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Riconoscimento del debito e prescrizione fiscale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32030/2024, stabilisce che la domanda di definizione agevolata (‘rottamazione’) costituisce un riconoscimento del debito che interrompe la prescrizione. La richiesta è ritenuta incompatibile con la volontà di eccepire la prescrizione del credito tributario, anche in pendenza di contenzioso.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riconoscimento del Debito: la Rottamazione Interrompe la Prescrizione

La richiesta di definizione agevolata, comunemente nota come “rottamazione delle cartelle”, è una mossa strategica per molti contribuenti. Ma quali sono le sue implicazioni legali sulla prescrizione del debito? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale: presentare tale istanza equivale a un riconoscimento del debito, con l’effetto di interrompere la prescrizione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una società contribuente si opponeva a un avviso di intimazione di pagamento, sostenendo che il credito tributario, relativo a due vecchie cartelle esattoriali, fosse ormai prescritto. I giudici di primo e secondo grado accoglievano la tesi della società, ritenendo che la domanda di definizione agevolata, presentata dalla stessa società nel 2017, non fosse un atto idoneo a interrompere il decorso del tempo.

Secondo la Commissione Tributaria Regionale, tale istanza non manifestava una chiara ricognizione del debito né una rinuncia alla prescrizione, specialmente perché era in corso un contenzioso. L’Agenzia delle Entrate Riscossione, non condividendo questa interpretazione, ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la domanda di rottamazione costituisce un fatto incompatibile con la volontà di avvalersi della prescrizione.

La Rottamazione come Riconoscimento del Debito

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’articolo 2944 del codice civile, che disciplina l’interruzione della prescrizione a seguito del riconoscimento del diritto altrui. La Corte Suprema ha chiarito che il riconoscimento del debito non è un atto negoziale che richiede una specifica intenzione di ammettere il debito, ma un atto giuridico in senso stretto.

È sufficiente che esso contenga, anche implicitamente, la manifestazione della consapevolezza dell’esistenza del debito. Questo riconoscimento può essere anche tacito e concretizzarsi in un comportamento oggettivamente incompatibile con la volontà di negare la pretesa del creditore. La richiesta di rottamazione o di rateizzazione del debito rientra perfettamente in questa categoria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza impugnata. Le motivazioni si basano su un orientamento ormai consolidato. I giudici hanno affermato che la domanda di rateizzazione o definizione agevolata, pur non costituendo acquiescenza (cioè la rinuncia a contestare nel merito la pretesa), integra un riconoscimento del debito che interrompe la prescrizione.

Questo perché non si può logicamente chiedere di pagare a rate o in forma agevolata un debito se non se ne riconosce, almeno implicitamente, l’esistenza. Tale richiesta presuppone la piena conoscenza delle cartelle di pagamento e delle somme dovute, rendendo incompatibile la successiva allegazione di non aver mai ricevuto le notifiche o che il debito sia prescritto. Anche una clausola di “salvezza dei diritti” connessi a un giudizio in corso non è sufficiente a escludere l’effetto interruttivo. La volontà di saldare il debito, seppur con modalità agevolate, prevale e interrompe il decorso del tempo utile per la prescrizione.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio di cruciale importanza pratica per i contribuenti e i loro consulenti. Prima di presentare una domanda di rottamazione o di rateizzazione, è essenziale essere consapevoli delle conseguenze giuridiche. Tale atto, sebbene vantaggioso dal punto di vista finanziario, “resetta” il timer della prescrizione. Di conseguenza, un contribuente che intende far valere la prescrizione di un debito tributario deve astenersi dal compiere atti che possano essere interpretati come un suo riconoscimento. La decisione della Cassazione serve come monito: le strategie di gestione del debito fiscale devono essere attentamente ponderate, bilanciando i benefici immediati con le implicazioni legali a lungo termine.

La richiesta di “rottamazione” delle cartelle esattoriali interrompe la prescrizione?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda di definizione agevolata (rottamazione) costituisce un riconoscimento del debito ai sensi dell’art. 2944 del codice civile. Questo atto è considerato incompatibile con la volontà di avvalersi della prescrizione e, di conseguenza, ne interrompe il decorso.

Presentare istanza di rateizzazione o rottamazione significa rinunciare a contestare il debito nel merito?
No. La Corte chiarisce che la richiesta di rateizzazione o definizione agevolata non costituisce “acquiescenza”, ovvero non comporta una rinuncia definitiva al diritto di contestare la legittimità della pretesa tributaria in sede giudiziaria. Tuttavia, essa produce l’inequivocabile effetto di interrompere la prescrizione.

L’interruzione della prescrizione si verifica anche se nella domanda è presente una clausola di “salvezza dei diritti”?
Sì. Secondo l’orientamento della Corte, anche se la domanda di rateizzazione è corredata da una formula di salvezza dei diritti connessi all’esito di eventuali giudizi in corso, essa configura comunque un riconoscimento del debito sufficiente a interrompere il termine di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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