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Ricorso per cassazione: la copia autentica è decisiva

Un’azienda ottiene l’annullamento di un accertamento fiscale. L’Agenzia delle Entrate presenta un ricorso per cassazione, ma la Corte lo dichiara improcedibile. Il motivo? La mancata allegazione della copia autentica della sentenza impugnata, un requisito fondamentale. La decisione sottolinea l’importanza degli adempimenti formali nel processo.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ricorso per cassazione: l’onere di deposito della copia autentica

Nel processo tributario, così come in quello civile, la forma è sostanza. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, dichiarando improcedibile un ricorso per cassazione a causa di una dimenticanza procedurale: il mancato deposito della copia autentica della sentenza impugnata, munita della relata di notifica. Questa decisione evidenzia come anche un ricorso potenzialmente fondato nel merito possa naufragare per il mancato rispetto di un adempimento formale prescritto a pena di inammissibilità.

I fatti di causa

Una società a responsabilità limitata si vedeva notificare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate recuperava maggiori imposte (Ires, Irap e Iva). Secondo l’Ufficio, parte del reddito d’impresa non era stato contabilizzato, in quanto riconducibile a movimentazioni bancarie su conti correnti formalmente intestati a una familiare del legale rappresentante della società.

La società impugnava l’atto, ma il ricorso veniva inizialmente respinto. In secondo grado, tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale accoglieva l’appello della contribuente, annullando la pretesa fiscale. A questo punto, l’Agenzia delle Entrate decideva di presentare ricorso per cassazione contro la sentenza d’appello.

I motivi del ricorso e l’importanza della procedura

L’Agenzia basava il proprio ricorso per cassazione su tre distinti motivi:
1. Apparenza della motivazione: Si lamentava che la sentenza di secondo grado fosse priva di una motivazione effettiva, in violazione degli artt. 36 del D.Lgs. 546/1992 e 132 c.p.c.
2. Violazione delle norme sulle presunzioni: Si contestava alla Commissione Tributaria di non aver correttamente valutato una serie di indizi (come la frequenza e l’importo delle operazioni, lo stretto legame familiare e la disponibilità dei conti) che avrebbero dovuto far presumere la riferibilità delle movimentazioni bancarie all’attività della società.
3. Errata valutazione delle prove: Si criticava la decisione per aver dato valore probatorio a dichiarazioni sostitutive rese da persone fisiche, in presunta violazione delle norme sull’onere della prova.

Nonostante questi argomenti di merito, la Corte di Cassazione non è mai entrata nella loro disamina. L’attenzione si è concentrata su un aspetto puramente procedurale.

La decisione della Corte e il principio di improcedibilità

La Corte ha dichiarato il ricorso improcedibile. La ragione risiede nella violazione dell’art. 369, comma 2, del codice di procedura civile. Questa norma impone al ricorrente di depositare, a pena di improcedibilità, unitamente al ricorso, una copia autentica della sentenza impugnata completa della relazione di notificazione, qualora questa sia avvenuta.

Nel caso di specie, l’Agenzia delle Entrate aveva dato atto nel proprio ricorso che la sentenza era stata notificata in una data specifica, ma non aveva poi depositato la copia autentica del provvedimento con la relativa relata di notifica. Questo adempimento, sottolinea la Corte, non è una mera formalità, ma un onere preciso previsto dalla legge.

Le motivazioni

La ratio di questa norma è chiara e rigorosa. Il deposito della sentenza notificata consente alla Corte di Cassazione di verificare d’ufficio e immediatamente un presupposto fondamentale del giudizio: la tempestività dell’impugnazione. Senza questo documento, il giudice non può accertare se il ricorso sia stato proposto entro i termini di legge. L’omissione di questo deposito, pertanto, ostacola l’ordinato avvio del processo e viene sanzionata con la più grave delle conseguenze procedurali, l’improcedibilità. La Corte ha inoltre specificato che a tale mancanza non aveva sopperito nemmeno la parte controricorrente, confermando la rigidità di tale onere a carico del ricorrente.

Conclusioni

La sentenza in commento è un monito per tutti gli operatori del diritto. Dimostra in modo inequivocabile che nel giudizio di legittimità, la massima attenzione deve essere posta non solo alla sostanza delle argomentazioni giuridiche, ma anche al meticoloso rispetto delle regole procedurali. Un errore, una dimenticanza o una leggerezza nel compimento degli adempimenti prescritti dalla legge possono vanificare l’intero lavoro difensivo, precludendo l’esame nel merito del ricorso e determinando l’esito del giudizio a prescindere dalla fondatezza delle ragioni sostanziali.

Perché il ricorso dell’Agenzia delle Entrate è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché l’Agenzia ricorrente ha omesso di depositare, nel termine di legge, la copia autentica della sentenza impugnata munita della relazione di notificazione, come prescritto a pena di improcedibilità dall’art. 369, comma 2, c.p.c.

È un requisito essenziale depositare la copia autentica della sentenza notificata nel ricorso per cassazione?
Sì, è un requisito essenziale. La legge lo prevede a pena di improcedibilità, in quanto tale documento è indispensabile alla Corte per verificare d’ufficio la tempestività dell’impugnazione e garantire l’ordinato svolgimento del processo.

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi di merito del ricorso?
No. La dichiarazione di improcedibilità per un vizio procedurale ha impedito al Collegio di esaminare i tre motivi di merito sollevati dall’Agenzia delle Entrate, quali l’apparenza della motivazione e la violazione delle norme su presunzioni e prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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