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Ricavi extra budget: quando tassarli? La Cassazione

Una società sanitaria contestava un avviso di accertamento che tassava i ricavi per prestazioni “extra budget” nell’anno in cui erano state fornite. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo un principio fondamentale sui ricavi extra budget. Ha chiarito che tali ricavi non sono imponibili finché l’ente sanitario pubblico non ne riconosce formalmente il diritto al pagamento, poiché solo in quel momento diventano “certi e determinabili” secondo il principio di competenza fiscale. La Corte ha invece respinto le contestazioni dell’Agenzia delle Entrate su altre questioni, come la deducibilità di alcuni costi.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ricavi extra budget: la Cassazione stabilisce il corretto momento impositivo

La gestione dei ricavi extra budget rappresenta una sfida contabile e fiscale significativa per le strutture sanitarie convenzionate. Questi ricavi, derivanti da prestazioni erogate oltre il tetto di spesa concordato con il Servizio Sanitario Nazionale, pongono un interrogativo cruciale: in quale periodo d’imposta devono essere tassati? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, riaffermando che la tassazione deve avvenire solo quando il credito diventa certo e determinato, e non nell’anno in cui la prestazione è stata eseguita.

I fatti del caso: la controversia sui ricavi della struttura sanitaria

Una società che gestisce una casa di cura ha ricevuto un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate relativo all’anno fiscale 2010. L’amministrazione finanziaria contestava principalmente due aspetti: l’omessa contabilizzazione di ricavi per oltre un milione di euro, derivanti da prestazioni sanitarie rese oltre il budget annuale (i cosiddetti ricavi extra budget), e la deduzione di alcuni costi ritenuti illegittimi.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione all’Agenzia delle Entrate sulla questione dei ricavi, sostenendo che questi dovessero essere imputati all’esercizio 2010, in quanto “certi e determinabili” già in quel periodo. Insoddisfatta della decisione, la società ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’errata applicazione del principio di competenza fiscale sancito dall’art. 109 del TUIR.

La decisione della Corte sul trattamento dei ricavi extra budget

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso principale della società, ribaltando la sentenza della CTR. I giudici supremi hanno stabilito che i ricavi extra budget non possono essere considerati certi e determinabili fino a quando non interviene un formale atto di riconoscimento da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP).

Il principio di competenza fiscale e le sue deroghe

L’articolo 109 del TUIR stabilisce il principio generale di competenza, secondo cui i ricavi concorrono a formare il reddito nell’esercizio in cui sorgono. Tuttavia, lo stesso articolo prevede una deroga fondamentale: se nell’esercizio di competenza l’esistenza del ricavo non è ancora certa o il suo ammontare non è oggettivamente determinabile, la sua tassazione è rinviata all’esercizio in cui tali condizioni si verificano.

Nel caso delle prestazioni sanitarie, la convenzione annuale con l’ASP costituisce il titolo giuridico che rende certo il diritto a ricevere il corrispettivo solo per le prestazioni rese entro i limiti del budget. Per le prestazioni eccedenti, invece, manca questa certezza. Il diritto al compenso sorge solo a seguito di un eventuale provvedimento successivo dell’ASP, che, dopo le necessarie verifiche, riconosca tali prestazioni aggiuntive.

La posizione sulle altre contestazioni

La Corte ha anche esaminato il ricorso incidentale dell’Agenzia delle Entrate, che contestava la decisione dei giudici di merito di ammettere la deducibilità di alcuni costi documentati solo in sede processuale. La Cassazione ha respinto le argomentazioni dell’Agenzia, chiarendo che, in caso di ispezione presso la sede del contribuente, la mancata esibizione di documenti non ne comporta l’inutilizzabilità automatica nel successivo giudizio. Spetta all’ufficio fiscale dimostrare che vi è stato un rifiuto intenzionale e doloso di fornire la documentazione, volto a sottrarla al controllo.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa del concetto di “certezza” del credito ai fini fiscali. Per i giudici, la semplice erogazione di una prestazione extra budget non è sufficiente a generare un ricavo fiscalmente rilevante. La convenzione tra la struttura sanitaria e l’ente pubblico può prevedere la possibilità di remunerare prestazioni aggiuntive, ma subordina tale possibilità a condizioni future e incerte. Di conseguenza, la fonte del diritto al compenso non è la convenzione stessa, ma il successivo e non scontato atto di riconoscimento da parte dell’ente pubblico. Fino a quel momento, il ricavo manca del requisito della certezza giuridica e, pertanto, non può essere tassato secondo il principio di competenza.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica per tutte le strutture sanitarie che operano in regime di convenzione. Viene stabilito con chiarezza che i ricavi extra budget devono essere imputati al periodo d’imposta in cui l’ente pubblico ne riconosce formalmente l’esistenza e la debenza, e non a quello in cui le prestazioni sono state materialmente eseguite. Questa decisione offre maggiore certezza agli operatori del settore, allineando il momento impositivo a quello in cui il credito diventa effettivamente esigibile, evitando così l’imposizione su ricavi meramente potenziali e non ancora giuridicamente consolidati.

Quando devono essere tassati i ricavi per prestazioni sanitarie “extra budget”?
I ricavi derivanti da prestazioni sanitarie rese oltre il budget concordato devono essere tassati non nell’esercizio in cui la prestazione è stata fornita, ma nell’esercizio fiscale in cui il diritto a ricevere il compenso diventa certo e determinabile. Questo momento coincide, di norma, con il formale provvedimento di riconoscimento da parte dell’ente sanitario pubblico competente.

Un contribuente può utilizzare in un processo tributario documenti non esibiti durante un’ispezione fiscale?
Sì, è possibile. Secondo la Corte, se la richiesta di documenti avviene durante un accesso o un’ispezione presso la sede del contribuente, la loro successiva produzione in giudizio è ammessa. La loro inutilizzabilità scatta solo se l’Amministrazione Finanziaria riesce a provare che la mancata esibizione iniziale è stata un deliberato tentativo di occultare o sottrarre i documenti al controllo.

Cosa significa che un ricavo è “certo e determinabile” ai fini fiscali?
Un ricavo è considerato “certo” quando esiste un titolo giuridico (come un contratto o un provvedimento) che fa sorgere in modo inequivocabile il diritto a pretenderne il pagamento. È “determinabile” quando il suo ammontare può essere quantificato in modo oggettivo sulla base di elementi e documenti esistenti alla chiusura dell’esercizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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