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Riduzione IMU immobili inagibili: serve la prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società che chiedeva la riduzione IMU per immobili inagibili. La Corte ha stabilito che non basta una generica comunicazione al Comune, ma è onere del contribuente fornire prova concreta e specifica dello stato di inagibilità e di effettivo inutilizzabilità del fabbricato per l’intero periodo d’imposta. La richiesta è stata considerata un tentativo di riesaminare i fatti, non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione IMU per Immobili Inagibili: La Cassazione Chiarisce l’Onere della Prova

Ottenere la riduzione IMU per immobili inagibili è un diritto del contribuente, ma è subordinato a condizioni precise. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: spetta al proprietario dimostrare in modo inequivocabile non solo lo stato di degrado, ma anche il completo e protratto inutilizzabilità del bene. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Sconto Fiscale

Una società proprietaria di alcuni immobili industriali riceveva un avviso di accertamento per l’IMU relativa all’anno 2012. La società impugnava l’atto, sostenendo di avere diritto alla riduzione del 50% dell’imposta, come previsto dalla legge per i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati. A suo dire, lo stato di abbandono e degrado degli immobili era ben noto al Comune, anche per via di precedenti comunicazioni relative alla tassa sui rifiuti (TARSU).

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

La Commissione Tributaria Regionale (CTR), riformando la decisione di primo grado, dava torto alla società. Secondo i giudici d’appello, la società non aveva fornito prove sufficienti a dimostrare la sussistenza dei requisiti per l’agevolazione. In particolare, la CTR evidenziava che una semplice comunicazione per fini TARSU non equivale a una formale dichiarazione di inagibilità ai fini IMU. Inoltre, emergeva che parti degli immobili erano state di fatto utilizzate, come dimostrato dall’attivazione di utenze e da successivi frazionamenti catastali, circostanze che contraddicevano la tesi del totale abbandono.

L’Analisi della Cassazione sulla Riduzione IMU per Immobili Inagibili

La società ricorreva in Cassazione, lamentando diversi errori da parte della CTR, tra cui la violazione di legge e l’omesso esame di fatti decisivi, come lo stato di scoperchiamento di un capannone. La Corte Suprema ha, tuttavia, rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione della normativa.

La Prova dell’Inagibilità: un Onere Rigoroso del Contribuente

Il punto centrale della decisione è l’onere della prova. La Cassazione ha sottolineato che la motivazione della CTR non si fondava solo sulla mancanza di una dichiarazione formale, ma su una valutazione complessiva dei fatti. La Corte ha definito il ricorso come un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento di fatto operato dai giudici di merito, operazione non consentita in sede di legittimità. Per ottenere il beneficio fiscale, non è sufficiente una mera inutilizzabilità, ma è necessaria una condizione specifica di degrado strutturale, tale da rendere l’immobile inagibile. Il contribuente deve provare questa condizione in modo puntuale, e nel caso specifico, le prove addotte (come una perizia di parte non coeva) sono state ritenute insufficienti e contraddittorie rispetto ad altri elementi (uso parziale, frazionamenti).

L’Irrilevanza della Buona Fede per Evitare le Sanzioni

La società lamentava anche che la CTR avesse omesso di pronunciarsi sulla richiesta di disapplicazione delle sanzioni per assenza di colpa (buona fede). La Cassazione, pur riconoscendo l’omissione, ha deciso la questione nel merito, rigettando la tesi del contribuente. I giudici hanno spiegato che per invocare la buona fede non basta affermarla, ma occorre dimostrare la sussistenza di ragioni oggettive di incertezza normativa o fornire elementi specifici che giustifichino l’errore. Nel caso di specie, la società non ha fornito alcuna prova in tal senso, rendendo legittima l’applicazione delle sanzioni.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un duplice fondamento. In primo luogo, ha ribadito la distinzione tra il giudizio di merito, in cui si valutano le prove e si ricostruiscono i fatti, e il giudizio di legittimità, che si limita a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto. Il ricorso della società mirava a una nuova valutazione delle prove, cosa preclusa in Cassazione. In secondo luogo, sul piano sostanziale, la Corte ha confermato che l’onere di provare i presupposti per un’agevolazione fiscale, come la riduzione IMU per immobili inagibili, grava interamente sul contribuente. La prova deve essere rigorosa, specifica e non contraddittoria. La mancanza di tale prova rende la pretesa infondata, così come l’appello alla buona fede per evitare le sanzioni, se non supportato da elementi concreti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per i proprietari di immobili. Per beneficiare della riduzione IMU, è indispensabile non solo che l’immobile sia effettivamente inagibile e inutilizzato, ma anche che tale condizione sia formalmente dichiarata e provata con documentazione adeguata e tempestiva. Affidarsi a comunicazioni generiche o a una presunta conoscenza dei fatti da parte dell’ente impositore è una strategia rischiosa che, come dimostra questo caso, non trova tutela in sede giudiziaria.

È sufficiente che il Comune sia a conoscenza dello stato di abbandono di un immobile per ottenere la riduzione IMU?
No. Secondo la Corte, la mera conoscenza da parte del Comune dello stato dei luoghi, ad esempio tramite comunicazioni per altre imposte come la tassa sui rifiuti, non è sufficiente. È necessario che il contribuente fornisca una prova specifica e formale dello stato di inagibilità e di effettivo inutilizzo ai fini IMU.

Quale tipo di prova deve fornire il contribuente per dimostrare l’inagibilità?
Il contribuente deve dimostrare una condizione di degrado fisico così grave da non essere superabile con interventi di manutenzione ordinaria. La prova deve essere puntuale e concreta, ad esempio tramite una perizia tecnica asseverata che attesti lo stato dell’immobile nel periodo d’imposta di riferimento. L’inutilizzabilità, inoltre, deve essere totale e non solo parziale.

Si possono evitare le sanzioni se si è in buona fede?
No, non automaticamente. La Corte ha chiarito che per ottenere la disapplicazione delle sanzioni, il contribuente deve provare l’esistenza di obiettive condizioni di incertezza normativa o dimostrare specificamente le ragioni che integrano la buona fede. La semplice convinzione di avere diritto a un’agevolazione non è sufficiente a escludere la colpa e, di conseguenza, le sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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