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Ricorso collettivo: quando è ammissibile nel tributario

Due società agricole avevano impugnato alcune cartelle di pagamento emesse da un Consorzio di Bonifica attraverso un unico atto. La Commissione Tributaria Regionale aveva dichiarato il ricorso collettivo inammissibile a causa delle diverse situazioni fattuali. La Corte di Cassazione ha ribaltato tale decisione, stabilendo che il ricorso collettivo è ammissibile quando si fonda su questioni giuridiche identiche, anche in presenza di dettagli fattuali differenti tra i ricorrenti.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ricorso collettivo: quando è ammissibile nel processo tributario

L’ordinanza in commento offre un importante chiarimento sui presupposti di ammissibilità del ricorso collettivo nel processo tributario. Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione ha stabilito che più contribuenti possono agire congiuntamente contro atti impositivi diversi, a condizione che le questioni giuridiche sollevate siano identiche, superando un precedente orientamento più restrittivo. Analizziamo la vicenda e la decisione della Suprema Corte.

I fatti di causa

Due società agricole avevano ricevuto da un Consorzio di Bonifica due distinte cartelle di pagamento relative a contributi consortili per l’anno 2014. Ritenendo illegittime tali pretese, le società decidevano di impugnarle con un unico ricorso cumulativo dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale (CTP).

In primo grado, i giudici accoglievano le ragioni delle contribuenti, ritenendo che l’ente impositore non avesse fornito la prova del beneficio specifico derivante dalle opere di bonifica a favore degli immobili di proprietà delle società.

Successivamente, il Consorzio proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ribaltava la decisione. La CTR, infatti, dichiarava inammissibile l’originario ricorso collettivo, evidenziando la presenza di ‘elementi sintomatici delle rispettive diversità fattuali’, come i differenti indici di beneficio idraulico ed economico che incidevano sull’ammontare dei singoli contributi. Contro questa sentenza, le due società agricole hanno proposto ricorso per cassazione.

Le ragioni del ricorso collettivo in Cassazione

Le società ricorrenti hanno basato il loro ricorso su tre motivi. I primi due, strettamente connessi, denunciavano la violazione delle norme sul processo, in particolare l’art. 103 del codice di procedura civile sul litisconsorzio facoltativo. Sostenevano che la CTR avesse erroneamente dichiarato l’inammissibilità del ricorso congiunto, nonostante la decisione dipendesse dalla soluzione di questioni giuridiche del tutto identiche per entrambe le parti. Il terzo motivo lamentava un vizio di motivazione della sentenza d’appello.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i primi due motivi di ricorso, ritenendoli fondati. I giudici hanno chiarito che, anche nel processo tributario, trova applicazione l’istituto del litisconsorzio facoltativo previsto dall’art. 103 c.p.c. Questo significa che è ammissibile la proposizione di un ricorso collettivo da parte di più soggetti, anche contro atti impositivi distinti, qualora le cause si fondino su questioni identiche.

La Corte ha specificato di aver superato un precedente orientamento più rigoroso, che richiedeva non solo l’identità delle questioni di diritto, ma anche un ‘identico fatto storico’. L’approccio attuale, invece, è più flessibile: l’ammissibilità del cumulo processuale è la regola quando le doglianze dei ricorrenti sono le medesime.

Nel caso di specie, le società agricole avevano contestato le cartelle di pagamento sulla base delle stesse argomentazioni: difetto di motivazione, assenza dei prescritti controlli di legge sul piano di classifica, mancata prova del beneficio e dell’effettivo svolgimento degli interventi di bonifica. L’esistenza di differenze nei dati fattuali, come gli specifici indici di beneficio applicati a ciascun immobile, non è stata ritenuta sufficiente a giustificare una declaratoria di inammissibilità. Secondo la Corte, la specificità delle questioni di fatto non esclude a priori l’ammissibilità del cumulo soggettivo, ma può, al limite, portare a una successiva separazione delle cause, se necessario.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il terzo motivo di ricorso. Ha spiegato che, una volta che un giudice dichiara l’inammissibilità di un’azione per ragioni procedurali, esaurisce la sua potestas iudicandi. Qualsiasi ulteriore considerazione sul merito della controversia contenuta nella sentenza rappresenta una mera argomentazione ipotetica (obiter dictum) e, in quanto tale, non può essere oggetto di impugnazione perché priva di valenza decisoria.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Toscana, in diversa composizione, affinché decida nel merito. Il principio di diritto che emerge da questa ordinanza è di grande importanza pratica: il ricorso collettivo è uno strumento processuale valido ed efficace nel contenzioso tributario quando più contribuenti intendono sollevare le medesime questioni giuridiche contro atti impositivi, anche se diversi. La semplice diversità degli importi o di altri elementi fattuali non costituisce, di per sé, un ostacolo insormontabile all’azione congiunta, favorendo così l’economia processuale e prevenendo il rischio di giudicati contrastanti.

È possibile per più contribuenti presentare un unico ricorso collettivo contro diverse cartelle di pagamento?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è ammissibile presentare un ricorso congiunto da parte di più soggetti contro atti impositivi distinti, a condizione che il ricorso abbia ad oggetto questioni giuridiche identiche dalla cui soluzione dipenda la decisione della causa.

La presenza di differenze fattuali tra le posizioni dei singoli ricorrenti (es. importi diversi) rende automaticamente inammissibile un ricorso collettivo?
No. Secondo la Corte, la specificità delle questioni di fatto sottese alle diverse domande (come, nel caso di specie, i diversi indici di beneficio idraulico ed economico) non esclude di per sé l’ammissibilità del cumulo soggettivo, ma può al massimo portare a una successiva separazione delle cause connesse.

Cosa succede se un giudice, dopo aver dichiarato un ricorso inammissibile per motivi procedurali, si esprime anche sul merito della causa?
Le eventuali considerazioni sul merito della controversia, espresse dopo una declaratoria di inammissibilità in rito, sono considerate argomentazioni ipotetiche e virtuali (obiter dicta). Esse non hanno valore decisorio e, pertanto, non possono essere oggetto di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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