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Ricavi opere pluriennali: quando diventano imponibili

La Corte di Cassazione ha stabilito che i pagamenti ricevuti da un’impresa per opere pluriennali, basati su stati di avanzamento lavori (S.A.L.), costituiscono ricavi imponibili nell’anno di maturazione e non semplici acconti. Il caso riguardava un imprenditore edile a cui l’Amministrazione Finanziaria aveva contestato la mancata contabilizzazione come ricavi di somme fatturate ‘in acconto’. La Corte ha confermato la pretesa fiscale, chiarendo che l’approvazione del S.A.L. rende il corrispettivo certo e liquido, qualificandolo come ricavo ai sensi dell’art. 109 del TUIR. L’onere di provare che si trattasse di un mero anticipo gravava sul contribuente, che non ha fornito tale prova.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ricavi Opere Pluriennali: La Cassazione Chiarisce il Momento Impositivo

La corretta determinazione del momento in cui i ricavi opere pluriennali diventano fiscalmente rilevanti è una questione cruciale per le imprese, specialmente nel settore delle costruzioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sul principio di competenza, chiarendo la distinzione fondamentale tra acconti e corrispettivi maturati in base allo Stato di Avanzamento Lavori (S.A.L.). Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Un imprenditore individuale, attivo nel settore edile, ha ricevuto un avviso di accertamento dall’Amministrazione Finanziaria per l’anno d’imposta 2008. L’Ufficio contestava maggiori ricavi per 135.000 euro, corrispondenti all’importo di alcune fatture emesse a titolo di ‘acconto’.

Secondo l’Amministrazione, i contratti di subappalto dell’impresa prevedevano pagamenti basati su stati di avanzamento mensili. Questi pagamenti, data la loro certezza e liquidità, dovevano essere considerati ricavi dell’esercizio 2008 e non semplici anticipi. Poiché l’imprenditore non aveva fornito la documentazione relativa ai S.A.L. per dimostrare lo stato effettivo dei cantieri, l’Ufficio aveva imputato l’intero ammontare delle fatture in acconto a ricavo.

Il Percorso Giudiziario e i motivi del ricorso

Il caso ha attraversato due gradi di giudizio prima di giungere in Cassazione:

1. Commissione Tributaria Provinciale: In primo grado, i giudici hanno accolto il ricorso del contribuente, ritenendo che l’Ufficio non avesse provato che le somme ricevute fossero effettivamente ricavi già contabilizzati.
2. Commissione Tributaria Regionale: In appello, la situazione si è ribaltata. La CTR, in assenza (contumacia) del contribuente, ha dato ragione all’Amministrazione Finanziaria. Ha affermato che, a fronte di una previsione contrattuale di pagamenti basati su S.A.L., era onere del contribuente dimostrare che le somme incassate fossero meri anticipi e non corrispettivi per lavori eseguiti. La dicitura ‘in acconto’ sulla fattura non era di per sé sufficiente a escluderne la natura di ricavo.

Il contribuente ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando principalmente vizi di motivazione, errori procedurali e, nel merito, una violazione delle norme sull’imputazione a competenza dei ricavi da opere pluriennali (art. 109 del T.U.I.R.).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sui ricavi opere pluriennali

La Corte Suprema ha respinto il ricorso del contribuente, confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale. Le motivazioni sono articolate e toccano sia aspetti procedurali che di merito.

Profili Procedurali

Innanzitutto, la Corte ha rigettato i motivi relativi a presunti vizi di motivazione e violazioni procedurali. Ha chiarito che, essendo il contribuente rimasto contumace (assente) nel giudizio d’appello, si presume che abbia rinunciato a tutte le domande ed eccezioni non riproposte in quella sede. Di conseguenza, la CTR non era tenuta a esaminare questioni sollevate solo in primo grado.

Il Principio di Competenza per i ricavi opere pluriennali

Il cuore della decisione riguarda l’applicazione dell’art. 109, comma 2, lett. b), del T.U.I.R., che disciplina la competenza fiscale per le prestazioni di servizi. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato:

* Natura della Prestazione: Gli appalti di opere, anche pluriennali, sono considerati prestazioni di servizi.
* Momento Impositivo: I corrispettivi si considerano conseguiti fiscalmente alla data in cui la prestazione è ‘ultimata’.
* Opere per Partite (S.A.L.): In caso di opere eseguite ‘per partite’, come quelle regolate da stati di avanzamento lavori, l’ultimazione della singola partita coincide con l’accettazione, senza riserve, del relativo S.A.L. da parte del committente.

L’accettazione del S.A.L. fa sorgere in capo all’appaltatore un credito certo, liquido ed esigibile. Quel momento segna la trasformazione di un’attività in corso (che sarebbe classificata come ‘rimanenza’) in un ricavo definitivo e maturato. Pertanto, il corrispettivo liquidato in base a un S.A.L. approvato non è un acconto o un anticipo, ma un vero e proprio ricavo che deve essere tassato nell’esercizio di competenza.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che la CTR ha correttamente applicato le regole fiscali. Le somme derivanti da S.A.L. approvati dal committente costituiscono corrispettivi maturati e, quindi, ricavi. Sono invece ‘rimanenze’ solo quelle parti di lavoro già eseguite ma non ancora liquidate tramite un S.A.L. approvato.

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale per le imprese che operano su commesse a lungo termine: la gestione documentale degli stati di avanzamento lavori è essenziale. La semplice dicitura ‘acconto’ in fattura non è sufficiente a posticipare la tassazione se, nella sostanza, il pagamento remunera una porzione di lavoro definita e accettata dal cliente. Spetta al contribuente, in caso di contestazione, l’onere di provare che le somme incassate non si riferiscono a lavori ultimati e accettati, ma costituiscono meri anticipi finanziari.

Quando un pagamento ‘in acconto’ per un’opera pluriennale diventa un ricavo tassabile?
Diventa un ricavo tassabile nel momento in cui si riferisce a una porzione di lavoro definita e accettata dal committente, tipicamente attraverso l’approvazione di uno Stato di Avanzamento Lavori (S.A.L.). A quel punto, il credito è considerato certo e maturato, indipendentemente dalla dicitura in fattura.

Qual è la differenza fiscale tra ‘ricavo’ e ‘rimanenza’ in un appalto a lungo termine?
Il ‘ricavo’ è il corrispettivo per una parte di opera già ultimata e accettata dal committente (es. tramite S.A.L. approvato) e va tassato nell’esercizio di competenza. La ‘rimanenza’ è la valorizzazione della parte di opera già eseguita ma non ancora definitivamente liquidata e accettata, e non costituisce ancora reddito imponibile.

Cosa succede se la parte che ha vinto in primo grado non si presenta al processo d’appello (rimane contumace)?
La mancata costituzione nel giudizio d’appello comporta una presunzione di rinuncia a tutte le domande ed eccezioni che non sono state accolte in primo grado o che erano state assorbite dalla decisione favorevole. La parte appellata contumace non può beneficiare di una posizione più favorevole rispetto a chi si costituisce e si difende attivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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