Ricorso Improcedibile per Mancato Deposito: Analisi di una Recente Ordinanza
Nel processo civile e tributario, il rispetto delle forme e dei termini procedurali non è un mero formalismo, ma un requisito fondamentale per la valida instaurazione del giudizio. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 8609/2024, ribadisce con chiarezza le gravi conseguenze derivanti da una dimenticanza cruciale: il deposito del ricorso presso la cancelleria della Corte. L’esito è un ricorso improcedibile per mancato deposito, una decisione che chiude le porte a qualsiasi discussione nel merito e comporta pesanti sanzioni economiche.
I Fatti di Causa
Una società in liquidazione decideva di impugnare una sentenza emessa dalla Commissione tributaria regionale della Campania, notificando il proprio ricorso per cassazione all’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, la notifica dell’atto alla controparte è solo il primo passo di un percorso ben definito. Il passo successivo, e indispensabile, consiste nel depositare il ricorso stesso, insieme alla prova dell’avvenuta notifica, presso la cancelleria della Corte di Cassazione. Questo adempimento non è mai stato effettuato dalla società ricorrente.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte Suprema, riunita in camera di consiglio, ha preso atto della certificazione della propria cancelleria, la quale attestava che, a distanza di oltre un anno dalla data prevista, il ricorso introduttivo del giudizio non risultava depositato. Di fronte a tale palese violazione procedurale, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso improcedibile, senza nemmeno entrare nel vivo delle questioni sollevate dalla società.
Le Motivazioni: Il Ricorso Improcedibile per Mancato Deposito
La decisione si fonda sull’applicazione diretta e rigorosa dell’articolo 369 del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che il ricorso deve essere depositato nella cancelleria della Corte, a pena di improcedibilità, entro venti giorni dall’ultima notificazione alle parti contro le quali è proposto. Il mancato deposito costituisce un vizio insanabile che impedisce la prosecuzione del giudizio.
La Corte sottolinea come la certificazione della cancelleria faccia piena prova dell’omissione. Non vi è quindi alcun dubbio sulla sorte del ricorso: deve essere ritenuto improcedibile. La notifica all’Agenzia delle Entrate, seppur correttamente eseguita, si rivela un atto del tutto inutile se non seguito dal tempestivo deposito presso l’organo giudicante.
Le Conclusioni: Conseguenze Economiche e Principio di Diritto
Le conseguenze di questa omissione sono duplici e significative. In primo luogo, la società ricorrente è stata condannata alla refusione delle spese legali in favore dell’Agenzia delle Entrate, liquidate in 5.400,00 euro.
In secondo luogo, la Corte ha dato atto della sussistenza dei presupposti per il cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”. Citando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 20621/2023), i giudici hanno confermato che una pronuncia di improcedibilità, come quella in esame, obbliga la parte ricorrente a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello originariamente dovuto. Questa misura ha una chiara finalità sanzionatoria e disincentivante rispetto alla proposizione di ricorsi destinati a un esito negativo per ragioni procedurali. In sostanza, un errore formale si traduce in una condanna economica severa, a monito dell’importanza cruciale del rispetto delle regole processuali.
Cosa significa che un ricorso è “improcedibile”?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte a causa di un vizio procedurale fondamentale. Nel caso specifico, il vizio è consistito nel mancato deposito dell’atto di ricorso presso la cancelleria della Corte di Cassazione entro i termini di legge.
Qual è la conseguenza principale del mancato deposito del ricorso in Cassazione?
La conseguenza diretta è la declaratoria di improcedibilità del ricorso stesso. Questo comporta la chiusura definitiva del giudizio senza che le ragioni dell’appellante vengano valutate, rendendo definitiva la sentenza impugnata.
Oltre a perdere la causa, quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso improcedibile?
Le conseguenze economiche sono due: la condanna alla refusione delle spese legali sostenute dalla controparte (in questo caso, 5.400,00 euro) e l’obbligo di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato per l’iscrizione a ruolo del ricorso, a titolo di sanzione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 8609 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 5 Num. 8609 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 29/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
RAGIONE_SOCIALE, in liquidazione
Tributi-ProcessoRicorso non depositato
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, in persona del Direttore generale pro tempore, ex lege domiciliata in RomaINDIRIZZO INDIRIZZO presso gli uffici dell’Avv ocatura Generale dello Stato che la rappresenta e difende.
-controricorrente-
avverso la sentenza n. 782/2022 della Commissione tributaria regionale della Campania, depositata il 18 gennaio 2022; udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 5 marzo 2024 dal
Consigliere dott.ssa NOME COGNOME.
CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO
Il ricorso può essere definito con declaratoria di improcedibilità ai sensi dell’art.369 cod.proc.civ.
Vi è , in atti, certificazione della cancelleria di questa Corte (effettuato il controllo in data 25/01/2023) secondo cui il ricorso introduttivo di questo giudizio non è stato depositato, tanto meno nei termini di cui all’art. 369 c.p.c., sicch é non vi è dubbio che il ricorso sia da ritenere improcedibile.
La ricorrente va condannata alla refusione RAGIONE_SOCIALE spese in favore dell’RAGIONE_SOCIALE nella misura liquidata in dispositivo .
Trova, inoltre, applicazione il principio statuito dalle Sezioni unite di questa Corte con sentenza n.20621 del 17 luglio 2023: <>.
P.Q.M.
Dichiara il ricorso improcedibile e condanna la ricorrente alla refusione in favore dell’RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE spese liquidate in complessivi euro 5.400,00, oltre spese prenotate a debito.
Ai sensi dell’art.13 comma 1 quater del d.P.R. n.115 del 2002 dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento da parte della ricorrente dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1-bis, dello stesso articolo 13, se dovuto.
Così deciso in Roma, il 5 marzo 2024.