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Riduzione IMU immobile inagibile: onere della prova

Una società immobiliare si oppone a un avviso di accertamento IMU, sostenendo di avere diritto alla riduzione del 50% per un immobile inagibile. Il Comune revoca il beneficio, portando come prova la stipula di contratti di locazione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, rigetta il ricorso della società, stabilendo che la locazione crea una presunzione di agibilità. Spetta quindi al contribuente, che chiede la riduzione IMU immobile inagibile, fornire la prova contraria, dimostrando che lo stato di inagibilità persisteva nonostante i contratti.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione IMU immobile inagibile: chi deve provare cosa?

La questione della riduzione IMU immobile inagibile è un tema di grande interesse per i proprietari di immobili. Ottenere il beneficio della riduzione del 50% dell’imposta è subordinato alla dimostrazione di uno stato di degrado tale da rendere l’immobile inutilizzabile. Ma cosa succede quando il Comune, dopo aver concesso l’agevolazione, la revoca? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla distribuzione dell’onere della prova, chiarendo il peso che assume la stipula di un contratto di locazione.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare aveva impugnato un avviso di liquidazione IMU per l’anno 2014, con cui il Comune richiedeva il pagamento dell’imposta per intero, revocando la riduzione del 50% precedentemente applicata per inagibilità. Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva accolto parzialmente il ricorso della società, sostenendo che il Comune non avesse dimostrato di aver revocato formalmente il beneficio concesso anni prima.

Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in appello, ribaltava la decisione. La CTR riteneva che il Comune avesse adeguatamente motivato la revoca, indicando che l’inagibilità era venuta meno a seguito di lavori di divisione, cambio di destinazione d’uso e, soprattutto, la successiva locazione di alcune unità immobiliari. Secondo la CTR, questi elementi erano sufficienti a far ritenere superato lo stato di inagibilità, spostando sulla società l’onere di provare il contrario. La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La questione della riduzione IMU immobile inagibile e l’onere probatorio

Il fulcro della controversia verte sull’interpretazione dell’art. 2697 del codice civile, che disciplina l’onere della prova. La società ricorrente sosteneva che spettasse al Comune, in qualità di ente impositore, dimostrare con prove concrete la cessazione dello stato di inagibilità, ad esempio provando l’effettiva esecuzione di lavori di messa in sicurezza.

Al contrario, il Comune e, successivamente, la CTR hanno basato il loro ragionamento su elementi presuntivi. L’avvenuta locazione delle unità immobiliari, provata dai contratti regolarmente registrati, è stata considerata un fatto noto dal quale desumere, secondo una regola di comune esperienza, che l’immobile fosse tornato agibile e utilizzabile. Nessuno, infatti, stipulerebbe un contratto di locazione per un bene inagibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione della CTR. Gli Ermellini hanno chiarito un principio fondamentale nella gestione della riduzione IMU immobile inagibile.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha stabilito che, sebbene in generale spetti all’amministrazione finanziaria provare i fatti costitutivi della pretesa tributaria, nel caso specifico il Comune ha assolto al proprio onere. L’ente ha infatti fornito prove sufficienti a creare una presunzione ‘grave, precisa e concordante’ della cessata inagibilità. La stipula di contratti di locazione è stata considerata un elemento probatorio di grande forza.

La Cassazione ha precisato che la dichiarazione iniziale del contribuente di possedere un immobile inagibile non inverte l’onere della prova, gravando l’Amministrazione di una prova negativa (dimostrare l’insussistenza dell’esenzione). Al contrario, spetta sempre al contribuente dimostrare i presupposti per beneficiare dell’agevolazione. Quando il Comune presenta elementi che, logicamente, contraddicono lo stato di inagibilità – come la locazione – la palla passa di nuovo al contribuente.

Sarebbe stato onere della società, secondo la Corte, dimostrare che, nonostante la locazione, l’immobile fosse ancora inagibile. Ad esempio, avrebbe potuto provare, attraverso le clausole contrattuali, che gli obblighi di messa in sicurezza erano a carico dei conduttori in cambio di un canone ridotto. In assenza di tale prova contraria, la presunzione di agibilità derivante dalla locazione rimane valida e sufficiente a giustificare la revoca del beneficio.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per i contribuenti che beneficiano della riduzione IMU immobile inagibile. La stipula di un contratto di locazione su un immobile precedentemente dichiarato inagibile costituisce una prova presuntiva molto forte del ripristino delle condizioni di agibilità. Non è sufficiente continuare a sostenere l’inagibilità in modo generico; è necessario fornire prove concrete e specifiche che possano superare la presunzione creata dal contratto. I proprietari di immobili devono quindi essere consapevoli che la messa a reddito di un bene è un’azione che, agli occhi del fisco, è difficilmente compatibile con uno stato di inutilizzabilità e può portare alla perdita dell’agevolazione fiscale.

Chi deve provare che un immobile è inagibile per ottenere la riduzione IMU?
Inizialmente, l’onere di provare la sussistenza dei requisiti per ottenere la riduzione per inagibilità spetta al contribuente. Se l’ente impositore contesta la persistenza di tale stato fornendo elementi presuntivi contrari (come un contratto di locazione), l’onere di fornire la prova contraria torna in capo al contribuente.

La stipula di un contratto di locazione fa perdere il diritto alla riduzione IMU per inagibilità?
Sì, secondo la Corte la stipula di un contratto di locazione costituisce una presunzione grave, precisa e concordante del fatto che l’immobile sia agibile e utilizzabile. Questo elemento è sufficiente a far ritenere superato lo stato di inagibilità e a far perdere il beneficio, a meno che il contribuente non fornisca una prova contraria stringente.

Cosa deve fare il Comune per revocare la riduzione IMU per un immobile inagibile?
Il Comune non deve necessariamente provare l’esecuzione di lavori di ristrutturazione. È sufficiente che fornisca elementi logici e giuridici che dimostrino il venir meno della condizione di inutilizzabilità del bene, come la prova di un cambio di destinazione d’uso o la stipula di contratti di locazione relativi all’immobile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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