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Riduzione TARI: come si calcola se manca il servizio?

La Corte di Cassazione ha chiarito che in caso di mancato servizio di raccolta rifiuti, la riduzione TARI porta il tributo ad essere dovuto nella misura del 40% della tariffa. Se il contribuente non prova la distanza dal punto di raccolta per una graduazione diversa, si applica la misura massima prevista dalla legge, senza che il giudice possa ridurla equitativamente.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione TARI: la Cassazione chiarisce come calcolarla in assenza del servizio

La questione della riduzione TARI in caso di disservizi nella raccolta dei rifiuti è un tema di grande attualità che interessa cittadini e imprese. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: in assenza di prove specifiche da parte del contribuente per una diversa graduazione, la riduzione va applicata nella misura massima prevista dalla legge, senza che il giudice possa deciderla in via equitativa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti di causa: la controversia sul calcolo della TARI

Una società si opponeva a un avviso di pagamento relativo alla TARI per l’anno 2018, lamentando la mancata effettuazione del servizio di raccolta rifiuti nella zona in cui si trovava il proprio immobile. In primo grado, la sua domanda veniva respinta. Successivamente, la Corte di giustizia tributaria di secondo grado accoglieva l’appello della società, ma stabiliva che la riduzione dovesse essere determinata ‘nella misura equa del 30%’ rispetto a quanto richiesto dal Comune. La motivazione di questa scelta si basava sul fatto che l’azienda non aveva fornito alcuna prova specifica sulla distanza dal più vicino punto di raccolta, elemento utile per graduare la riduzione.

Il ricorso in Cassazione e la corretta applicazione della riduzione TARI

Il Comune, non soddisfatto della decisione, ha presentato ricorso in Cassazione. La questione centrale era se il giudice di merito potesse stabilire una riduzione del 30% in via equitativa, nonostante la legge preveda un criterio specifico. Secondo l’ente locale, in mancanza di prove fornite dal contribuente per una graduazione personalizzata, la riduzione TARI doveva essere applicata nella misura massima prevista dalla normativa di riferimento (art. 1, comma 657, L. 147/2013), che fissa il tributo dovuto in misura non superiore al 40% della tariffa intera. Applicare una percentuale inferiore, come il 30%, rappresentava una violazione di legge.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno ribadito principi consolidati in materia.

In primo luogo, la riduzione tariffaria per mancato svolgimento del servizio in una determinata zona spetta ope legis, ovvero per effetto diretto della legge, a prescindere da una previsione nel regolamento comunale. L’onere di provare i presupposti per beneficiare di tale diritto, tuttavia, spetta al contribuente.

Il punto cruciale della decisione riguarda la quantificazione della riduzione. La legge stabilisce che, in caso di mancato svolgimento del servizio, la TARI è dovuta in una misura non superiore al 40% della tariffa. La norma prevede che la percentuale possa essere graduata tenendo conto, ad esempio, della distanza dal punto di raccolta più vicino. Tuttavia, la Corte ha chiarito che, se il contribuente non fornisce prove specifiche per consentire questa graduazione, non si può penalizzarlo con una riduzione inferiore a quella prevista dalla legge. Al contrario, in assenza di prova contraria, si deve applicare la misura standard, che porta il tributo ad essere pari al 40% della tariffa piena.

Il giudice di secondo grado, stabilendo una riduzione ‘equa’ del 30%, ha errato perché ha introdotto un criterio non previsto dalla legge e ha agito in assenza di dati istruttori che giustificassero tale scelta. La Cassazione ha sottolineato che, proprio perché il contribuente non aveva fornito prove sulla distanza, il giudice avrebbe dovuto applicare la norma, determinando la riduzione nella misura prevista per legge.

Le conclusioni: cosa cambia per i contribuenti?

La decisione della Cassazione rafforza la posizione dei contribuenti che subiscono disservizi nella raccolta dei rifiuti. L’ordinanza stabilisce un principio chiaro: se il servizio di raccolta non viene effettuato in una zona di considerevole estensione, il contribuente ha diritto a pagare la TARI in misura pari al 40% della tariffa intera.

Spetta al contribuente dimostrare il presupposto del disservizio. Se, però, non fornisce ulteriori elementi per una graduazione (come la distanza esatta dai cassonetti), il suo diritto non viene meno né può essere ridotto arbitrariamente dal giudice. Si applica semplicemente la regola generale prevista dalla legge. Questa sentenza, quindi, limita la discrezionalità dei giudici di merito e offre una maggiore certezza del diritto ai cittadini e alle imprese che si trovano in situazioni analoghe.

A quanto ammonta la riduzione TARI se il servizio di raccolta non viene effettuato?
In base alla sentenza, se il servizio non è svolto in una zona di significativa estensione, la TARI è dovuta in misura non superiore al 40% della tariffa intera, a meno che il contribuente non fornisca prove per una diversa graduazione.

Chi deve provare il diritto alla riduzione TARI?
L’onere di provare la sussistenza dei presupposti per beneficiare della riduzione, come il mancato svolgimento del servizio di raccolta, grava sul contribuente.

Cosa succede se il contribuente non prova la distanza dal punto di raccolta più vicino?
Se il contribuente non fornisce prove specifiche per una graduazione della riduzione (come la distanza dal punto di raccolta), la riduzione si applica nella misura massima prevista dalla legge (tributo dovuto al 40% della tariffa). Il giudice non può, in questo caso, stabilire una riduzione inferiore in via equitativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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