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Riduzione TARI: come si calcola se il servizio manca?

Un comune ha contestato una riduzione TARI concessa a un’azienda di trasporti per un servizio di raccolta rifiuti carente in una vasta area logistica. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ritenendo legittimo basare il calcolo della riduzione su un precedente accordo tra le parti, data la provata inefficienza del servizio. Il ricorso del comune è stato respinto in quanto mirava a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione TARI: quando e come si applica in caso di mancato servizio

La riduzione TARI è un diritto per i contribuenti quando il servizio di raccolta rifiuti è assente o gravemente carente. Ma come si determina l’esatta misura di questo sconto? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un caso complesso, chiarendo i criteri di commisurazione e i limiti del sindacato di legittimità. La vicenda riguarda un’azienda di trasporti che aveva ottenuto una significativa riduzione del tributo, contestata dal Comune impositore. Analizziamo la decisione per capire i principi applicabili.

I Fatti di Causa

Una società di trasporti, operante all’interno di una vasta area interportuale di circa 3 milioni di metri quadrati, impugnava un avviso di pagamento TARI per l’anno 2017. La Commissione Tributaria Regionale accoglieva le ragioni della contribuente, riducendo la tariffa a solo il 15% dell’importo dovuto.

La decisione del giudice tributario si basava su due elementi principali:
1. Carenza del servizio: Era stato documentato, anche tramite perizia giurata e capitolati d’appalto, che il servizio pubblico di raccolta rifiuti era limitato alle sole strade di collegamento esterne all’area, senza coprire l’interno della zona interportuale. La raccolta interna era infatti gestita privatamente dalla società che gestiva l’interporto, tramite un contratto d’appalto con un’azienda specializzata.
2. Accordo preesistente: L’ente impositore aveva in passato concluso un accordo transattivo con la società di gestione dell’interporto, sfociato in una determina comunale del 2010. Tale accordo, sebbene relativo a un tributo precedente (la TARSU), aveva già fissato una tariffa agevolata al 15%, riconoscendo la specificità della situazione. Il giudice ha ritenuto questo accordo un valido indicatore della volontà delle parti e un criterio applicabile anche alla TARI, vista la continuità normativa tra i due tributi.

Il Comune, insoddisfatto, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la motivazione della sentenza fosse solo apparente e che il giudice avrebbe dovuto applicare il criterio legale della distanza dal punto di raccolta più vicino, invece di basarsi su un vecchio accordo.

Principi sulla Riduzione TARI

La Corte di Cassazione, prima di esaminare i motivi specifici del ricorso, ha riepilogato i principi consolidati in materia di riduzione TARI per disservizio, previsti dalla Legge n. 147/2013.

Il Diritto Automatico alla Riduzione

La riduzione tariffaria per mancato o carente svolgimento del servizio è un diritto che spetta ope legis, ovvero per diretta applicazione della legge. Ciò significa che non è necessaria una previsione nel regolamento comunale né una domanda preventiva da parte del contribuente. L’unico onere a carico di quest’ultimo è provare che sussistono le condizioni per l’applicazione dello sconto.

Condizioni per la Riduzione

La riduzione, che può arrivare fino al 40% della tariffa, spetta quando il servizio, sebbene istituito, non viene concretamente svolto in una determinata zona del territorio comunale. Tale zona deve avere un’estensione significativa, tale da configurare un vero e proprio ‘omesso servizio’ e non una mera difficoltà di accesso al punto di raccolta più vicino. Il diritto alla riduzione prescinde da qualsiasi colpa dell’amministrazione comunale, in quanto non ha natura risarcitoria, ma serve a temperare l’imposizione in base ai costi generali del servizio effettivamente reso.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Comune infondato. In primo luogo, ha escluso il vizio di ‘motivazione apparente’, poiché la sentenza impugnata aveva chiaramente esplicitato le sue rationes decidendi: da un lato la prova documentale del disservizio, dall’altro l’esistenza di un accordo conciliativo che quantificava la riduzione.

Nel merito, la Cassazione ha ritenuto che il giudice di secondo grado non avesse violato la legge. Conformandosi ai principi generali, ha riconosciuto il diritto alla riduzione e, per determinarne la misura, ha fatto legittimamente ricorso a un criterio – quello dell’accordo del 2010 – che le stesse parti avevano in passato individuato. La Corte ha sottolineato la continuità normativa e regolativa tra la TARSU e la TARI, giustificando l’utilizzo di un criterio nato sotto la vigenza del precedente tributo.

Il motivo di ricorso del Comune, pur denunciando un error iuris, mirava in realtà a contestare la valutazione dei fatti e delle prove (quaestio facti), ovvero l’adeguatezza del criterio scelto dal giudice del gravame. Un simile riesame non è consentito in sede di legittimità, dove la Corte può sindacare solo la violazione di legge e non la ricostruzione dei fatti operata nei gradi di merito.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. Conferma che il contribuente ha diritto a una sostanziosa riduzione TARI se il servizio di raccolta non viene effettuato in una zona estesa, anche se privata ma ad uso pubblico come un interporto. L’onere della prova del disservizio ricade sul contribuente. L’aspetto più rilevante è però la flessibilità nella determinazione della misura dello sconto. Se la legge indica come criterio generale la distanza dal punto di raccolta, i giudici possono legittimamente utilizzare altri parametri, come un precedente accordo tra le parti, se questo appare logico e fondato sulle specificità del caso. Questa decisione rafforza la posizione dei contribuenti che subiscono disservizi, aprendo a una valutazione più concreta e meno formalistica della quantificazione del tributo dovuto.

Quando si ha diritto alla riduzione della TARI per mancato servizio?
Si ha diritto alla riduzione quando il servizio di raccolta rifiuti, pur essendo istituito nel perimetro comunale, non viene concretamente svolto in una determinata zona del territorio. Tale zona deve avere un’estensione significativa, tale da configurare un vero e proprio omesso servizio e non una semplice difficoltà di accesso a un punto di raccolta.

Come viene calcolata la percentuale di riduzione della TARI?
La legge prevede una riduzione massima del 40% della tariffa. La percentuale deve essere graduata tenendo conto della distanza dei luoghi di produzione dei rifiuti dal punto di raccolta più vicino. Tuttavia, come chiarito dalla sentenza, il giudice può utilizzare anche altri criteri logici, come un precedente accordo tra le parti, per commisurare la riduzione.

È possibile utilizzare un vecchio accordo transattivo, stipulato per un tributo precedente come la TARSU, per calcolare la riduzione TARI?
Sì, la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo che il giudice di merito abbia utilizzato un criterio di commisurazione (in questo caso una percentuale di riduzione del tributo) definito in un precedente accordo transattivo relativo alla TARSU. Ciò è stato giustificato dalla continuità normativa e regolativa esistente tra i due tributi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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