolidando principi chiave in materia di riduzione TARI.

Distinzione Cruciale: Riduzioni Tecniche vs. Agevolazioni

Il punto centrale della sentenza è la distinzione tra due tipi di riduzioni:
1. Riduzioni Tecniche: Previste direttamente dalla legge (in particolare, dai commi 656 e 657 della Legge n. 147/2013), scattano automaticamente (ope legis) quando si verificano specifiche condizioni oggettive di disservizio. Queste includono il mancato svolgimento del servizio o, come nel caso di specie, la mancata effettuazione della raccolta in una determinata zona. Per queste riduzioni non è necessaria una richiesta preventiva al Comune.
2. Agevolazioni: Sono sconti di natura discrezionale, previsti dai regolamenti comunali per particolari categorie di contribuenti o situazioni soggettive. Per ottenerle, è indispensabile presentare una domanda specifica.

Il caso in esame rientra pienamente nella prima categoria, rendendo irrilevante l’assenza di una richiesta formale da parte della società nautica.

Nessuna Domanda Nuova in Appello

La Corte ha anche chiarito che la richiesta di riduzione del tributo non costituisce una “domanda nuova” inammissibile in appello. Si tratta, piuttosto, di un’eccezione modificativa: il contribuente, impugnando l’avviso di pagamento, chiede in via principale l’annullamento dell’atto e, in subordine, la sua riduzione. Questa richiesta rientra pienamente nell’oggetto originario della controversia.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione basandosi su un’interpretazione sistematica della normativa sulla TARI. Il presupposto del tributo è la potenziale fruibilità del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. Quando questo servizio è di fatto inesistente o gravemente carente in una zona, viene meno in parte la stessa ragione del prelievo fiscale. La legge, quindi, interviene per riequilibrare il rapporto tra il Comune e il contribuente.

Il Principio “Ope Legis” e l’Onere della Prova

La sentenza ribadisce che le riduzioni tecniche spettano di diritto. L’unico onere a carico del contribuente è quello di allegare e provare in giudizio i fatti che dimostrano il disservizio, come la distanza eccessiva dei cassonetti. Una volta fornita tale prova, il giudice deve applicare la riduzione prevista dalla legge, che può arrivare fino al 40% della tariffa nel caso di mancata raccolta nella zona.

La Distanza Come Prova del Disservizio

I giudici hanno considerato la distanza di 350 metri come un elemento oggettivo sufficiente a dimostrare che il servizio non era effettivamente erogato presso l’area dell’impresa. Questo rende di fatto impossibile o estremamente difficoltosa la fruizione del servizio, giustificando la contrazione del tributo. Tale valutazione non è una mera carenza di “attenzione” da parte del gestore, ma una grave difformità nella prestazione del servizio che incide direttamente sul diritto del contribuente.

Le Conclusioni

La sentenza 2146/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante tutela ai contribuenti. Stabilisce con chiarezza che il pagamento della TARI non è slegato dalla qualità del servizio offerto. In presenza di un disservizio grave e comprovato, come la notevole distanza dei punti di raccolta, il cittadino o l’impresa ha diritto a una riduzione automatica del tributo. Questa decisione incoraggia i contribuenti a far valere i propri diritti e funge da monito per le amministrazioni comunali, spingendole a garantire un servizio di raccolta rifiuti efficiente e capillare su tutto il territorio di competenza.

Quando un contribuente ha diritto alla riduzione TARI per disservizio?
Un contribuente ha diritto alla riduzione quando il servizio di raccolta rifiuti, pur essendo formalmente istituito, non viene di fatto svolto in una determinata zona di significativa estensione. La sentenza specifica che una distanza di 350 metri dal punto di raccolta più vicino costituisce un’ipotesi di disservizio che giustifica la riduzione.

È necessario presentare una domanda al Comune per ottenere la riduzione TARI a causa di un servizio carente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, per le cosiddette “riduzioni tecniche” legate a carenze oggettive del servizio, lo sconto spetta automaticamente per legge (“ope legis”). Il contribuente non è tenuto a presentare una preventiva istanza formale, ma può far valere il suo diritto direttamente in sede di contenzioso, provando i fatti che lo giustificano.

Chiedere la riduzione della TARI solo nel corso del processo è considerata una “domanda nuova” vietata in appello?
No. La Corte ha chiarito che la richiesta di riduzione del tributo non è una “domanda nuova”, bensì un'”eccezione modificativa” della pretesa originaria. Rientra pienamente nell’oggetto della controversia iniziale (l’impugnazione dell’avviso di pagamento) e mira a ottenere un risultato parziale rispetto all’annullamento totale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati