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Riduzione IMU inagibilità: no se causata dal proprietario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16222/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla riduzione IMU per inagibilità. Il beneficio fiscale del 50% non è applicabile se lo stato di inagibilità o inutilizzabilità dell’immobile è stato causato da una condotta illecita o colposa del proprietario stesso. La Corte ha accolto il ricorso di una società di riscossione, cassando la sentenza di secondo grado che aveva concesso l’agevolazione a un contribuente il cui immobile era diventato inutilizzabile a seguito di opere abusive. La decisione sottolinea che la norma agevolativa non può premiare comportamenti contrari alla legge.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione IMU per inagibilità: non spetta se causata dal contribuente

La riduzione IMU per inagibilità è un’agevolazione fiscale importante per i proprietari di immobili in stato di degrado. Tuttavia, non è un diritto automatico. Con l’ordinanza n. 16222 dell’11 giugno 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito che il beneficio non si applica se la condizione di inagibilità è una conseguenza diretta di condotte illecite o colpose del proprietario stesso. Questa decisione stabilisce un confine netto tra il degrado oggettivo e quello auto-procurato.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dal ricorso di una società incaricata della riscossione dei tributi per un Comune, contro la decisione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Quest’ultima aveva concesso a un contribuente la riduzione del 50% della base imponibile IMU per l’anno 2014, relativa a due immobili dichiarati inagibili.

Il problema di fondo era che lo stato di inagibilità non derivava da un naturale deperimento o da fatiscenza strutturale, bensì da opere abusive realizzate sull’immobile. Tali opere avevano portato all’emissione di un’ordinanza comunale che di fatto rendeva gli edifici inutilizzabili. La Corte di secondo grado aveva ritenuto che il semplice stato di inutilizzabilità fosse sufficiente per concedere l’agevolazione, a prescindere dalla causa. La società di riscossione ha quindi impugnato tale sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società di riscossione, cassando con rinvio la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno stabilito che l’interpretazione fornita dalla corte territoriale era errata, poiché non teneva conto della finalità della norma agevolativa. Non esiste, secondo la Cassazione, un automatismo tra lo stato di ‘inagibilità’ e il diritto all’agevolazione fiscale.

Le Motivazioni: Analisi della riduzione IMU per inagibilità

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’interpretazione della ratio legis (la finalità della legge) che sta dietro alla riduzione IMU per inagibilità. Il beneficio è stato introdotto per alleviare il carico fiscale su proprietari di immobili che non possono trarre alcuna utilità economica dal loro bene a causa di un degrado fisico oggettivo e sopravvenuto.

La Corte chiarisce che tale degrado deve essere riconducibile a fenomeni come:
* Obsolescenza o cattiva manutenzione: cedimenti, crepe, pericoli di crollo.
* Carenze strutturali o impiantistiche: assenza di impianti essenziali che ne compromettono la funzionalità.

Queste condizioni devono essere tali da non poter essere risolte con una semplice manutenzione ordinaria, ma richiederebbero interventi di restauro o ristrutturazione edilizia. La norma, essendo un’agevolazione fiscale, è di stretta interpretazione e non può essere estesa per analogia a casi non espressamente previsti.

Di conseguenza, la Corte esclude dall’ambito di applicazione tutte quelle situazioni in cui l’inagibilità è il risultato di una condotta contra legem del proprietario. Permettere al contribuente di beneficiare di una riduzione fiscale per una condizione che lui stesso ha illecitamente creato sarebbe contrario ai principi dell’ordinamento giuridico. La norma non può giustificare né premiare chi viola le disposizioni edilizie e urbanistiche.

L’inutilizzabilità che deriva da un provvedimento sanzionatorio del Comune, come un’ordinanza di divieto d’uso a seguito di abusi edilizi, non rientra quindi nella casistica che dà diritto allo sconto IMU.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Contribuenti

La pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per i contribuenti. Il messaggio è chiaro: la riduzione IMU per inagibilità non è una scappatoia per chi causa l’inutilizzabilità del proprio immobile con azioni illegali. Per poter legittimamente richiedere la riduzione del 50%, il proprietario deve dimostrare che lo stato dell’immobile è dovuto a un degrado oggettivo, strutturale e funzionale, non riconducibile a propria colpa o dolo.

I proprietari di immobili devono quindi essere consapevoli che qualsiasi azione che comprometta la conformità edilizia e urbanistica del bene, rendendolo di fatto inutilizzabile, non solo li espone a sanzioni amministrative, ma preclude anche l’accesso a benefici fiscali come la riduzione dell’IMU.

La riduzione IMU del 50% per un immobile inagibile è sempre automatica?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non esiste alcun automatismo. Il diritto alla riduzione deve essere valutato caso per caso, verificando che l’inagibilità derivi da un degrado fisico oggettivo e non da condotte del proprietario.

Se un immobile diventa inagibile a causa di lavori abusivi, spetta la riduzione IMU?
No. Secondo la sentenza, se l’inagibilità è la conseguenza di condotte contra legem del contribuente, come la realizzazione di opere abusive che hanno portato a un divieto di utilizzo da parte del Comune, il beneficio fiscale non si applica.

Qual è la finalità della norma sulla riduzione IMU per inagibilità?
La finalità è quella di agevolare i proprietari di immobili che sono oggettivamente inutilizzabili a causa di obsolescenza, degrado strutturale o carenze impiantistiche. La norma non intende premiare chi ha determinato o concorso a creare tale stato con la propria condotta illecita o negligente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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