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Riduzione IMU immobile inagibile: quando si perde?

Una società immobiliare perde la causa per la riduzione IMU su un immobile inagibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che la stipula di contratti di locazione sull’immobile costituisce una presunzione forte della sua agibilità, invertendo l’onere della prova a carico del contribuente, che deve dimostrare il perdurare dello stato di inagibilità. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando l’avviso di accertamento del Comune.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione IMU immobile inagibile: la locazione fa perdere il beneficio

La questione della riduzione IMU per immobile inagibile è un tema di grande interesse per i proprietari di immobili. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su quando questo beneficio fiscale può essere revocato, focalizzandosi in particolare sul ruolo della stipula di contratti di locazione. Vediamo nel dettaglio i fatti del caso e i principi di diritto affermati dai giudici.

I fatti di causa: dalla richiesta di agevolazione all’accertamento del Comune

Una società immobiliare impugnava un avviso di accertamento IMU per l’annualità 2016, con cui il Comune richiedeva il pagamento dell’imposta per intero, revocando la riduzione del 50% precedentemente concessa per inagibilità di un fabbricato. Il Comune sosteneva che la condizione di inagibilità fosse venuta meno, dato che la società aveva eseguito opere di divisione e cambio di destinazione d’uso e, soprattutto, aveva stipulato contratti di locazione per alcune unità immobiliari.
Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale davano ragione all’ente locale, ritenendo che la locazione dell’immobile fosse una prova sufficiente del superamento dello stato di inagibilità. La società, tuttavia, ricorreva in Cassazione, sostenendo che l’onere di provare la cessata inagibilità spettasse al Comune.

Il diritto alla riduzione IMU per immobile inagibile e l’onere della prova

Il punto centrale della controversia riguarda la ripartizione dell’onere della prova. Secondo la società ricorrente, una volta accertata l’inagibilità, spetta all’Amministrazione comunale dimostrare che tale condizione è cessata. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa tesi, chiarendo alcuni aspetti fondamentali.

La presunzione di agibilità in caso di locazione

I giudici hanno stabilito che l’inagibilità di un immobile è un “elemento variabile”, che può modificarsi nel tempo, ad esempio a seguito di lavori di ristrutturazione. La stipula di un contratto di locazione costituisce una prova presuntiva forte del fatto che l’immobile sia agibile e utilizzabile. Si applica una regola di esperienza: nessuno prenderebbe in locazione un immobile inagibile.
Di conseguenza, di fronte a un contratto di locazione, l’onere della prova si inverte: spetta al contribuente dimostrare che, nonostante la locazione, l’immobile versava ancora in uno stato di inagibilità. Ad esempio, avrebbe potuto provare che il contratto addossava agli inquilini l’obbligo di eseguire lavori di messa in sicurezza a fronte di un canone ridotto.

L’irrilevanza del giudicato esterno per annualità diverse

La ricorrente aveva anche sollevato un’eccezione di giudicato esterno, basata su una precedente sentenza favorevole. La Corte ha respinto anche questa argomentazione, ribadendo che, trattandosi di imposte periodiche, il giudicato copre solo gli elementi stabili e permanenti della fattispecie. Lo stato di inagibilità, essendo per sua natura mutevole, non rientra in questa categoria. Pertanto, una decisione favorevole per un’annualità non vincola l’accertamento per gli anni successivi, se le circostanze di fatto sono cambiate.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso. In primo luogo, ha chiarito che nel processo tributario, sebbene l’amministrazione debba provare la fondatezza della propria pretesa, il contribuente che chiede un’agevolazione ha l’onere di dimostrare la sussistenza dei relativi presupposti. Nel caso specifico, una volta che il Comune ha fornito elementi (i contratti di locazione) che facevano ragionevolmente presumere il ripristino dell’agibilità, era onere della società contribuente fornire la prova contraria del perdurare dello stato di degrado.

La Cassazione ha sottolineato come la concessione in locazione di un bene rappresenti la sua massima forma di “utilizzazione” economica e giuridica. È logicamente incongruente sostenere che un bene sia contemporaneamente “inutilizzabile” per motivi fisici e, al tempo stesso, utilizzato attraverso la locazione. La stipula di tali contratti, pertanto, è stata considerata un fatto noto dal quale desumere, in via presuntiva, il venir meno della condizione di inagibilità che giustificava il beneficio fiscale.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per i proprietari

Questa ordinanza offre importanti indicazioni pratiche per i proprietari di immobili che beneficiano della riduzione IMU per inagibilità. La stipula di un contratto di locazione, anche solo per una parte dell’immobile, è un campanello d’allarme che può portare alla revoca dell’agevolazione. Il proprietario deve essere consapevole che tale atto crea una forte presunzione di agibilità. Per mantenere il beneficio, dovrebbe essere in grado di dimostrare in modo inequivocabile che lo stato di inagibilità persiste e che eventuali accordi contrattuali non contraddicono tale stato. La semplice dichiarazione non è sufficiente se smentita da fatti concludenti come la messa a reddito dell’immobile.

Chi deve provare che un immobile è ancora inagibile per avere diritto alla riduzione IMU?
Inizialmente, il contribuente deve provare lo stato di inagibilità per ottenere l’agevolazione. Se successivamente il Comune contesta la permanenza di tale stato adducendo prove contrarie (come un contratto di locazione), l’onere di dimostrare il perdurare dell’inagibilità torna in capo al contribuente.

Stipulare un contratto di locazione su un immobile dichiarato inagibile fa perdere la riduzione IMU?
Sì, di norma fa perdere la riduzione. La Corte di Cassazione ha stabilito che la locazione crea una presunzione forte che l’immobile sia tornato agibile e utilizzabile. Salvo prova contraria molto rigorosa da parte del proprietario, il beneficio fiscale viene meno.

Una sentenza favorevole sulla riduzione IMU per un anno vale automaticamente anche per gli anni successivi?
No. Lo stato di inagibilità è considerato un elemento variabile nel tempo. Pertanto, una sentenza che riconosce la riduzione per una determinata annualità non ha effetto vincolante per gli anni successivi, per i quali l’amministrazione può procedere a un nuovo accertamento se le condizioni dell’immobile sono cambiate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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